Pagine

martedì 1 maggio 2018

“I BITCOIN SONO UNA TRUFFA” – L'OPINIONE SENZA APPELLO DELL'ESPERTO DI FINANZA VIRTUALE BILL HARRIS, GIÀ AMMINISTRATORE DELEGATO DI PAYPAL: “SONO STANCO DI DIRE ‘STATE ATTENTI’”, I REGOLATORI DEVONO INIZIARE A PROTEGGERE GLI INVESTITORI NON INFORMATI, CHE SUBISCONO LA TRUFFA ''PUMP AND DUMP'', GONFIA E SCARICA – LE CRIPTOVALUTE SERVONO SOLO PER LE ATTIVITÀ CRIMINALI, ECCO PERCHÉ…”


1 MAG 2018 11:16

“I bitcoin sono una truffa”. È una frase che si sente spesso ripetere da un anno a questa parte, da quando cioè le criptovalute sono diventate croce e delizia della finanza globale. Da un lato investitori senza alcun tipo di esperienza che diventano milionari, dall’altra le istituzioni e le banche centrali che cercano di capire come poter frenare la speculazione. A febbraio era stato Augustin Carstens, direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali, a lanciare l’allarme: “Sono una combinazione tra una bolla, uno schema Ponzi e un disastro ambientale”. Oggi invece ad associare i bitcoin a una truffa è l’ex amministratore delegato di Paypal Bill Harris. Uno del settore, che di finanza virtuale se ne intende.

Sono stanco di dire “State attenti, è speculazione, state attenti, è un azzardo, una bolla. Quindi da ora in poi lo dirò: i bitcoin sono una truffa pura e semplice”, ha scritto Harris sul magazine online Recode.

“Si tratta – scrive Harris – della più colossale frode pump-and-dump della storia”. Un termine che in italiano si traduce “pompa e sgonfia”, e si applica facendo lievitare i prezzi di azioni a bassa capitalizzazione con l’obiettivo di vendere i titoli a un prezzo superiore. A perderci, secondo Harris, sono soprattutto i compratori poco informati, che vengono attirati da una spirale di avidità. Questa si trasforma in un trasferimento massiccio di ricchezza da famiglie “normali” ai promotori delle criptovalute, che nel frattempo sono diventate più di 1500 e “valgono” 300 miliardi di dollari.

Solo che, spiega Harris, il bitcoin e i suoi simili non hanno alcun valore. Chi le spaccia per investimenti vantaggiosi, e sostiene che abbiano un valore reale, adduce tre motivazioni: che siano un mezzo di pagamento, che possano essere utilizzate come riserva, e che abbiano un valore a se stante, come moneta.

Ma i bitcoin, sostiene l’esperto, non sono nessuna di queste tre cose: non sono accettati quasi da nessuna parte come pagamento, e anche quando lo sono, l'oscillazione in percentuali che possono superare anche il 10 per cento in un solo giorno, li rende inutili. La volatilità li rende indesiderabili anche come riserve: a questo va aggiunto il fatto che i “luoghi” dove avviene lo scambio di criptovaluta sono poco affidabili, rispetto alle banche o ai broker tradizionali. “Il bitcoin non ha un valore intrinseco, ma solo quello che viene dato loro da persone che credono che altre persone lo compreranno a un prezzo più alto (gli esperti la chiamano “greater fool theory”).


“In realtà c’è un utilizzo per cui il bitcoin è funzionale: l’attività criminale. Le transazioni sono anonime e le forze dell’ordine non possono tracciarle. La maggior parte degli utenti sono criminali”. Anche il mito delle transazioni istantanee e gratuite andrebbe rivisto. “Ci vuole un’ora per confermare una transazione e il sistema riesce a gestire solo 5 operazioni al secondo”.


Mastercard, ad esempio, nello stesso tempo ne fa 38 mila. Inoltre i Bitcoin è un assurdo spreco di risorse naturali. Per “minare” (così si chiama il processo di produzione delle criptovalute) un singolo bitcoin ci vuole la stessa energia che serve per alimentare per due anni una casa americana media. Il problema definitivo – conclude Harris – non è tanto questo, quanto piuttosto il fatto che “ci sono milioni di persone che incautamente stanno investendo i risparmi della loro vita in una truffa su larga scala. È il lavoro della Sec e dei regolatori di proteggerli”.

Nessun commento:

Posta un commento