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lunedì 23 gennaio 2017

Donald Trump annuncia un "taglio enorme" delle tasse e una riduzione del 75% delle regolamentazioni ambientali

L'Huffington Post  |  Di Redazione


Pubblicato: 

giovedì 19 gennaio 2017

10 cose che le persone dotate d'intelligenza emotiva NON fanno

Brianna Wiest Founder of Soul Anatomy.

Pubblicato: 12/09/2015 11:59 CEST Aggiornato:18/12/2016 13:06 CET




L'intelligenza emotiva è forse la caratteristica più importante, ma sottovalutata, della nostra società.
Ci affidiamo alla logica e alla ragione per affrontare la vita di ogni giorno, eppure dopo lunghe pause di riflessione, arriviamo alle stesse conclusioni a cui potremmo 
giungere in un batter d'occhio senza pensarci troppo. I nostri leader trascurano l'elemento umano di molte questioni socio-poliche e non c'è neanche bisogno che vi indichi la percentuale di divorzi per convincervi che molti di noi non scelgono il partner giusto (e non sono capaci di tenere in piedi le loro relazioni a lungo).
Sembra che la gente sia convinta che la cosa più intelligente da fare sia non provare alcuna emozione. Per essere efficienti bisogna essere come macchine, un prodotto dei nostri tempi. Una specie di robot ben oliato, consumista, programmato digitalmente, "non-cosciente" ma totalmente funzionante. E per questo... soffriamo.
Ecco quali abitudini adottano le persone capaci di essere consapevoli dei loro sentimenti. Che sanno come esprimere, gestire, scandagliare e modificare le proprie esperienze, perché sono loro il "centro di controllo"della propria esistenza. Sono i veri leader, conducono una vita completa e autentica . Dovremmo prendere spunto dal loro esempio. Ecco le cose che le persone dotate di intelligenza emotiva NON fanno.
1. Non credono che il loro modo di percepire una situazione rispecchi la realtà.Vedono le loro emozioni come delle "risposte" ad una data situazione, non come parametri esatti per valutare quello che sta accadendo loro. Accettanno il fatto che la loro reazione potrebbe avere a che fare più con i loro problemi personali, che con la situazione oggettiva in corso. 
2. I loro punti di riferimento emotivi sono dentro di loro.

Non vivono le emozioni come se fosse un altro a provarle, come se il problema da risolvere fosse di qualcun altro. Capire che l'origine delle cose che sentono è in loro stessi, li tiene alla larga dal pericolo della passività. Non cadono nell'errore di pensare che "dove l'universo ha sbagliato, l'universo rimedierà".

3. Non presumono di sapere cosa li renderà davvero felici.

Dal momento che collochiamo tutti i nostri punti di riferimento nel passato, non abbiamo alcun mezzo per stabilire, adesso, 
cosa potrebbe renderci davvero felici invece di sentirci solo dei "sopravvisuti" alle esperienze più dolorose. Le persone dotate di intelligenza emotiva lo capiscono e si aprono ad ogni esperienza verso cui la vita le conduce, sapendo che ogni cosa cela un lato positivo ed uno negativo.
4. Non pensano che avere paura sia un errore.
Piuttosto, essere indifferenti significa avere intrapreso la strada sbagliata. La paura indica che stiamo cercando di raggiungere qualcosa che amiamo, ma che le nostre convinzioni e le ferite del passato ce lo impediscono (o forse sono lì proprio per essere curate, una volta per tutte).
5. Sanno che la felicità è una decisione, ma non sentono il bisogno di prenderla ogni volta. 
Non si illudono che la "felicità" sia uno stato di grazia perenne. Si concendono il tempo per esaminare tutto quello che succede loro. Si concedono il lusso di vivere in una condizione di "normalità". In questo stato di "non resistenza", riescono a trovare appagamento.

6. Non lasciano che qualcun altro decida delle loro idee.

Capiscono che, subendo il condizionamento sociale, possono essere influenzate da mentalità, pensieri e idee che non appartengono a loro. Per opporsi a questo, scandagliano le loro convinzioni, riflettono sulla loro origine e stabiliscono se quel quadro di riferimento può fare al caso loro o meno.

7. Riconoscono che un autocontrollo infallibile non è un segnale d'intelligenza emotiva.

Non trattengono i sentimenti, non cercano di mitigarli al punto di farli sparire. Tuttavia, hanno la capacità di trattenere la loro risposta emotiva finché non si trovano in un ambiente più "appropriato", dove poter esprimere ciò che sentono. Non sopprimono l'emotività, la gestiscono.

8. Sanno che un sentimento non li ucciderà.

Hanno raggiunto la forza e la consapevolezza necessarie per sapere che tutte le cose, anche le peggiori, sono passeggere.
9. Non regalano la loro amicizia a chiunque.
Vedono la fiducia e l'intimità come qualcosa da costruire, qualcosa da non condividere con tutti. Non sono circospette o chiuse, ma preferiscono agire con consapevolezza e attenzione quando si tratta di fare entrare qualcuno nella loro vita e nel loro cuore. Sono gentili con tutti, ma si concendono a pochi.
10. Non credono che un singolo sentimento negativo possa dominare il resto della loro vita. Evitano di arrivare a facili conclusioni, di proiettare un momento presente nel prossimo futuro, credendo che un periodo di negatività possa caratterizzare il resto della loro vita, invece di essere un'esperienza transitoria e isolata. Le persone emotivamente intelligenti accettano i "giorni no". Si permettono di essere umani. In questo modo, trovano la pace.
traduzione dall'inglese di Milena Sanfilippo


martedì 17 gennaio 2017

Conto in banca e carte di credito: sette consigli per non farti prosciugare il conto corrente

COME PUOI SALVARTI

Sempre più spesso sentiamo parlare di carte di credito clonate, identità rubate, soldi che spariscono come per magia: tutto finisce nel vortice di Internet che, purtroppo, non sempre è un posto sicuro. Dopo aver messo in chiaro che nessuno sarebbe davvero al sicuro da un attacco hacker mirato e ben organizzato, l'Huffington Post ha provato a stilare un elenco dei "Sette semplici accorgimenti per la sicurezza del tuo bancomat e della tua carta di credito".
Primo passocontrollate sempre l'estratto conto, sia entrate ma soprattutto uscite. Può essere utile anche attivare il servizio sms sul traffico di bancomat e carta di credito, così sarete sempre aggiornati in tempo reale.
Secondo passo: memorizzate il pin e non scrivetelo per nessuna ragione, soprattutto su un bigliettino nel portafogli, perfetto per essere rubato dal primo borseggiatore. Se proprio non riuscite a ricordarvelo, camuffatelo come un contatto nella vostra rubrica.
Terzo passo: tenete gli occhi aperti, quando andate a prelevare o quando usate la carta per pagare al ristorante o in un negozio, non perdetela mai di vista.
Quarto passo: acquisti in rete, attenti all'url con il lucchetto verde, significa "transizione sicura". Inoltre, su internet è sempre meglio pagare con una prepagata, in modo da potervi caricare solo la cifra necessaria all'acquisto. Ultimo consiglio: per acquistare qualcosa online basta il numero di carta, il nome dell'intestatario e il codice di sicurezza. Qualsiasi altro dato richiesto vi dovrebbe mettere in allerta.
Quinto passo: attenzione al "phishing", dove i truffatori si fingono esperti di comunicazione digitale e cercano di convincervi a fornire dati finanziari e codici di accesso. Non abboccate.
Sesto passo: diffidate e non aprite mail sospette, magari provenienti dalla vostra banca ma scritte in un italiano orribile, in cui vi chiedono di fornire informazioni al vostro conto. E ancora, se vi mandano un link attraverso cui è necessario confermare la vostra identità, non credetegli, sono truffatori, "phishers" abili. Spam.
Settimo passo: semplice, quando pagate con assegno non fornite a nessuno (se non al reale destinatario) foto, fotocopie o dettagli del pagamento effettuato.

sabato 14 gennaio 2017

Chi calunnia ha sempre ragione

CASO GUIDI

Magari vi annoio un po’, però vorrei trascrivere tre o quattro titoloni che qualche mese fa campeggiavano a tutta pagina, in prima, sui principali giornali italiani. Eccoli qui. «La ministra garantiva gli affari del suo uomo». Titolo del Giornale, gigantesco e per di più in caratteri tutti maiuscoli. Chi calunnia un ministro comunque ha ragione…
Poi: «Scandalo petroli: via la Guidi per la norma ad fidanzatum», sempre in prima sotto la testata, “Il Fatto Quotidiano”. Simile il titolo di “Libero” e sempre a tutta prima pagina: «Il regalo del governo al fidanzato del ministro». E ancora: «Petrolio e appalti, Guidi si dimette tradita dalle telefonate al fidanzato», questa è “Repubblica”. Il “Corriere” e “La Stampa” molto più sobri, ma comunque col titolo a tutta pagina.
L’inchiesta nella quale fu coinvolta la ex ministra era la cosiddetta “Tempa Rossa”. Fu indagato il fidanzato della Guidi, non lei. Ma i magistrati – non vedo chi altro – passarono le carte ai giornali, con tutte le intercettazioni, che non avevano in se nessun elemento contro la Guidi, ma mostravano un quadro dei rapporti tra la ministra e il fidanzato, tesi come spesso sono i rapporti tra fidanzati. Fece epoca la frase, ripresa e amplificata da tutti i giornali, atribuita alla stessa Guidi: “Tu mi tratti come una sguattera guatemalteca”. La Guidi fu costretta alle dimissioni.
Non la difese nessuno, nemmeno nel suo partito. La sua carriera politica finì lì. Ora sapete che non solo la Guidi, ma anche il suo fidanzato, sono usciti completamente dalla vicenda. Il Pm ha chiesto l’archiviazione perché non ha trovato traccia di reati: l’uomo descritto come un lestofante ( il fidanzato) era una brava persona, la Guidi una bravissima persona e forse era anche brava a fare la ministra. In tutta la vicenda, di reati ce n’era uno solo: la violazione del segreto d’ufficio commessa dai magistrati che passarono le carte ai giornalisti e dai giornalisti che le pubblicarono. Il codice, per questo reato, prevede da sei mesi a tre anni.
In questi giorni alcuni giornali hanno pubblicato la notizia dell’archiviazione, poche righe. Nessuno scandalo. Se non fosse stato per un articolo di una certa visibilità pubblicato ieri dal “Corriere della Sera”, la notizia sarebbe del tutto sparita. E comunque, se andate per strada e chiudete a qualcuno della Guidi, ci sono 95 probabilità per cento che non sappia nulla dell’archiviazione e sappia invece della campagna che fu condotta contro di lei. E che alla vostra domanda, risponda: «Una politicante che usava il ministero per far fare affari al suo fidanzato…» . I giornali invece credo che non abbiano mai riportato neppure una riga sull’archiviazione delle imputazioni a carico di un certo dottor Incalza, ex altissimo dirigente del ministero delle infrastrutture, e di un certo signor Perotti, imprenditore. Erano stati accusati di varie malversazioni, e i giornali chiesero perciò le dimissioni del ministro Lupi, che non aveva vigilato su Incalza, anche perché pare che Perotti era un amico di famiglia del ministro e pare che avesse regalato un orologio al figlio di Lupi ( che a sua volta fu messo in croce). Lupi fu costretto a dimettersi. Perotti e Incalza sono stati del tutto scagionati. Silenzio.
Si era dimessa da ministro qualche mese prima, ai tempi del governo Letta, Nunzia De Girolamo. Grillini e giornali fecero i diavoli a quattro per mandarla a casa con ignominia, perché aveva ricevuto un avviso di garanzia. Colpevole! Colpevole! Era ministra dell’agricoltura e la sua carriera era in grande ascesa. La carriera ha preso la discesa. L’archiviazione e il suo pieno proscioglimento sono arrivati l’altro ieri. Nel disinteresse generale.
Tre ministri maciullati con le calunnie a voi sembrano una piccola cosa? Non vi pare che si sia ormai consolidato un metodo che di fatto produce la totale delegittimazione della politica, e concede ai Pm e ai giornali il diritto di “asfaltare” chi vogliono ( o in malafede o, più spesso, in buonafede) senza nessuna possibilità di difesa per il malcapitato?
E dal punto di vista della correttezza dell’informazione, qualcuno saprebbe spiegarmi perché è giornalismo “coraggioso e a schiena dritta” quello che sommerge di contumelie e di pettegolezzi volgari la ministra Guidi, e ritiene di star compiendo la altissima missione di controllare il potere politico; e invece non è giornalismo affatto ( nel senso che non se ne vede l’ombra) quello che, accertata la “bufala”, non solo si applica per riabilitare la vittima, ma chiede conto a chi l’ha linciata dell’ingiusto linciaggio? Ve lo dico io perché: perché i giornali, per comportarsi così, dovrebbero accusare se stessi. E non possono farlo. Trovano molto più comodo fingere che il “Palazzo” da controllare sia quello della Guidi o di Lupi o della de Girolamo, e in questo modo può accucciarsi con la coscienza tranquilla ai piedi dei Pm e del giornalismo forcaiolo. Cioè del Potere, del potere vero.

PRODI AUTORIZZO’ NEL 2007 UN EMENDAMENTO ALLA FINANZIARIA A FAVORE DEGLI OCCHIONERO BROS: DOVEVA SBLOCCARE UN MEGA INVESTIMENTO NEL PORTO DI TARANTO – ANCHE DI PIETRO (ALL’EPOCA MINISTRO) SOSTENEVA L’INFRASTRUTTURA – I RAPPORTI CON BARBARA LEAF DELL’AMBASCIATA AMERICANA A ROMA

Carlo Bonini e Giuliano Foschini per la Repubblica
MEL SEMBLER GIULIO OCCHIONEROMEL SEMBLER GIULIO OCCHIONERO

Giulio e Francesca Occhionero lavoravano in proprio o per conto terzi? E cosa giustifica la sicumera del primo di fronte ai magistrati nell’irridere la possibilità che le autorità americane metteranno effettivamente a disposizione i due server che custodiscono sei anni di hackeraggio nel cuore dello Stato?

C’è una storia di due lustri fa che aiuta ad abbozzare una risposta. Che odora di massoneria, di apparati militari e istituzioni finanziarie americane. E dove si scopre che la sconosciuta coppia si muove con accanto l’allora consigliere politico dell’Ambasciata Usa a Roma e riesce a ottenere un comma nella legge Finanziaria del 2007 funzionale alla stangata della vita. Un progetto da 800 milioni di dollari per la realizzazione di un’infrastruttura strategica nel porto di Taranto.

FRANCESCA MARIA OCCHIONEROFRANCESCA MARIA OCCHIONERO
E dunque. È il 2004 e i due Occhionero, allora giovanissimi, 31 anni lui, 34 lei, si presentano dall’allora presidente dell’Ente portuale di Taranto, Michele Conte, con un’idea in testa e un portafoglio asseritamente gonfio di quattrini. Spendono il nome della “Sire”, società controllata dalla loro “Westlands srl Limited” di Malta, lasciando intendere che somigli a qualcosa di più simile a una banca di affari che non ad un semplice veicolo di business, avendo in pancia 800 milioni di dollari dei fondi pensione americani con cui intendono realizzare un’infrastruttura portuale logistica per lo stoccaggio di container e l’automazione del trattamento delle merci.

Dell’operazione, dicono, sono garanti la banca d’affari Bear Stearns (la prima a fallire nella crisi dei mutui americani nel 2008), la Royal Bank of Scotland, e la società che metterà a disposizione l’automazione dell’infrastruttura, la Automated Terminal Systems di Washington.
MARISA FERRARI OCCHIONEROMARISA FERRARI OCCHIONERO

Che non siano dei ciarlatani è dimostrato da chi garantisce per loro. È l’allora consigliere politico dell’Ambasciata Usa a Roma, Barbara Leaf, oggi ambasciatrice ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, dopo due anni in Iraq e quattro al Dipartimento di Stato come assistente del vicesegretario per gli affari del vicino Oriente. Sono anni in cui il rapporto tra Roma e Washington, tra Berlusconi e Bush, è saldo come la gomena di una nave e la Leaf accompagna gli Occhionero e ne sostiene politicamente lo sforzo.
ALFREDO DANESI GIULIO OCCHIONEROALFREDO DANESI GIULIO OCCHIONERO

barbara leafBARBARA LEAF
Forse perché i due fratelli sono in realtà il cavallo di Troia di un progetto che non ha nulla a che vedere con i container, ma molto ha a che fare — come annota in quegli anni qualche cronaca — con il piano dell’Amministrazione Bush di ridefinire la presenza della Marina militare Usa nel Tirreno, con la creazione di un Interporto a Taranto che consenta alla Us Navy di sottrarsi alla catena di controllo della Nato. Un interporto in cui convogliare materiali e mezzi da disimpegnare dall’allora base della Maddalena e dove implementare un sofisticato sistema di comunicazioni che colleghi direttamente Taranto al” Navy Center for Tactical System Interoperability” di San Diego, California.

MICHELE CONTE TARANTOMICHELE CONTE TARANTO
Sulla strada degli Occhionero, tuttavia, ci sono Michele Conte, presidente dell’Autorità portuale e un piano regolatore che non consente di dare luce verde all’operazione. Che, peraltro, manca di qualsiasi progetto esecutivo, quasi a confermare che l’interesse dei due fratelli sotto l’ala Usa sia in realtà acquisire semplicemente la concessione di un’area del porto. Per poi farne quel che è meglio non dichiarare.

Si arriva così al 2007. Quando a Palazzo Chigi si consuma la seconda breve esperienza del Prodi-bis. Ricorda oggi Conte: «Ricevevo decine di telefonate da diversi ministeri che mi sollecitavano l’operazione di quei due. Tanto che mi chiedevo: ma chi li manda questi Occhionero? Chi hanno dietro?».

Fino a quando, nella legge Finanziaria del 2007, non arriva un comma che autorizza la realizzazione di infrastrutture portuali strategiche in deroga ai piani regolatori per il solo porto di Taranto. Una norma disegnata come un abito di sartoria e che Conte viene sollecitato a rispettare durante un incontro convocato a Roma dall’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro.
antonio di pietroANTONIO DI PIETRO

Non basterà, perché il progetto esecutivo per ottenere la concessione non arriverà e perché i due Occhionero decideranno di regolare i loro conti con il presidente dell’Autorità portuale denunciandolo per abuso di ufficio (il pm di Taranto, Remo Epifani, archivierà il procedimento). Lasciando così che la memoria di quella storia scolori. Almeno fino a oggi. Non fosse altro perché, da Taranto a borgata Fidene (dove avevano messo insieme il loro Grande Occhio), una cosa sembra ormai chiara. L’ingegnere nucleare e matematico Giulio Occhionero, sua sorella la chimica Francesca, tutto hanno fatto nella vita meno i mestieri per cui hanno studiato. E non esattamente per proprio conto.

mercoledì 11 gennaio 2017

CARTA STRACCIA - GIULIANO FERRARA: “MA FATECI IL PIACERE, FONTANA E CALABRESI, CHE TITOLATE ‘SCHIAFFO DELL’EUROPA A GRILLO’ COME FOSSE UNO SCONTRO D’ESTABLISHMENT. IL TITOLO AVREBBE DOVUTO ESSERE: ‘GRILLO È UN CRETINO POLITICO’. UN VAFFANCULO COSÌ NON SI ERA MAI VISTO. GRILLO È SUBCULTURA: PROMUOVERLO STATISTA E LEADER HA DEL FANTASIOSO”

Giuliano Ferrara per “il Foglio”

L'Europa dice no a Grillo. Schiaffo dell' Europa a Grillo. Ecco. Corriere e Repubblica mi hanno svelato ieri il mistero del giornalismo grillino, di cui il successo demenziale dei settari della Casaleggio Associati è un sottoprodotto. A essere meno ingenui, a volerla dire vera e chiara, il titolo avrebbe dovuto essere: Grillo è un cretino politico, Casaleggio un avido (Casaleggio nel sommario). Poi si poteva aggiungere, nei quotes, che il cretino è anche un despota alla Alfred Jarry, un Ubu Roi senza fantasia (il Cav. lo supera di cento spanne).

Fa votare liberale ed europeista all'improvviso quattro sfigati in rete che recalcitrano, e si espone alla più ridicola, grottesca delle brutte figure. Ma no. La verità fa male alle copie vendute, fa male al senso di sé della grande stampa, fa rari i contatti con il famoso "primo partito italiano".

Così lo prendono sul serio, fanno i titoli che a lui convengono, i retroscena: sembra una lotta tra l'Europa cattiva delle banche e questo scassinatore di scatole di tonno da strapaese. Un vaffanculo così non si era mai visto, ma con quei titoli passa per un duello con l'establishment, ma mi faccia il piacere, amico Fontana, ma mi faccia il piacere, Marione Calabresi.
Grillo è subcultura. Subpolitica. Sub spettacolo. Promuoverlo statista e leader ha del fantasioso, richiama la seriosità di un' informazione che ha perso il contatto con la realtà, preferisce intrattenersi e intrattenerci con la subrealtà. Uno va in Kenya da Briatore. Torna e diventa liberale per settecentomila sporchi euri, euri al plurale. Spero che ora Farage gli chiuda la porta in faccia, e che resti seduto tra due sedie o incerto tra due sacchi d'avena come l'asino di Buridano.

Che altro si può spera re dell'uomo che ha conferito a Roma la signora Virginia Raggi e il signor Marra, anzi i fratelli Marra? Mi preoccupo per i connazionali detti elettori a 5 stelle. Hanno scelto lo sberleffo. Non si fidano dei partiti. Non si fidano dei movimenti seri. Non si sono fidati di Renzi. Si sono comportati da stupidi, per rabbia, per ignoranza, per spirito bue. E che bidone ci hanno rifilato, che immensa perdita di tempo, che storiella da Tg7 o da Strafatto quotidiano.

Meglio di Grillo. I ladri. I corrotti. I peccatori. I Politicanti. Raggi e Scilipoti. Meglio di Casaleggio. Chiunque, un passante, un topino da poco, un contabile di quelli che non usano altro che nei racconti di Gogol'. Si fanno i fatti loro, ci tradiscono da secoli in tutte le società antiche e moderne, rodono e rosicano, ma qualcosa sanno fare, e all' atto pratico riescono perfino a governare, si fa per dire, un popolo di corrotti, di imboscati, di invalidi falsi, di protetti, riprotetti, dipietristi e falsi emarginati quali noi siamo, in particolare i gggiovani cosiddetti dai 18 ai 34 anni.

Sempre con l'assistenza della pubblica informazione e di gran parte di quella privata. Michele Serra, che l'ha capita, forse la finirà di assistere sdraiato allo spettacolo. Ma è incredibile che non si trovino dozzine di profeti, commentatori, direttori, opinionisti capaci di dire queste elementari verità, di sussurrarle con la precauzione di un condom allo scopo di non partorire falsa politica e falsa informazione per una falsa associazione illegale, di natura eminentemente fascista e antidemocratica, che si è impadronita delle fantasie malate, morbose, ignoranti di tanti italiani e gli ha rifilato la faccia di Di Maio, il libro di Di Battista e tutto il resto. Siete in arresto, dicevano. Arrendetevi. Ed erano solo un branco di avidi cretini.


mercoledì 4 gennaio 2017

SCOPERTE INTESTINALI - C'È UN NUOVO ORGANO NEL CORPO UMANO: IL MESENTERE ERA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, O ALMENO SOTTO GLI OCCHI DI CHI AMA OSSERVARE IL COLON, DA 100 ANNI - FINORA ERA CONSIDERATO UNA SEMPLICE PIEGA DEL PERITONEO, ORA GLI È STATA DATA "DIGNITÀ" DI ORGANO

Anna Rossi per www.ilgiornale.it

Per tutto questo tempo è stato davanti agli occhi dei ricercatori, ma nessuno ci aveva mai fatto caso: c'è un organo in più nel nostro corpo, il mesentere.

MESENTEREMESENTERE
Non era mai stato classificato prima d'ora perché è sempre stato considerato soltanto come una piega del peritoneo. Oggi quella "piega" ha un nome e funzione ben precisa. Il mesentere - questo è il suo nome - si trova nel colon e ha un'importante funzione nel processo digestivo.

L'organo è stato scoperto grazie ad una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Gastroenterology & Hepatology . Lo studio ha portato a classificare il mesentere come organo a sé stante e ha evidenziato alcune sue caratteristiche. "Abbiamo un organo nel nostro corpo che non era mai stato riconosciuto come tale - spiega J. Calvin Coffey , il medico irlandese che ha condotto la ricerca con il team della University Hospital Limerick -. La descrizione anatomica del corpo umano che è stata portata avanti negli ultimi 100 anni non è corretta. Il mesentere non è, come prima si credeva, complesso e frammentato, bensì un organo semplice e dalla struttura continua".

MESENTEREMESENTERE
A seguito di questa scoperta scientifica, scrive Huffingtopost, il manuale medico-chirurgico più importante riguardo all'anatomia - la cosiddetta Anatomia di Gray o Gray's Anatomy, è già stata modificata per accogliere il "nuovo" organo.

Ma allora a cosa serve il mesentere? Inserito - come detto - nel peritoneo, ha la funzione di tenere uniti intestino e addome. E il suo riconoscimento potrà essere importante anche per scopi sanitari. Come ha sottolineato il ricercatore irlandese Coffey, "approcciandoci al mesentere come a un organo, possiamo classificare le malattie digestive in base ad esso". Nonostante questa grandiosa scoperta scientifica, la strada per la comprendere perfettamente il funzionamento del mesentere è ancora lunga. Intanto il primo importante passo è stato fatto.
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lunedì 2 gennaio 2017

1. I CINQUE SETTORI CHE SPARIRANNO IN 20 ANNI: ADDIO ALLE AUTOFFICINE, MA PURE AI CONSULENTI FINANZIARI. IL ''FINANCIAL TIMES'' SUI LAVORI SPAZZATI VIA DALLA TECNOLOGIA 2. DELLA FINE DELLE AGENZIE DI VIAGGIO CE NE STIAMO ACCORGENDO, POTEVAMO ASPETTARCI LA CRISI DEI PRODUTTORI DI COMPONENTI INDUSTRIALI, SOSTITUITI DALLE STAMPANTI 3D 3. MA LE SORPRESE SONO NEL TERZIARIO, IN SETTORI MOLTO SPECIALIZZATI: GLI ALGORITMI PRENDERANNO IL POSTO DI CONSULENTI UMANI, IN MOLTI SETTORI. SOPRATTUTTO FINANZIARI 4. LE AUTO CHE SI GUIDANO DA SOLE RENDERANNO OBSOLETI ASSICURATORI E MECCANICI

L'INCHIESTA ORIGINALE DEL ''FINANCIAL TIMES'', PUBBLICATA IL GIORNO DI NATALE



Luigi Grassia per ''La Stampa''

I guru ci garantiscono che la tecnologia distrugge vecchi lavori ma ne crea nuovi. Gli scettici, a costo di passare per luddisti, osservano che la distruzione di posti di lavoro è certa, mentre la creazione di impieghi sostitutivi è un atto di fede, e comunque tra i due fenomeni c' è una sfasatura temporale intollerabile per chi ci casca dentro.

meccanicoMECCANICO
Senza prendere posizione diretta in questa polemica, il prestigioso Financial Times, bibbia dell' economia globale, scrive che entro dieci o vent' anni cinque settori economici saranno schiantati dalla tecnologia: spariranno, o quasi, le agenzie di viaggio (e fin qui la profezia è facile) ma anche i produttori di componenti industriali (un comparto essenziale dell' economia italiana), le officine auto, i venditori di polizze Rc e (addirittura) i consulenti finanziari. Un presidio di operatori umani resterà in ciascuno di questi settori economici ma ridotto all' osso. E la cosa notevole è che a tramontare non saranno solo attività manuali ma anche professioni altamente qualificate nel terziario.

C' è da crederci? E quali saranno le conseguenze?
inchiesta financial times su settori che saprirannoINCHIESTA FINANCIAL TIMES SU SETTORI CHE SAPRIRANNO
Partiamo dalle agenzie di viaggio. Negli Stati Uniti il loro numero si è quasi dimezzato dal 1990 a oggi, sostituite dalla compravendita di servizi turistici online, e secondo le previsioni del governo diminuiranno di un altro 12% entro il 2024. E la rivoluzione digitale non travolgerà solo i negozi indipendenti che presidiano il territorio ma anche i grandi tour operator, cioè i gruppi che vendono i pacchetti turistici tramite le agenzie; saranno costretti a cambiare attività in maniera sostanziale, e il top manager di un colosso del settore dice: Dovremo sempre meno vendere viaggi e vacanze e sempre più possedere e gestire alberghi e navi da crociera.

Le stampanti 3D
agenzie di viaggioAGENZIE DI VIAGGIO
Ancora più devastante sarà l' impatto delle stampanti 3D: i produttori di componenti industriali rischiano di perdere il 60% del mercato entro dieci anni, perché le grandi aziende della meccanica potranno stampare quasi tutto in casa. Una brutta botta, ad esempio, per chi fabbrica componenti per auto in Italia (che spesso vengono esportati). Si salveranno - per un po' - solo i produttori più sofisticati. E ancora non basta. Sempre nel comparto auto, il proliferare delle vetture elettriche farà crollare del 90% la richiesta di riparazioni in garage, perché la manutenzione dei motori elettrici è più semplice.

Tesi ardita o provocazione
Una tesi ardita, quasi una provocazione, riguarda le automobili senza conducente: faranno sparire gli incidenti stradali e questo renderà inutili gli assicuratori di veicoli a motore. C' è da crederci? Per adesso le vetture che si guidano da sole fanno notizia proprio per il motivo contrario, cioè quando si sfasciano. Certo miglioreranno. Ma l' idea di base potrà mai piacere davvero? Milioni di automobilisti considerano un' intollerabile offesa alla loro identità virile anche solo l' idea del cambio automatico; e invece accetteranno di automatizzare tutto?
Qualche dubbio è lecito.

Sostituzione di impieghi
inchiesta financial times su settori che saprirannoINCHIESTA FINANCIAL TIMES SU SETTORI CHE SAPRIRANNO
La quinta e ultima previsione riguarda la consulenza finanziaria: sarà sempre più affidata a siti web che gestiscono i portafogli dei clienti sulla base di algoritmi. Così una miriade di intermediari strapagati perderà la sua ragion d' essere. E va beh. E queste persone e tutte le altre che perdono il posto che cosa faranno? Altre professioni che nasceranno entro una generazione o due? E nel frattempo, giorno per giorno, che cosa si mangia?

Carlo Dell' Aringa, docente di Economia dell' impresa e del lavoro alla Cattolica di Milano, non si iscrive fra i guru che pensano che il passaggio sia indolore, ma ritiene che nuovi lavori ci saranno sempre e punta l' attenzione sul fatto che il mondo futuro sta già nascendo: La "sharing economy", o consumo collaborativo, è una realtà. Sì ma produce anche reddito? Stipendi? Crea anche un fabbisogno di manodopera, ma soprattutto premia la capacità di iniziativa imprenditoriale. Certo così rischia di ampliarsi il divario fra chi ha queste capacità e chi non le ha.

È un fenomeno di divaricazione e di polarizzazione sociale, dice Dell' Aringa. Enorme problema. Questa polarizzazione è sostenibile politicamente? O già si avverte una reazione di rigetto che farà saltare tutto?
Sono indispensabili politiche di redistribuzione del reddito.

Non dico solo politiche di welfare ma proprio di redistribuzione. Però senza scoraggiare lo spirito d' impresa. Un equilibrio tutto da inventare.
CONSULENTI FINANZIARI
Ricette sbagliate Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro alla
Sapienza di Roma, sta per pubblicare un libro dal titolo provocatorio: "Lavorare gratis, lavorare tutti". Dice che il sistema attuale non è sostenibile.

La nuova ondata della robotica distruggerà il triplo del lavoro che hanno distrutto le precedenti ondate di innovazione. De Masi ritiene che le ricette che propongono gli economisti e i politici vadano addirittura capovolte. Non bisogna aumentare la produttività riducendo il personale. Il problema di oggi e di domani non è la produzione (ce n' è già troppa), il problema è la mancanza di consumi. Meno lavoratori significa meno consumatori. Invece il numero dei lavoratori (e dei consumatori ) deve aumentare. Bisogna ridurre a 35 o 36 ore l' orario di lavoro. E a chi obietta che in Francia non ha funzionato?

UBER AUTO CHE SI GUIDA DA SOLAUBER AUTO CHE SI GUIDA DA SOLA
Ha funzionato benissimo, infatti la Francia ha 4 punti meno di disoccupazione rispetto a noi. Anzi ha funzionato così bene che quando si è prospettato il ritorno a 40 ore sono stati proprio i datori di lavoro a opporsi. De Masi dice pure peste e corna sul taglio delle tasse: In tempo di crisi non devono diminuire, semmai devono aumentare per finanziare investimenti pubblici. Le tasse sono l' unico sistema per trasferire reddito dai ricchi ai poveri, che appena hanno un euro in tasca in più lo consumano. La lezione di Keynes è validissima. Purtroppo l' abbiamo buttata a mare.