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domenica 13 novembre 2016

"Elezione di Donald Trump grande pagina nella storia dell'imbecillità"

Maurizio Ferraris all'Huffpost.

L'Huffington Post Di Nicola Mirenzi

Con lo sguardo del filosofo: “L’elezione di Donald Trump è una grande pagina nella storia dell’imbecillità, una pagina corale, destinata a rimanere nella storia”. Maurizio Ferraris – professore di filosofia teoretica a Torino, teorico del movimento per un nuovo realismo e autore de “L’imbecillità è una cosa seria” appena pubblicato dal Mulino – ha un giudizio insieme tenero e spietato sul voto statunitense: “È la dimostrazione che l’imbecillità è la cosa meglio ripartita nel mondo. Un tycoon col ciuffo, i suoi fan spaventati e aggressivi, una antagonista debole, i suoi sostenitori convinti spesso a torto della loro superiorità morale rispetto a The Donald”.
Dovremmo riderne, professore?
Si ride degli imbecilli sino a che non fanno stragi. Se poi le fanno – come Salah Abdeslan, uno degli attentatori del Bataclan, a Parigi – restano imbecilli, ma non si ride più: si piange e si punisce.
Scrive: "La repressione aguzza l'ingegno, mentre l'esortazione a essere creativi è paralizzante”.
Quando si loda la creatività non ci si rende conto che mentre le cose tramandate, siano esse il filo per tagliare il burro o la ruota, hanno passato il vaglio di generazioni, le cose create dai creativi non sono mai state sperimentate e hanno fortissime probabilità di essere delle scemenze.
Come le cose che scriviamo e leggiamo su Twitter e Facebook, che ci invitano sempre a esser brillanti?
I social network sono l’infrazione sistematica del principio secondo cui il silenzio è d’oro. Quante volte abbiamo visto qualcuno silente e gli abbiamo attribuito meditazioni profonde e giuste, tranne che poi ha incominciato a parlare, o peggio ancora a scrivere (scripta manent), e l’incanto si è rotto. (Ovviamente sono consapevole del fatto che questo vale anche per me in questo momento).
Abbiamo cognizione dell’imbecillità che – secondo lei – c’è in giro?
Ci nascondiamo l’imbecillità per lo stesso motivo per cui i nostri antenati provarono così tanto imbarazzo ad ammettere la continuità tra uomo e animale prospettata da Darwin. Con questa aggravante: che mentre non ha senso dire che un animale non umano è un imbecille, ha molto senso dirlo di un animale umano, cioè dell’animale non stabilizzato, pieno di bisogni, indifeso, e dunque bisognoso di tecnica (imbecille deriva da in-baculum, privo di bastone).
È la tecnica, dunque, a fare di noi uomini degli imbecilli?
No, la tecnica rivela l’uomo per quello che è. E, contemporaneamente, lo porta a sviluppare sogni titanici, per esempio quello di essere costruttori della realtà, o paranoici, per esempio quelli secondo cui la realtà è costruita da entità malvage (il Kapitale, l’Europa, la Massoneria) che ci ostacolano e tormentano.
Il progresso tecnico offre la stessa possibilità di esprimersi anche all’intelligenza?
Direi che l’imbecillità (e anzitutto il sospetto di essere imbecilli) è un grande stimolo per l’intelligenza. Anzi, credo che l’intelligenza, in senso proprio, non sia che la fuga senza fine che ognuno di noi compie nei confronti della propria e altrui imbecillità. Una fuga non sempre coronata da successo.
Rousseau, Nietzsche, Heidegger: stila un elenco sorprendente di intelligenze colpite dall'imbecillità. Ritiene più pericolosa l'imbecillità dei colti o quella di massa?L’imbecillità d’élite è meno pericolosa. Che Heidegger fosse nazista può apparire spiacevole o persino ridicolo, quando cerca di far quadrare in un unico disegno Hitler e Platone. Ma il vero pericolo sono stati i milioni di tedeschi che, attraverso un voto democratico, hanno portato al potere Hitler.
C’è un lato positivo nella stupidità?
Esserne consapevoli, per allontanarsene il più possibile attraverso la cultura.
Ma non è imbecille – a sua volta – avere tale fiducia nelle capacità dell’essere umano?
Se non si dà fiducia all’essere umano e alla sua possibilità di progresso, di miglioramento, di emancipazione, allora più nulla vale, e, per esempio, il tempo che impiego a rispondere alle sue domande è tempo buttato. Magari è anche vero, ma preferisco credere che non sia così.
È la democrazia il sistema politico che meglio riesce a rappresentare l'imbecillità umana?
Sì, la democrazia dà spazio all’umano più che ogni altro sistema politico, dunque è la grande arena dell’imbecillità. Ma non ha senso cercare di tornare indietro, nessuno di noi accetterebbe più di essere governato da un despota, sia pure illuminato e intelligentissimo. Non resta che proiettarsi in avanti, e fare il possibile affinché l’umanità nel suo insieme progredisca, ossia, per l’appunto, si allontani quanto più possibile dall'imbecillità.
Di che tipo d'imbecillità soffre la politica italiana?
Se mi mettessi a pontificare anche su questo non pensa che farei la figura dell’imbecille?

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