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venerdì 28 ottobre 2016

Ictus: riconoscetelo con 3 sintomi evidenti e correte in ospedale

Le prime 4/6 ore fondamentali per 

evitare rischi di morte o disabilità. 

Campagna R.A.P.I.D.O. per 

prevenzione e intervento e sabato 29 

Giornata Mondiale

27/10/2016


L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’ictus una malattia caratterizzata da rapida e improvvisa comparsa di sintomi e segni riconducibili a un deficit focale del linguaggio, della vista e\o della sensibilità e\o del movimento o dell’insieme di tutte queste funzioni cerebrali per una riduzione dell’apporto di sangue a una zona del cervello dovuto a occlusione di un vaso (infarto cerebrale), o alla rottura di un vaso (emorragia intracerebrale). Esiste anche un’altra forma dovuta alla rottura di un aneurisma cerebrale (emorragia sub aracnoidea).  

Patologia Multifattoriale  
Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che l’ictus è una patologia multifattoriale, dovuta alla presenza di diversi fattori di rischio; aver cura della propria salute e mantenere favorevole il livello di tali fattori può evitare o ritardare il manifestarsi di tale patologia.  

Uno studio osservazionale effettuato in Italia, condotto in 16 regioni ha rivelato come, in generale, il tempo che passa fra il momento in cui il paziente si accorge di avere qualche problema e il momento in cui arriva in ospedale è troppo lungo per garantirgli un’assistenza efficace. 

L’importanza della tempestività  
«Per ottenere la massima efficacia dai trattamenti è consigliabile arrivare in ospedale al massimo entro 60 minuti; come nelle malattie cardiache, anche un solo minuto può fare la differenza. Il trattamento con i farmaci infatti è efficace se eseguito entro 4 ore dall’inizio dai sintomi, mentre sono 6 le golden hour per il trattamento dei vasi più grandi con la trombectomia meccanica, in cui viene inserito uno stent di ultima generazione che rimuove l’ostruzione e ripristina l’afflusso di sangue e ossigeno» sottolinea la professoressa Valeria Caso a capo dell’European Stroke Organization.  

Campagna di sensibilizzazione RAPIDO  
La dottoressa Valeria Caso, i medici della Stroke Unit dell’ospedale di Perugia con la collaborazione dell’Ars (Associazione Ricerca Stroke) stanno promuovendo la campagna di sensibilizzazione RAPIDO. L’acronimo sta per R-Ridi; chi inizia a sentirsi poco bene dovrebbe cercare di sorridere al fine di poter controllare se la bocca è asimettrica. A-Alza le braccia, chi sta per sperimentare un ictus non riesce ad alzarle entrambe, ma una sola. P- Parla; di solito queste persone hanno un eloquio molto confuso. I-Ictus. D- Domanda aiuto; non bisogna esitare, ma chiamare immediatamente il 118 spiegando i propri sintomi. O-Orario è fondamentale prendere nota del momento durante il quale si hanno le prime avvisaglie della sintomatologia; riuscire a intervenire entro le prime 4-6 ore significa ridurre il rischio morte e disabilità. 

Stroke Unit  
«L’obiettivo che ci proponiamo di perseguire è quello di distinguere tempestivamente i sintomi e saperli comunicare al 118 e ai medici delle emergenze per una assistenza in loco e permettere così l’identificazione della struttura ospedaliera più adatta, una Stroke Unit, dove trasferire il paziente per fornirgli le migliori terapie possibili. Tale obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto nel nostro Paese dove le Unità Complesse di trattamento dell’Ictus (Stroke Unit di II livello) dove si esegue oltre che la trombolisi con farmaci, anche la trombectomia meccanica (per gli ictus piu gravi), sono meno di quanto sarebbe necessario, quest’ultimo intervento, che rappresenta la grande novità viene eseguita in meno di 40 Stroke Unit sul territorio italiano» chiarisce ancora la dott.ssa Caso. 

Fattori di rischio  
«L’ictus è una malattia multifattoriale, cioè per il suo verificarsi concorrono molti fattori, alcuni di questi non sono modificabili come il sesso maschile, la familiarità e l’età avanzata, ma la gran parte lo sono come l’abitudine al fumo, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia (cioè la colesterolemia totale con valori elevati e contemporaneamente di colesterolo HDL troppo basso) o la presenza di diabete non correttamente gestito- Spiega la dott.ssa Simona Giampaoli dirigente di ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità - Anche i fattori non modificabili possono essere modulati attraverso l’adozione di stili di vita salutari fin dalla giovane età: quest’ultimi possono essere mantenuti a livelli favorevoli nel corso dell’esistenza attraverso uno stile di vita sano adottato fin dall’adolescenza, attraverso un’alimentazione varia e bilanciata, ricca di frutta e verdura, cereali e legumi, pesce e povera di grassi saturi come quelli di origine animalepovera di sale e di colesterolo, svolgendo quotidianamente un’attività fisica regolare e abolendo l’abitudine al fumo di sigaretta e l’eccessivo consumo di alcool. Intervenire sui fattori di rischio attraverso lo stile di vita corretto e, se prescritti dal medico, aggiungendo alcuni farmaci, è il modo migliore per mettersi al riparo dall’ictus». Ribadisce la dott.ssa Giampaoli. 

La Dieta Mediterranea: qualche limite oltre ai benefici  
«L’Italia è un paese che grazie alle sue caratteristiche e al livello medio dei fattori di rischio nella sua popolazione, viene considerato a «basso rischio» coronarico, ma ad alto rischio cerebrovascolare, questo fatto è in parte dovuto all’invecchiamento della popolazione (quanto a longevità l’Italia è seconda solo al Giappone), in parte alle caratteristiche della nostra alimentazione – chiarisce ancora la dottoressa Giampaoli-.  

Il consumo di sale  
Se è vero infatti che l’alimentazione mediterranea, ricca di verdura e frutta, cereali e legumi e povera di grassi di origine animale, protegge da molte patologie, è anche vero che alcune sue caratteristiche non sono oggi così benefiche: l’elevato consumo di sale, in media 10 g negli uomini e 8 g nelle donne adulte, a fronte dei 5 g raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il consumo di olio extravergine di oliva e di vino, che se da una parte sono benefici per la nostra alimentazione, dall’altra sono i nutrienti più ricchi di calorie, per esempio.  

Il consumo di olio e vino  
Questi ultimi alimenti in particolare, in un paese in cui sovrappeso e obesità colpiscono il 70% della popolazione adulta, e più del 40% non fa alcun tipo di attività fisica, vanno consumati con moderazione. Queste poche indicazioni sono utili non solo per prevenire l’ictus, ma tutte le patologie cronico-degenerative, dall’infarto del miocardio, al diabete, ai tumori, alla malattia cronica renale e aiutano, quindi, ad affrontare la vecchiaia in buona salute». 

domenica 23 ottobre 2016

D'Alema: chi vota sì al referendum è vecchio e stupido

GRIGIA TRACOTANZA
su "liberoquotidiano.it" del 23 Ottobre 2016

Quando ha fatto la sparata per il No, Massimo D’Alema ha parlato di «molto anziani». Forse è per questa ragione che si è autoescluso dalla categoria, lui che, come poco elegantemente gli ha fatto notare il presidente del Pd, Matteo Orfini, «ha sessantasette anni». Gli ennesimi stracci dentro al partito di Matteo Renzi hanno cominciato a volare dopo che il Corriere della sera ha pubblicato un nuovo sondaggio. Secondo l’istutito Ipsos, mano a mano che trascorrono le settimane e la campagna elettorale per il referendum entra nel vivo il No mantiene saldamente un vantaggio sul Sì e, anzi, sale. «Ai primi di questo mese il No compiva per la prima volta il sorpasso (52%), ma il Sì rimaneva ad una incollatura. Oggi la distanzia si amplia a favore del No, al 54%», scriveva il quotidiano di via Solferino.
Ipsos segnalava una - curiosa - scarsa mobilitazione giovanile (solo il 51% degli under 35 intende andare a votare), un interesse alto per «ceti elevati», «i pensionati».
L’altro dato che ha colpito gli analisti, ma, soprattutto, l’ex premier e segretario dei Democratici di sinistra, “rottamato” da Matteo Renzi, è che soltanto nella fascia di età degli «ultrassentacinquenni» è maggioritario il Sì. È proprio da questo dato che ha preso spunto l’attacco, violento, alla riforma e al suo autore: «Renzi parla a nome di una gioventù che non lo segue, i giovani votano No, votano Sì solo le persone molto anziane forse anche perchè hanno maggiore difficoltà a comprendere questa riforma sbagliata», ha detto D’Alema. Quella del politico che fu tra i leader dell’eurosinistra non era una battuta sfuggita di bocca, se è vero che, sempre dallo stesso convegno sul Lago Maggiore, D’Alema aveva approfondito il concetto: «È come per la Brexit: gli anziani non si rendono conto che approvando la riforma renziana si rovina la vita dei nipoti. Spero che i nipoti facciano in tempo a farglielo capire...». Non importa se poi il referendum sulla Brexit alla fine era passato, ormai l’attacco dell’uomo che viene considerato il regista della minoranza Pd era stato sferrato.
«Io le riforme le ho fatte, lui no, vuole solo tornare al governo», ha risposto - freddo - il premier, dalla Sicilia. «Ma lui e Silvio Berlusconi non fermeranno il futuro», ha aggiunto.
L’attacco più violento - coordinato col segretario - è partito però dal presidente del Pd, Matteo Orfini, un tempo stretto collaboratore di “Baffino”: «Da una persona di 67 anni credo che sia un autogol dire una cosa del genere. Eppoi prendersela con gli anziani...», ha detto il deputato. Dopo Orfini, l’attacco in serie dei membri della segreteria del Pd, gli ultrarenziani: «Se non fosse ridicolo, sarebbe oltraggioso», attacca Alessia Morani. «Senza argomenti, da “addetto ai lavori” è diventato “addetto ai livori”», le ha fatto eco Anna Ascani. Infine, il senatore Andrea Marcucci: «Questa battuta di cattivo gusto conferma la sua grande arroganza».
di Paolo Emilio Russo

Lettera aperta a Massimo D'Alema

indirizzata a: "info@italianieuropei.it"

All'attenzione del Vostro arrogante, presuntuoso e oltraggioso Presidente Sig. (sì perché come farebbe notare il suo sodale - in questa vicenda - Dott. Silvio Berlusconi, lei non è laureato ancorché abbia studiato per qualche anno alla Scuola Normale Superiore di Pisa) Massimo D'Alema.

Faccio riferimento alla sua affermazione in merito al voto per il prossimo Referendum sulla Riforma Costituzionale: "...i giovani votano No, votano Sì solo le persone molto anziane forse anche perché hanno maggiore difficoltà a comprendere questa riforma sbagliata.», ha detto D’Alema. Quella del politico che fu tra i leader dell’eurosinistra non era una battuta sfuggita di bocca, se è vero che, sempre dallo stesso convegno sul Lago Maggiore, D’Alema aveva approfondito il concetto: «È come per la Brexit: gli anziani non si rendono conto che approvando la riforma renziana si rovina la vita dei nipoti. Spero che i nipoti facciano in tempo a farglielo capire...».

La invito a prendere atto che sebbene io sia un settantenne, quindi secondo lei molto anziano, non sono rimbambito né lo sono i miei compatrioti coetanei che non siano affetti dal morbo di Alzheimer o da Demenza senile.
Voterò SI' perché concordo consapevolmente con la maggioranza del Parlamento che ha votato la Riforma di molti articoli della Costituzione vigente.

Dicono che lei sia molto intelligente, ma io non condivido questo giudizio, probabilmente insinuato nella pubblica opinione e tra i giornalisti e i politici di professione da suoi discepoli ed estimatori, per cui si sarà reso conto dell'enormità della sua affermazione che, mi auguro, spingerà anche i meno anziani e i suoi coetanei a votare SI' per non condividere le sue pretestuose opinioni sulla Riforma Costituzionale.

Approfitto dell'occasione per ricordarle che lei non può permettersi di dare lezioni di democrazia a chicchessia data la sua militanza pluridecennale nel PCI, che è bene ricordare, era una filiale del PUCUS sovvenzionata fino al 1973 dalla U.R.S.S, (che era pronta a invadere l'Italia con il Patto di Varsavia).

Mi permetto di ricordarle anche che nel '68 mentre io mi limitavo a partecipare attivamente alle Assemblee in Sapienza, lei – per sua ammissione- almeno una volta ha tirato una bottiglia Moltov, e non sappiamo i danni che possa aver provocato. Si darà colpa all'esuberanza giovanile, ma non condivido, lei era per la dittatura del proletariato e oggi magari sarà favorevole alla dittatura dei giovani che secondo lei sono i soli a votare scientemente.

Mi permetta di ricordarle che una volta lei affermò che i giovani dirigenti del (suo) Partito dovevano conquistarselo il Potere e non attenderlo in regalo dagli anziani. Ora che un giovane se lo è conquistato anche a sue spese lei rosica, ma non insulti nessuno e si goda il vitalizio che i suoi compagni operai pensionati possono soltanto sognarlo.


Ennio Di Benedetto




giovedì 20 ottobre 2016

Trump perde anche il suo migliore dibattito

Il rifiuto di accettare a priori il verdetto dell’urna spezza un inviolabile tabù della democrazia americana. Hillary gioca saggiamente in difesa, che è il migliore attacco

di Mattia Ferraresi| 20 Ottobre 2016 ore 07:49


Quello che rimane dopo un’ora e mezza di dibattito a metà fra lo spettacolo dadaista e la libera associazione freudiana è il rifiuto di Donald Trump di accettare a priori il risultato delle elezioni. Che il sistema sia “rigged”, viziato, lo dice con insistenza da settimane, ma ieri sera sul palco di Las Vegas ha detto che in caso di sconfitta l’8 novembre vedrà il da farsi. Non è certo se e a quali condizioni concederà l’eventuale vittoria a Hillary Clinton. “Voglio tenere la suspense”, ha detto, svelando ancora una volta che concepisce il processo elettorale come un grande reality show, dove l’attesa è tutto. Mettendo dubbi sull’imparzialità del sistema e agitando lo spettro dei brogli Trump ha contraddetto Ivanka e la manager della campagna, Kellyanne Conway, che avevano confermato la fiducia del candidato nel sistema, ma soprattutto ha rotto un tabù che in un certo senso è anche più inviolabile delle volgarità sulle donne che hanno tenuto banco nelle ultime settimane. Quelle indicano tratti della personalità e modi di condotta, mentre rifiutarsi di accettare il risultato di un’elezione equivale a una mozione di sfiducia verso l’intera democrazia americana. E’ politicamente più devastante di un “grab by the pussy”.
 
Non sorprende che i commentatori abbiano lasciato perdere il resto del dibattito e si siano fiondati su quel mastodontico particolare per incastrare l’illiberale Donald, nemico della patria  che va a braccetto con Putin e si balocca con i complotti sui brogli. E giù di testimonianze di verdetti elettorali tesi, discussi, ma ugualmente accettati con decoro e sentimento patrio, da Al Gore a George H.W. Bush fino ad arrivare addirittura a Nixon, preso per l’occasione a modello di virtù civiche perché che nel 1960 ha concesso senza fiatare la vittoria a Kennedy nonostante da ogni parte venissero voci di sotterfugi e frodi. Il fatto di cui i commentatori con le vesti stracciate difficilmente tengono conto – proprio in quanto commentatori con la propensione a stracciarsi le vesti – è il senso politico e simbolico della posizione di Trump, che non sta dando una notizia in prima serata ma conforta il suo elettorato, ovvero alcune decine di milioni di americani che credono già che il sistema sia “rigged” e il voto preordinato dalle forze oscure dell’establishment. Galvanizza una parte del paese che non ha alcuna fiducia nelle istituzioni governate dalle élite, e proprio questa sfiducia è il motivo per cui ieri sera su quel palco c’era Trump e non uno degli altri diciassette candidati repubblicani che si sono presentati all’inizio. Il problema, semmai, è che tutti i sondaggi sostengono che la parte di elettorato su cui l’argomento dei brogli fa presa non è minimamente sufficiente a vincere la maggioranza dei grandi elettori. La serata di ieri ha confermato che il candidato repubblicano non vede davanti a sé altra via che quella dell’ostinazione e del rilancio della posta su quello che con grandissima probabilità è un bluff.

E dire che era stato il migliore dei tre dibattiti per Trump. Nella prima mezz’ora ha mantenuto la calma, si è controllato, ha tenuto il filo del discorso e ha infilato alcuni scambi efficaci contro Hillary, che al solito era preparatissima e meccanica. La faccia di Trump era anche meno arancione del solito. Sugli affari della fondazione Clinton, in alcuni passaggi sulla politica estera e sull’economia ha incalzato l’avversaria, talvolta costretta a ripiegare sulle frasi imparate a memoria (tutti i politici lo fanno: il dramma è che quando lo fa Hillary si vede). A differenza degli altri dibattiti, Trump si era preparato, il che non significa che avesse nuovi contenuti da esibire ma che ha guadagnato in compostezza e contegno. Con il passare dei minuti la compostezza è scemata, lasciando il posto alle solite interruzioni, a interventi incoerenti e con troppa enfasi, a piccole faide adolescenziali – “tu sei un burattino di Putin”, “no, tu sei un burattino” – e ad alcuni colpi sterili pensati appositamente per strizzare l’occhio ai suoi, come quando ha parlato del “regime Obama”. Grande la confusione di Trump quando si è parlato di Siria e Iraq e quasi da non credere quando ha apostrofato Hillary con un “such a nasty woman”. La candidata democratica ha avuto una serata con qualche momento di affanno e una punta di nervosismo che ancora non era apparsa così chiaramente, ma senza intoppi sostanziali: una sobria e solida posizione di mantenimento che nel contesto attuale equivale a una vittoria. Praticamente una rappresentazione in scala della sua candidatura.


domenica 16 ottobre 2016

Manovra, via libera del Cdm. Equitalia chiuderà, bonus migranti per i sindaci, niente tagli alla sanità

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E-maiPubblicato: Aggiornato: 
Stop al pagamento degli interessi e delle more sulle cartelle di Equitalia, che chiuderà per confluire nell'Agenzia dell'Entrate entro sei mesi, nessun taglio al Fondo sanitario nazionale, il bonus 'mamma domani' al settimo mese di gravidanza, 500 euro una tantum a migrante per i Comuni che ospitano gli extracomunitari. Sono queste alcune delle novità, rispetto alle anticipazioni degli scorsi giorni, che trovano spazio nella legge di bilancio e nel decreto fiscale approvati dal Consiglio dei ministri. Una manovra che ha un valore di 26,5 miliardi di euro. Spese e coperture nello scheletro della legge di bilancio: ecco come ha preso forma.
MISURE
15,1 miliardi per bloccare l'aumento dell'Iva
Sono disinnescate le clausole di salvaguardia: in questo modo si annulla l'aumento dell'Iva, previsto per il prossimo anno, dal 10 al 13% e dal 22 al 24 per cento.
2,5 miliardi per il pacchetto competitività
A tanto ammontano le risorse destinate al rilancio degli investimenti delle imprese e al varo del piano nazionale Industria 4.0. L'intero pacchetto ammonta oltre 20 miliardi di risorse in otto anni e include la conferma del taglio dell'Ires dal 27,5 al 24 per cento. Nasce l'Iri, l'imposta sul reddito d'impresa: sarà destinata alle piccole imprese che oggi sono soggette all'Irpef.
1,9 miliardi per l'Ape e la 14esima alle pensioni più basse
Il pacchetto pensioni prevede l'introduzione dell'Ape, cioè l'anticipo pensionistico, che potrà essere chiesto dall'anno prossimo a partire dai 63 anni di età, quindi fino a 3 anni e sette mesi prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia (per gli uomini, le donne la raggiungono ancora l'anno prossimo a 65 anni e 7 mesi). Le risorse serviranno anche ad aumentare l'importo delle quattordicesime delle pensioni più basse.
600 milioni per le famiglie, riforma Irpef nel 2018
Tra le misure finanziate c'è la conferma e la stabilizzazione del bonus bebè e del bonus baby sitter. Viene introdotto il bonus "mamma domani" al settimo mese di gravidanza e il voucher di mille euro per sostenere il costo dell'asilo nido.
1 miliardo a università e scuole
Le risorse saranno destinate a università, incentivi per le scuole materne paritarie, sostegno alle scuole non statali che hanno alte percentuali di studenti disabili. Tra le altre misure per la scuola, inserite in manovra, c'è la stabilizzazione dell'incremento del Fondo per il diritto allo studio, la no tax area per i redditi bassi e borse specifiche per gli studenti più meritevoli.
500 milioni contro la povertà, risorse per il Fondo non autosufficienza
La manovra prevede lo stanziamento di 500 milioni per finanziare la lotta alla povertà e 50 milioni di euro da destinare al Fondo nazionale per la non autosufficienza, che fornisce sostegno a persone con gravissima disabilità e agli anziani non autosufficienti.
1,9 miliardi per il rinnovo dei contratti degli statali e assunzioni polizia 
Le risorse serviranno a rinnovare i contratti del pubblico impiego e per riorganizzare il comparto delle Forze armate e della polizia, prevedendo nuove assunzioni.
Terremoto e bonus ristrutturazione 
Nelle spese previste per il prossimo anno sono incluse anche una parte dei 4,5 miliardi stanziati per la ricostruzione dei luoghi colpiti dal terremoto lo scorso 24 agosto e una parte dei 3 miliardi, sotto forma di incentivi, destinati al bonus per le ristrutturazioni, che interesserà anche condomini e alberghi.
100 milioni per i Comuni che accolgono i migranti
Ai sindaci che accolgono sul proprio territorio i migranti al 15 ottobre sarà riconosciuto un contributo specifico di 500 euro una tantum a migrante. Il totale delle risorse è pari a 100 milioni di euro.
Fondo sanità a 113 miliardi, 1 mld per vaccini, farmaci e precari
Due miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale, che dagli attuali 111 miliardi passerà a 113 miliardi nel 2017. Un miliardo andrà al piano vaccini, a un fondo per i farmaci oncologici innovativi e alla stabilizzazione dei precari, medici e infermieri.
COPERTURE
4 miliardi da stop more e sanzioni su cartelle Equitalia
La vera novità sul fronte delle coperture riguarda la stima, pari a 4 miliardi, che il Governo stima di incassare dalla rottamazione degli interessi e delle more sulle cartelle esattoriali ancora pendenti. Le multe si pagheranno ancora, ma non appunto le sanzioni e le more. Come previsto nel decreto fiscale, collegato alla manovra, Equitalia sarà assorbita, entro sei mesi, dall'Agenzia delle Entrate.
3,3 miliardi dalla spending review
La spending review sale da 2,6 miliardi, indicati dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso di un'audizione sul Def in Parlamento, a 3,3 miliardi. Si tratta di tagli su beni e servizi. Sono previsti 1,2 miliardi di risparmi nella sanità grazie ad acquisti Consip.
2 miliardi dalla voluntary disclosure, 1,6 mld 
La riedizione del rientro dei capitali dall'estero porterà, secondo le previsioni del Governo, a un incasso pari a 2 miliardi di euro. Dalla riorganizzazione dei fondi 2016 arriveranno invece 1,6 miliardi.

Oltre 15 miliardi al centro della trattativa sulla flessibilità con Bruxelles
6,5 miliardi di flessibilità sono stati già concessi dalla Commissione europea. Per un ulteriore margine bisognerà aspettare la risposta di Bruxelles che esaminerà il Documento programmatico di bilancio dove il rapporto deficit-Pil per il 2017 è stato fissato al 2,3%, in rialzo rispetto al 2% riportato nell'ultima nota di aggiornamento del Def. A questo importo, pari a circa 12 miliardi, va aggiunta la flessibilità per le spese relative all'accoglienza dei migranti, pari allo 0,2%, che non è stato incluso nella stima del deficit.

sabato 15 ottobre 2016

Lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli, menzionata anche come appello (o manifesto) contro il commissario Calabresi, è un documento pubblicato dal settimanale L'Espresso, con cui numerosi politicigiornalisti e intellettuali chiesero la destituzione di alcuni funzionari, ritenuti artefici di gravi omissioni e negligenze nell'accertamento delle responsabilità circa la morte di Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra mentre era in stato di fermo presso la questura di Milano, nell'ambito delle indagini sulla strage di Piazza Fontana condotte dal commissario Luigi Calabresi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La lettera formula una serie di accuse a persone che avrebbero condizionato, a vario titolo, l'iter processuale in favore del commissario Calabresi, partendo dal presupposto che Pinelli fosse stato ucciso e che sussistesse una responsabilità di Calabresi in merito alla sua morte. Tali persone sono: il giudice presidente del Tribunale di Milano, Carlo Biotti, che avrebbe dovuto pronunciarsi sul procedimento per diffamazione promosso da Calabresi nei confronti di Lotta Continua e che, prima di essere ricusato su iniziativa della difesa di Calabresi, aveva chiesto con forza la riesumazione del corpo di Pinelli; Michele Lener, avvocato di Calabresi; Marcello Guida, questore di Milano all'epoca del caso Pinelli, il quale, nella prima conferenza stampa relativa alla morte di Pinelli, aveva sostenuto la tesi del suicidio a causa dell'implicazione dell'anarchico nella strage[1]Giovanni Caizzi e Carlo Amatimagistrati milanesi, che indagarono sulla morte di Pinelli.
Il 10 giugno 1971, la lettera fu inizialmente sottoscritta da dieci firmatari: Mario Berengo, Anna Maria Brizio, Elvio Fachinelli, Lucio Gambi, Giulio A. Maccacaro, Cesare Musatti, Enzo Paci, Carlo Salinari, Vladimiro Scatturin e Mario Spinella. La lettera aperta fu pubblicata sul settimanale L'Espresso il 13 giugno, a margine di un articolo di Camilla Cedernaintitolato Colpi di scena e colpi di karate. Gli ultimi incredibili sviluppi del caso Pinelli. Il titolo si ispira all'ipotesi, emersa da alcune prime indiscrezioni sulle ferite ritrovate sul corpo di Pinelli e sostenuta da Lotta Continua e da diversi ambienti extraparlamentari, che la defenestrazione di Pinelli fosse stata causata da un colpo di karate. Le settimane successive, il 20 e il 27 giugno, la lettera venne ripubblicata, con l'adesione di centinaia di personalità del mondo politico e intellettuale italiano, fino a giungere a 757 firme.
Il linguaggio usato nella lettera, caratteristico di quegli anni di aspri e violenti scontri ideologici[2], è particolarmente diretto ed accusatorio, al punto che successivamente, in tempi e modi diversi, alcuni dei firmatari rivedettero le loro posizioni. Norberto Bobbio, ad esempio, in una lettera aperta indirizzata ad Adriano Sofri pubblicata su la Repubblica il 28 marzo 1998, parla apertamente di «orrore» nel rileggere quelle parole, distinguendo tuttavia merito del comunicato, sul quale non intese ritrattare, e linguaggio[3]. Altri, invece, come Paolo Mieli[4] e Carlo Ripa di Meana[5], ritrattarono la sottoscrizione dell'appello, ritenendo che esistesse un nesso di causalità con l'omicidio del Commissario Calabresi, avvenuto circa un anno dopo. Giampaolo Pansa, il quale invece declinò l'invito a firmare l'appello, afferma che dette «un avallo al successivo assassinio di Calabresi»[6]Folco Quilici e Oliviero Toscani[7] negarono invece di avere mai sottoscritto l'appello.

Il testo integrale[modifica | modifica wikitesto]

« Il processo che doveva far luce sulla morte di Giuseppe Pinelli si è arrestato davanti alla bara del ferroviere ucciso senza colpa. Chi porta la responsabilità della sua fine, Luigi Calabresi, ha trovato nella legge la possibilità di ricusare il suo giudice. Chi doveva celebrare il giudizio, Carlo Biotti, lo ha inquinato con i meschini calcoli di un carrierismo senile. Chi aveva indossato la toga del patrocinio legale, Michele Lener, vi ha nascosto le trame di una odiosa coercizione.
Oggi come ieri - quando denunciammo apertamente l'arbitrio calunnioso di un questore, Michele Guida[8], e l'indegna copertura concessagli dalla Procura della Repubblica, nelle persone di Giovanni Caizzi e Carlo Amati - il nostro sdegno è di chi sente spegnersi la fiducia in una giustizia che non è più tale quando non può riconoscersi in essa la coscienza dei cittadini. Per questo, per non rinunciare a tale fiducia senza la quale morrebbe ogni possibilità di convivenza civile, noi formuliamo a nostra volta un atto di ricusazione.
Una ricusazione di coscienza - che non ha minor legittimità di quella di diritto - rivolta ai commissari torturatori, ai magistrati persecutori, ai giudici indegni. Noi chiediamo l'allontanamento dai loro uffici di coloro che abbiamo nominato, in quanto ricusiamo di riconoscere in loro qualsiasi rappresentanza della legge, dello Stato, dei cittadini. »

Elenco dei firmatari[modifica | modifica wikitesto]

Segue l'elenco dei 757 firmatari della lettera[9] in ordine alfabetico.
  • Giorgio De Marchis
  • Giorgio De Maria
  • Giovanni De Martini
  • Tullio De Mauro
  • Stefano De Seta
  • Vincenzo De Toma
  • Stefano De Vecchi
  • Sergio De Vio
  • Vittoria De Vio
  • Giuseppe Del Bo
  • Giuseppe Della Rocca
  • Giampiero Dell'Acqua
  • Luigi Dell'Oro
  • Anna Maria Demartini
  • Bibi Dentale
  • Fabrizio Dentice
  • Luca D'Eramo
  • Stefano Di Donat
  • Sara Di Salvo
  • Tommaso Di Salvo
  • Luciano Doddoli
  • Delia Dominella
  • Piero Dorazi
  • Gillo Dorfles
  • Umberto Dragone
  • Guglielmo Dri
  • Susan Dubiner
  • Antonio Duca
  • Umberto Eco
  • Giulio Einaudi
  • Ingrid Enbom
  • Angelo Ephrikian
  • Maria Concetta Epifani
  • Sergio Erede
  • Bruno Ermini
  • Franco Ermini
  • Vincenzo Eulisse
  • Gianni Fabbri
  • Marisa Fabbri
  • Bruno Fabretto
  • Mario Fabretto
  • Elvio Fachinelli
  • Vittorio Fagone
  • Carlo Falconi
  • Annagiulia Fani
  • Teresa Fanigarda
  • Alberto Farassino
  • Luciana Farinella
  • Franco Fayenz
  • Federico Fellini
  • Inge Feltrinelli
  • Marina Feraci
  • Mario Ferrantelli
  • Alberto Ferrari
  • Ernesto Ferrero
  • Arnaldo Ferroni
  • Pierluigi Ficoneri
  • Gaetana Filippi
  • Giampaolo Filotico
  • Piero Filotico
  • Marco Fini
  • Paola Fini
  • Roberto Finzi
  • Milva Fiorani
  • Elio Fiore
  • Leonardo Fiori
  • Giosuè Fittipaldi
  • Dario Fo
  • Luciano Foà
  • Domenico Foderaro
  • Carla Fontana
  • Manuele Fontana
  • Massimiliano Fontana
  • Ada Fonzi
  • Bruno Fonzi
  • Franco Fornari
  • Carla Forta
  • Franco Fortini
  • Paolo Fossati
  • Gennaro Fradusco
  • Bruna Franci
  • Aldo Franco
  • Giuseppe Franco
  • Bice Fubini
  • Marisetta Fubini
  • Alberto Fuga
  • Mario Fumero
  • Maria Grazia Furlani Marchi
  • Floriana Fusco
  • Benedetta Galassi Beria
  • Giancarlo Galassi Beria
  • Silvia Galaverni
  • Aldo Galbiati
  • Virginia Galimberti
  • Mario Gallo
  • Severino Gambato
  • Lucio Gambi
  • Renato Gambier
  • Antonio Gambino
  • Maria Teresa Gardella
  • Edoardo Garrone
  • Emilio Garroni
  • Giustino Gasbarri
  • Cristiano Gasparetto
  • Maria Gasparetto Schiavon
  • Luciano Gaspari
  • Bruna Gasparini
  • Nuccia Gasparotto
  • Mario Gatti
  • Anna Gattinoni
  • Camillo Gattinoni
  • Emilio Gavazzotti
  • Ugo Gazzini
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  • Anna Ghiretti Magaldi
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