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sabato 3 settembre 2016

IL FUTURO DEL CENTRODESTRA La profezia di Facci su Forza Italia: rivoluzione totale e Berlusconi...

È silenziosa, ma quanto sia maggioranza non sappiamo. La Milano che ieri si è riunita attorno a Stefano Parisi, in preparazione della convention «Energie per l' Italia» che ci sarà a metà settembre in via Watt, è qualcosa che nei pubblici ambienti del centrodestra, tutto sommato, non si vedeva da un po'. Forse è gente che restava a casa, o, se anche c' era, era coperta fisicamente e sonoramente da un altro genere di gente che ieri, appunto, non c' era. Non c' erano, ci pare, leghisti, non c' erano o quasi ex socialisti - a parte Parisi - e anche ciellini pochi, c' era molta Milano perbene quasi in continuità coll' adiacente pasticceria San Carlo, in generale pochi lustrini, niente macchinoni fuori, niente scosciate dentro, zero o quasi chirurgia estetica, molti professionisti, avvocati, commercialisti e dintorni, partite iva, in generale un sottotono compiaciuto in cui Parisi sguazzava come un pesce nella sua acqua, sgasata delle tare e delle contingenze di una campagna elettorale entusiasmante ma pur sempre perduta. Parisi non ha nessun carisma, non fa davvero niente per averne, anzi, della sua postura da amministratore delegato sembra fare un suo punto di forza cui aggiunge il sale di un' esperienza ex politica che gli consente di non fare gaffe, di non dire cazzate poi da risistemare, rettificare, controbilanciare.
In realtà, ieri, non ha detto praticamente niente di nuovo o speciale: a parte il ripetere che il 16-17 ci sarà questa convention (quella di ieri era la pre-convention, diciamo) con l' idea di fare poi dei gruppi di lavoro e organizzare conferenze analoghe in giro per l' Italia: l' obiettivo è un programma di governo. Non possiamo sapere se la Milano di ieri rappresentasse almeno in parte quel centrodestra (liberal-popolare, of course) che non votava più o quasi, disgustato, in fuga o con le valigie pronte: al limite ci assomigliava. Aveva un aria benestante e normale, sin troppo perbene, silenziosa ma non sappiamo quanto - appunto - maggioritaria in un Paese che tanto benestante non lo è più, e troppo milanese non lo è mai stato.
Diciamo subito che il rischio era che ci fosse troppo un' atmosfera da circoli del buongoverno 2.0, da club di Forza Italia modello Angelo Codignoni anno 1994, poi spazzati via dal centrismo berlusconiano e dal vacuo culturame dei circoli di Dell' Utri. Al Teatro San Carlo (che poi è un cinema, il palco non c' è) comunque c' era il pienone e cioè 300 persone palchi esclusi, tutto per pre-contarsi e ascoltare questo: «Non sta nascendo un nuovo soggetto politico, non stiamo costruendo un partito. Non siamo contro i partiti che ci sono e non vogliamo togliere spazio a nessuno.
La politica rischia di morire se guarda a se stessa, è autoreferenziale e teme il rapporto con la società e con la realtà.
Io non credo nelle forze politiche che nascono con il consenso della stampa ma non hanno il consenso della gente. Noi non facciamo Scelta civica. Riteniamo che serva una stagione che rafforzi, rilanci e aggiorni le idee di Silvio Berlusconi nel 1994. È da quelle radici che si parte. Non vogliamo essere un punto di raccolta dei partiti che in questi anni si sono separati da Forza Italia».
Da qui la domanda, giustificata: era comunque, quello di ieri, un esperimento pre-politico con appoggio esterno berlusconiano? Dalla fauna e dalla flora, diremmo proprio di no. Ieri di berlusconiano non c' era davvero nulla, tantomeno lo stile organizzativo e soprattutto la grafica essenziale (al confini del poverello) scelta per le «Energie per l' Italia», sottotitolo «Idee per riaccendere il Paese» simboleggiate da tre lampadine in tricolore messe in orizzontale. È vero che Parisi ha ricevuto queste benedette «diligence» da Berlusconi e cioè la richiesta di un piano per rilanciare Forza Italia: ma sicuramente, ieri, lo zampino del Cavaliere non c' era. Ecco perché i timori dei maggiorenti di Forza Italia, da mesi, suonano patetici. Anche perché quelli che indicano Parisi soltanto come un' invenzione di Berlusconi, in genere, sono stati un' invenzione di Berlusconi.
Quelli a cui Parisi pare una trovata troppo estemporanea, estratta dal cilindro, furono estratti dal cilindro e però intanto hanno fatto la muffa.
Quelli che trattano Parisi solo come un provvisorio consulente, un compilatore di rapporti - anzi, «diligence» - non sono più capaci nemmeno di fare consulenze e stendere rapporti, anzi diligence. Quelli che parlano da tutta l' estate a nome di Forza Italia, figurando come capi di questo e quello, sanno di non contare nulla ma si accontentano della forma, contano sull' impos-sibilità fisica del Cavaliere di occupare tutti gli spazi. Quelli che non gradiscono che l' espressione «liberal-popolari» possa sostituire l' espressione «centrodestra», poi, è perché sono di destra, e non sono liberal-popolari: punto. Quelli che accusano Parisi di essere un mezzo socialista, ex europeista, ex di sinistra, lo dicono perché Parisi è un mezzo socialista, ex europeista ex di sinistra: fine. Pur borghese e salottiero, quella di Parisi è la ripresa di una forma benpensante di «antipolitica» che i sedutissimi «politici» di Forza Italia, cooptati e mezzi morti di fama da talkshow, in effetti possono solo temere. Più che per meriti di Parisi, per demeriti loro.
di Filippo Facci

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