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domenica 24 luglio 2016

5 motivi per cui Donald Trump vincerà











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Amici,
Mi dispiace dover essere ambasciatore di cattive notizie, ma sono stato chiaro l'estate scorsa quando vi ho detto che Donald Trump sarebbe stato il candidato repubblicano alla presidenza. Ed ora vi porto notizie ancora più terribili e sconfortanti: Donald J. Trump vincerà a Novembre. Questo miserabile, ignorante, pericoloso pagliaccio part-time, e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente. Presidente Trump. Forza, pronuciate queste parole perché le ripeterete per i prossimi quattro anni: "PRESIDENTE TRUMP".
In vita mia non ho mai desiderato così tanto essere smentito.
Posso vedervi adesso. State scuotendo la testa convinti: "No, Mike, non succederà". Purtroppo, state vivendo in una campana di vetro dotata di camera dell'eco, dove voi ed i vostri amici siete convinti che gli Americani non eleggeranno un idiota come presidente. Passate dall'essere scioccati al ridere di lui per il suo ultimo commento folle o per la sua presa di posizione narcisistica su qualsivoglia questione, come se tutto girasse intorno a lui. Poi ascoltate Hillary e osservate il nostro primo presidente donna, qualcuno che il mondo rispetta, una persona estremamente intelligente che si preoccupa dei nostri ragazzi, che porterà avanti il lascito di Obama perché è questo che vogliono gli Americani! Per altri quattro anni!
Dovete uscire da quella campana, adesso. Dovete smetterla di vivere nella negazione e guardare in faccia una verità che sapete essere profondamente attuale. Cercate di consolarvi con i numeri "il 77% dell'elettorato è composto da donne, persone di colore, giovani adulti sotto i 35 e Trump non otterrà la loro maggioranza", o con la logica "le persone non voteranno per un buffone o contro i loro interessi": è il modo in cui il cervello cerca di proteggervi dal trauma. Come quando sentite un rumore molto forte in strada e pensate "Oh, è appena scoppiata una ruota" oppure "Chi sta giocando con i petardi?" perché non volete pensare che c'è appena stata una sparatoria. È lo stesso motivo per cui tutte le notizie iniziali e i testimoni oculari dell'undici settembre dicevano "un piccolo areo si è accidentalmente schiantato contro le Torri Gemelle". Vogliamo (ne abbiamo bisogno) sperare per il meglio perché, sinceramente, la vita è già uno schifo ed è piuttosto dura tirare avanti stipendio dopo stipendio. Non possiamo sopportare altre cattive notizie. Quindi la nostra mente attiva "un'impostazione predefinita" quando qualcosa di spaventoso accade davvero.
Le prime persone falciate da quel camion, a Nizza, hanno passato i loro ultimi momenti sulla terra a fare cenni al conducente, perché pensavano avesse semplicemente perso il controllo del veicolo. Cercavano di dirgli che aveva oltrepassato le recinzione: "Attento", gridavano. "C'è gente sul marciapiede".
Beh, amici, questo non è un incidente. Sta succedendo. E se pensate che Hillary Clinton batterà Trump con i fatti, l'intelligenza e la logica, be' vi siete persi l'ultimo anno: con 56 primarie e caucus, 16 candidati Repubblicani le hanno provate tutte per fermare Trump ma niente è servito ad arrestare la sua furia devastante. Ad oggi, allo stato attuale, credo che succederà davvero e, per poter affrontare la cosa, ho bisogno che prima ne prendiate coscienza e poi, forse, potremo trovare un modo per uscire dal caos in cui siamo finiti.
Non fraintendetemi. Nutro grandi speranze per il mio paese. Le cose sono migliorate. La sinistra ha vinto la guerra culturale. I gay e le lesbiche possono sposarsi. La maggioranza degli americani ora adotta posizioni liberali in quasi tutti i quesiti elettorali. Paga uguale per le donne. Legalizzazione dell'aborto. Leggi più severe in materia ambientale. Più controllo sulle armi. Legalizzazione della marijuana. Un enorme cambiamento ha avuto luogo: chiedete ai socialisti, che hanno conquistato 22 paesi quest'anno. E per me non c'è alcun dubbio: se le persone potessero votare dal loro divano, con le loro X-box o Playstation, la vittoria di Hillary sarebbe schiacciante.
Ma non funziona così in America. Le persone devono uscire di casa e fare la fila per votare. E se vivono nei quartieri poveri, neri o ispanici, troveranno una fila più lunga e, perdipiù, si sta facendo di tutto per impedire loro di votare. Nella maggior parte delle elezioni è difficile raggiungere il 50% dell'affluenza ai seggi. E qui sta il problema in vista del prossimo novembre: chi avrà gli elettori più motivati, più convinti, alle urne? Conoscete già la risposta a questa domanda. Chi è il candidato con i sostenitori più rabbiosi? Quali fan impazziti si sveglieranno alle cinque del mattino il giorno delle elezioni, incitando le persone per tutto il giorno finché l'ultimo seggio elettorale non sarà chiuso ed assicurandosi che tutti i Tom, i Dick e gli Harry avranno espresso il loro voto? Già, proprio così. È questo l'estremo pericolo che stiamo correndo. E non ingannatevi: non serviranno i convincenti spot di Hillary, o le sconfitte subite da Trump nei dibattiti, né gli ultraliberali che sottragono voti a Trump a fermare la sua corsa.
Ecco i cinque motivi per cui Trump vincerà:
1. La "matematica" del Midwest. Ovvero, benvenuti nella Brexit della Rust Belt. Credo che Trump concentrerà buona parte della sua attenzione sui quattro stati blu della cosiddetta "Rust Belt" a nord dei Grandi Laghi: Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Quattro stati tradizionalmente democratici che hanno eletto governatori repubblicani dal 2010 (solo la Pessylvania, adesso, ha finalmente eletto un democratico). In Michigan, alle primarie di Marzo, sono stati di più i voti per i Repubblicani (1,32 milioni), rispetto a quelli riservati ai Democratici (1,19 milioni). Trump è avanti ad Hillary negli ultimi sondaggi in Pennsylvania mentre ha pareggiato in Ohio. Pareggiato? Come può la corsa essere così ravvicinata dopo tutto quello che Trump ha detto e fatto? Be' forse perché ha detto (correttamente) che il sostegno dei Clinton al NAFTA ha contribuito a distruggere gli stati industriali dell'Upper Midwest.
Trump colpirà Clinton su questo punto e sul supporto che Hillary ha accordato al TPP e ad altre politiche commerciali che hanno sontuosamente fottuto gli abitanti di questi 4 stati. Durante le primarie in Michigan Trump, all'ombra di una fabbrica Ford, ha minacciato l'azienda che se, avesse portato avanti il piano di chiudere la fabbrica e trasferirla in Messico, lui avrebbe applicato una tariffa del 35% su ogni vettura fabbricata in Messico e rispedita agli Stati Uniti. È stata musica per le orecchie degli operai del Michigan. Inoltre, quando Trump ha minacciato i vertici della Apple che li avrebbe costretti a fermare la produzione di iPhone in China, per trasferirla esclusivamente in America, be' i cuori sono andati in estasi e Donald ne è uscito trionfante, una vittoria che sarebbe dovuta andare al governatore vicino, John Kasich.
Da Green Bay a Pittsburgh, questa America, amici miei , è come il centro dell'Inghilterra: al verde, depresso, in difficoltà, le ciminiere che punteggiano la campagna con la carcassa di quella che chiamiamo Middle Class. Lavoratori arrabbiati, amareggiati, ingannati dall'effetto a cascata di Reagan ed abbandonati dai Democratici che ancora cercano di predicare bene ma, in realtà, non vedono l'ora di flirtare con un lobbista della Goldman Sachs che firmerà un gran bell'assegno prima di uscire dalla stanza. Quello che è successo nel Regno Unito con la Brexit succederà anche qui. Elmer Gantry rivive nelle vesti di Boris Johnson e dice qualunque cazzata riesca ad inventarsi per convincere le masse che questa è loro occasione! L'occasione per opporsi a tutti loro, quelli che anno distrutto il loro Sogno Americano! E ora l'Outsider, Donald Trump, è arrivato a dare una ripulita. Non dovete essere d'accordo con lui! Non deve nemmeno piacervi! È la vostra Molotov personale da lanciare ai bastardi che vi hanno fatto questo! Mandate un messaggio ! TRUMP è il vostro messaggero!
Ed ecco che arriva la matematica. Nel 2012, Mitt Romney è stato sconfitto per 64 voti. Sommate i voti espressi da Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Fa 64. Tutto quello che Trump deve fare per vincere è conquistare il supporto degli stati tradizionalmente rossi dall'Idaho alla Georgia (che non voteranno mai per la Clinton), poi avrà soltanto bisogno dei quattro stati della Rust Belt. Non ha bisogno della Florida, non ha bisogno del Colorado o della Virginia. Solo Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. E questo lo farà arrivare in cima. Ecco cosa succederà a Novembre.
2. L'ultimo baluardo del furioso uomo bianco. La nostra era patriarcale, durata 240 anni, sta arrivando alla fine. Una donna sta per prendere il sopravvento! Com'è successo? Sotto i nostri occhi. Ci sono stati segnali d'allarme, ma li abbiamo ignorati. Nixon, il traditore, che ci ha imposto il Titolo IX, legge che stabilisce pari opportunità nei programmi scolastici sportivi. Poi hanno lasciato che le donne guidassero jet commerciali. Prima che ce ne rendissimo conto, Beyoncé prendeva d'assalto il campo del Super Bowl (il nostro gioco) con un esercito di Donne nere, col pugno alzato, a dichiarare che la nostra supremazia è finita. Ah, l'umanità.
Questa era una rapida sbirciatina nella mente dell'Uomo Bianco, specie in via di estinzione. C'è la sensazione che il potere gli sia scivolato dalle mani, che il suo modus agendi non sia più seguito. Questo mostro, la "Feminazi", quella che Trump ha definito una "cosa debordante sangue dagli occhi e non solo" ci ha sconfitti. Ed ora dopo aver sopportato per otto anni un uomo nero che ci diceva cosa fare, dovremmo rilassarci e prepararci ad accogliere i prossimi otto anni con una donna a farla da padrone? Dopodiché, per i successivi otto anni ci sarà un gay alla Casa Bianca! Poi toccherà ai transgender! Vedete che piega abbiamo preso. Finiremo col riconoscere i diritti umani anche agli animali ed un fottuto criceto guiderà il paese. Tutto questo deve finire.
3. Il problema Hillary. Possiamo parlare onestamente, almeno tra noi? E prima di farlo, lasciate che lo dica, mi piace davvero Hillary e credo che le sia stata attribuita una cattiva reputazione che non merita. Ma dopo il voto per la guerra in Iraq, ho promesso che non avrei mai votato per lei un'alra volta. Fino ad oggi, non sono venuto meno alla promessa. Ma, per impedire ad un protofascista di diventare il nostro "comandante supremo" infrangerò la promessa. Putroppo, credo che la Clinton troverà il modo di coinvolgerci in una qualche azione militare. È un falco, alla destra di Obama. Ma il dito da psicopatico di Trump è pronto a premere Il Bottone. Questo è quanto.
Accettiamo la realtà dei fatti: il nostro problema principale non è Trump, è Hillary. È incredibilmente impopolare: quasi il 70% degli eletteori pensa che sia disonesta e inaffidabile. Rappresentante della vecchia politica, che non crede a niente se non alle cose utili a farsi eleggere. Ecco perché il momento prima si oppone al matrimonio gay e quello dopo ne celebra uno. Tra i suoi principali detrattori ci sono le giovani donne: questo deve far male condiderando i sacrifici e le battaglie che Hillary, e altre donne della sua generazione, hanno sopportato per far sì che le esponenti di questa nuova generazione non fossero più costrette a sentire le Barbara Bush del mondo dire loro di chiudere il becco e andare a sfornare biscotti. Ma i ragazzi non la amano, e non passa giorno senza che un millennial non mi dica che non voterà per lei. Nessun democratico, e di certo nessun indipendente, si sveglierà l'8 Novembre e vorrà precipitarsi a votare per Hillary, come invece hanno fatto il giorno dell'elelezione di Obama o quando Bernie ha corso per le primarie. Non c'è entusiasmo. Dal momento che questa elezione si riduce ad una cosa sola (chi tira più persone fuori di casa e le conduce ai seggi), Trump adesso è in testa.
4. "Il voto depresso" degli elettori di Sanders. Smettetela di preoccuparvi che i sostenitori di Bernie non voteranno per la Clinton. Voteremo per lei. I sondaggi già mostrano che ci saranno più elettori di Sanders pronti a votare Clinton quest'anno, rispetto al numero degli elettori di Hillary alle primarie del 2008, che allora votarono per Obama. Non è questo il problema. L'allarme dovrebbe scattare perché quando il sostenitore medio di Bernie si recherà alle urne quel giorno per votare, seppur con riluttanza, per Hillary, esprimerà il cosiddetto "voto depresso": significa che l'elettore non porta con sé a votare altre 5 persone. Non svolge attività di volontariato nel mese precedente alle elezioni. Non parla in toni entusiastici quando gli/le chiedono perché voterà per Hillary. Un elettore depresso. Perché, quando sei giovane, la tua tollerenza verso gli ipocriti e le stronzate è pari a zero. Ritornando all'era Clinton/Bush, per loro è come dover improvvisamente pagare per la musica, o usare MySpace o portarsi in giro uno di quei cellulari giganteschi.
Non voteranno per Trump, qualcuno voterà il terzo partito, molti se ne staranno a casa. Hillary Clinton dovrà fare qualcosa per fornire loro una valida ragione per sostenerela: e scegliere un ragazzo bianco, moderato, insipido e centrista come candidato alla vicepresidenza non è proprio la mossa vincente per dire ai millennial che il loro voto è importate. Avere due donne come candidate, quella sarebbe stata un'idea entusiasmante. Ma Hillary ha avuto paura e ha deciso di andare sul sicuro. E questo è solo uno degli esempi del modo in cui si sta alienando il favore dei più giovani.
5. L'effetto Jesse Ventura. Per non ignorare la capacità dell'elettorato di essere malizioso e non sottovalutare il fatto che milioni di elettori si considerano "ribelli segreti" una volta chiusa la tenda e rimasti soli nella cabina elettorale. È uno dei pochi luoghi della società dove non ci sono telecamere di sicurezza, nessun registratore, non ci sono coniugi, bambini, capi, poliziotti, non c'è neanche un limite di tempo. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi lì dentro e nessuno può farti nulla. Puoi premere il bottone e votare una linea di partito, oppure scrivere Mickey Mouse e Donald Duck. Non ci sono regole. E per questo, e per la rabbia che molti sentono verso un sistema politico corrotto, milioni di persone voteranno per Trump: non perché siano d'accordo con lui, non perché ne adorino il fanatismo e l'ego, ma solo perché possono farlo.
Solo perché manderebbe tutto all'aria e farebbe arrabbiare mamma e papà. Un po' come quando osservi le cascate del Niagara e ti chiedi, per un attimo, come sarebbe oltrepassare quel limite. A tantissime persone piacerebbe interpretare il ruolo del burattinaio e "gettarsi nel vuoto" per Trump, solo per vedere cosa potrebbe succedere. Ricordate quando, negli anni '90, gli abitanti del Minnesota hanno eletto come governatore un wrestler professionista? Non l'hanno fatto perché sono stupidi, né perché pensavano che Jesse Ventura fosse un grande statista o un fine intellettuale politico. Lo hanno fatto solo perché potevano.
Il Minnesota è uno degli stati più intelligenti del paese. È anche pieno di persone con un senso dell'umorismo un po' tetro: votare per Ventura era il loro scherzo ad un sistema politico malato. La stessa cosa succederà con Trump.
Mentre tornavo in albergo, dopo aver partecipato allo speciale di Bill Maher sulla Convention repubblicana andata in onda sulla HBO, sono stato fermato da un uomo. "Mike", ha detto. "Dobbiamo votare per Trump. Dobbiamo stravolgere un po' le cose". Ed è finita lì. Per lui quella motivazione era sufficiente. "Stravolgere le cose". Il Presidente Trump lo farebbe sul serio. E ad una buona fetta dell'elettorato piacerebbe tanto sedere in tribuna e godersi il reality show.
(La settimana prossima posterò i miei pensieri sul "Tallone d'Achille" di Trump e su come ritengo possa essere sconfitto).
Il vostro
Michael Moore.
Questo post è apparso per la prima volta su Huffington Post Usa ed è stato tradotto dall'inglese da Milena Sanfilippo

5 motivi per cui Donald Trump vincerà








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Amici,
Mi dispiace dover essere ambasciatore di cattive notizie, ma sono stato chiaro l'estate scorsa quando vi ho detto che Donald Trump sarebbe stato il candidato repubblicano alla presidenza. Ed ora vi porto notizie ancora più terribili e sconfortanti: Donald J. Trump vincerà a Novembre. Questo miserabile, ignorante, pericoloso pagliaccio part-time, e sociopatico a tempo pieno, sarà il nostro prossimo presidente. Presidente Trump. Forza, pronuciate queste parole perché le ripeterete per i prossimi quattro anni: "PRESIDENTE TRUMP".
In vita mia non ho mai desiderato così tanto essere smentito.
Posso vedervi adesso. State scuotendo la testa convinti: "No, Mike, non succederà". Purtroppo, state vivendo in una campana di vetro dotata di camera dell'eco, dove voi ed i vostri amici siete convinti che gli Americani non eleggeranno un idiota come presidente. Passate dall'essere scioccati al ridere di lui per il suo ultimo commento folle o per la sua presa di posizione narcisistica su qualsivoglia questione, come se tutto girasse intorno a lui. Poi ascoltate Hillary e osservate il nostro primo presidente donna, qualcuno che il mondo rispetta, una persona estremamente intelligente che si preoccupa dei nostri ragazzi, che porterà avanti il lascito di Obama perché è questo che vogliono gli Americani! Per altri quattro anni!
Dovete uscire da quella campana, adesso. Dovete smetterla di vivere nella negazione e guardare in faccia una verità che sapete essere profondamente attuale. Cercate di consolarvi con i numeri "il 77% dell'elettorato è composto da donne, persone di colore, giovani adulti sotto i 35 e Trump non otterrà la loro maggioranza", o con la logica "le persone non voteranno per un buffone o contro i loro interessi": è il modo in cui il cervello cerca di proteggervi dal trauma. Come quando sentite un rumore molto forte in strada e pensate "Oh, è appena scoppiata una ruota" oppure "Chi sta giocando con i petardi?" perché non volete pensare che c'è appena stata una sparatoria. È lo stesso motivo per cui tutte le notizie iniziali e i testimoni oculari dell'undici settembre dicevano "un piccolo areo si è accidentalmente schiantato contro le Torri Gemelle". Vogliamo (ne abbiamo bisogno) sperare per il meglio perché, sinceramente, la vita è già uno schifo ed è piuttosto dura tirare avanti stipendio dopo stipendio. Non possiamo sopportare altre cattive notizie. Quindi la nostra mente attiva "un'impostazione predefinita" quando qualcosa di spaventoso accade davvero.
Le prime persone falciate da quel camion, a Nizza, hanno passato i loro ultimi momenti sulla terra a fare cenni al conducente, perché pensavano avesse semplicemente perso il controllo del veicolo. Cercavano di dirgli che aveva oltrepassato le recinzione: "Attento", gridavano. "C'è gente sul marciapiede".
Beh, amici, questo non è un incidente. Sta succedendo. E se pensate che Hillary Clinton batterà Trump con i fatti, l'intelligenza e la logica, be' vi siete persi l'ultimo anno: con 56 primarie e caucus, 16 candidati Repubblicani le hanno provate tutte per fermare Trump ma niente è servito ad arrestare la sua furia devastante. Ad oggi, allo stato attuale, credo che succederà davvero e, per poter affrontare la cosa, ho bisogno che prima ne prendiate coscienza e poi, forse, potremo trovare un modo per uscire dal caos in cui siamo finiti.
Non fraintendetemi. Nutro grandi speranze per il mio paese. Le cose sono migliorate. La sinistra ha vinto la guerra culturale. I gay e le lesbiche possono sposarsi. La maggioranza degli americani ora adotta posizioni liberali in quasi tutti i quesiti elettorali. Paga uguale per le donne. Legalizzazione dell'aborto. Leggi più severe in materia ambientale. Più controllo sulle armi. Legalizzazione della marijuana. Un enorme cambiamento ha avuto luogo: chiedete ai socialisti, che hanno conquistato 22 paesi quest'anno. E per me non c'è alcun dubbio: se le persone potessero votare dal loro divano, con le loro X-box o Playstation, la vittoria di Hillary sarebbe schiacciante.
Ma non funziona così in America. Le persone devono uscire di casa e fare la fila per votare. E se vivono nei quartieri poveri, neri o ispanici, troveranno una fila più lunga e, perdipiù, si sta facendo di tutto per impedire loro di votare. Nella maggior parte delle elezioni è difficile raggiungere il 50% dell'affluenza ai seggi. E qui sta il problema in vista del prossimo novembre: chi avrà gli elettori più motivati, più convinti, alle urne? Conoscete già la risposta a questa domanda. Chi è il candidato con i sostenitori più rabbiosi? Quali fan impazziti si sveglieranno alle cinque del mattino il giorno delle elezioni, incitando le persone per tutto il giorno finché l'ultimo seggio elettorale non sarà chiuso ed assicurandosi che tutti i Tom, i Dick e gli Harry avranno espresso il loro voto? Già, proprio così. È questo l'estremo pericolo che stiamo correndo. E non ingannatevi: non serviranno i convincenti spot di Hillary, o le sconfitte subite da Trump nei dibattiti, né gli ultraliberali che sottragono voti a Trump a fermare la sua corsa.
Ecco i cinque motivi per cui Trump vincerà:
1. La "matematica" del Midwest. Ovvero, benvenuti nella Brexit della Rust Belt. Credo che Trump concentrerà buona parte della sua attenzione sui quattro stati blu della cosiddetta "Rust Belt" a nord dei Grandi Laghi: Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Quattro stati tradizionalmente democratici che hanno eletto governatori repubblicani dal 2010 (solo la Pessylvania, adesso, ha finalmente eletto un democratico). In Michigan, alle primarie di Marzo, sono stati di più i voti per i Repubblicani (1,32 milioni), rispetto a quelli riservati ai Democratici (1,19 milioni). Trump è avanti ad Hillary negli ultimi sondaggi in Pennsylvania mentre ha pareggiato in Ohio. Pareggiato? Come può la corsa essere così ravvicinata dopo tutto quello che Trump ha detto e fatto? Be' forse perché ha detto (correttamente) che il sostegno dei Clinton al NAFTA ha contribuito a distruggere gli stati industriali dell'Upper Midwest.
Trump colpirà Clinton su questo punto e sul supporto che Hillary ha accordato al TPP e ad altre politiche commerciali che hanno sontuosamente fottuto gli abitanti di questi 4 stati. Durante le primarie in Michigan Trump, all'ombra di una fabbrica Ford, ha minacciato l'azienda che se, avesse portato avanti il piano di chiudere la fabbrica e trasferirla in Messico, lui avrebbe applicato una tariffa del 35% su ogni vettura fabbricata in Messico e rispedita agli Stati Uniti. È stata musica per le orecchie degli operai del Michigan. Inoltre, quando Trump ha minacciato i vertici della Apple che li avrebbe costretti a fermare la produzione di iPhone in China, per trasferirla esclusivamente in America, be' i cuori sono andati in estasi e Donald ne è uscito trionfante, una vittoria che sarebbe dovuta andare al governatore vicino, John Kasich.
Da Green Bay a Pittsburgh, questa America, amici miei , è come il centro dell'Inghilterra: al verde, depresso, in difficoltà, le ciminiere che punteggiano la campagna con la carcassa di quella che chiamiamo Middle Class. Lavoratori arrabbiati, amareggiati, ingannati dall'effetto a cascata di Reagan ed abbandonati dai Democratici che ancora cercano di predicare bene ma, in realtà, non vedono l'ora di flirtare con un lobbista della Goldman Sachs che firmerà un gran bell'assegno prima di uscire dalla stanza. Quello che è successo nel Regno Unito con la Brexit succederà anche qui. Elmer Gantry rivive nelle vesti di Boris Johnson e dice qualunque cazzata riesca ad inventarsi per convincere le masse che questa è loro occasione! L'occasione per opporsi a tutti loro, quelli che anno distrutto il loro Sogno Americano! E ora l'Outsider, Donald Trump, è arrivato a dare una ripulita. Non dovete essere d'accordo con lui! Non deve nemmeno piacervi! È la vostra Molotov personale da lanciare ai bastardi che vi hanno fatto questo! Mandate un messaggio ! TRUMP è il vostro messaggero!
Ed ecco che arriva la matematica. Nel 2012, Mitt Romney è stato sconfitto per 64 voti. Sommate i voti espressi da Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Fa 64. Tutto quello che Trump deve fare per vincere è conquistare il supporto degli stati tradizionalmente rossi dall'Idaho alla Georgia (che non voteranno mai per la Clinton), poi avrà soltanto bisogno dei quattro stati della Rust Belt. Non ha bisogno della Florida, non ha bisogno del Colorado o della Virginia. Solo Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. E questo lo farà arrivare in cima. Ecco cosa succederà a Novembre.
2. L'ultimo baluardo del furioso uomo bianco. La nostra era patriarcale, durata 240 anni, sta arrivando alla fine. Una donna sta per prendere il sopravvento! Com'è successo? Sotto i nostri occhi. Ci sono stati segnali d'allarme, ma li abbiamo ignorati. Nixon, il traditore, che ci ha imposto il Titolo IX, legge che stabilisce pari opportunità nei programmi scolastici sportivi. Poi hanno lasciato che le donne guidassero jet commerciali. Prima che ce ne rendissimo conto, Beyoncé prendeva d'assalto il campo del Super Bowl (il nostro gioco) con un esercito di Donne nere, col pugno alzato, a dichiarare che la nostra supremazia è finita. Ah, l'umanità.
Questa era una rapida sbirciatina nella mente dell'Uomo Bianco, specie in via di estinzione. C'è la sensazione che il potere gli sia scivolato dalle mani, che il suo modus agendi non sia più seguito. Questo mostro, la "Feminazi", quella che Trump ha definito una "cosa debordante sangue dagli occhi e non solo" ci ha sconfitti. Ed ora dopo aver sopportato per otto anni un uomo nero che ci diceva cosa fare, dovremmo rilassarci e prepararci ad accogliere i prossimi otto anni con una donna a farla da padrone? Dopodiché, per i successivi otto anni ci sarà un gay alla Casa Bianca! Poi toccherà ai transgender! Vedete che piega abbiamo preso. Finiremo col riconoscere i diritti umani anche agli animali ed un fottuto criceto guiderà il paese. Tutto questo deve finire.
3. Il problema Hillary. Possiamo parlare onestamente, almeno tra noi? E prima di farlo, lasciate che lo dica, mi piace davvero Hillary e credo che le sia stata attribuita una cattiva reputazione che non merita. Ma dopo il voto per la guerra in Iraq, ho promesso che non avrei mai votato per lei un'alra volta. Fino ad oggi, non sono venuto meno alla promessa. Ma, per impedire ad un protofascista di diventare il nostro "comandante supremo" infrangerò la promessa. Putroppo, credo che la Clinton troverà il modo di coinvolgerci in una qualche azione militare. È un falco, alla destra di Obama. Ma il dito da psicopatico di Trump è pronto a premere Il Bottone. Questo è quanto.
Accettiamo la realtà dei fatti: il nostro problema principale non è Trump, è Hillary. È incredibilmente impopolare: quasi il 70% degli eletteori pensa che sia disonesta e inaffidabile. Rappresentante della vecchia politica, che non crede a niente se non alle cose utili a farsi eleggere. Ecco perché il momento prima si oppone al matrimonio gay e quello dopo ne celebra uno. Tra i suoi principali detrattori ci sono le giovani donne: questo deve far male condiderando i sacrifici e le battaglie che Hillary, e altre donne della sua generazione, hanno sopportato per far sì che le esponenti di questa nuova generazione non fossero più costrette a sentire le Barbara Bush del mondo dire loro di chiudere il becco e andare a sfornare biscotti. Ma i ragazzi non la amano, e non passa giorno senza che un millennial non mi dica che non voterà per lei. Nessun democratico, e di certo nessun indipendente, si sveglierà l'8 Novembre e vorrà precipitarsi a votare per Hillary, come invece hanno fatto il giorno dell'elelezione di Obama o quando Bernie ha corso per le primarie. Non c'è entusiasmo. Dal momento che questa elezione si riduce ad una cosa sola (chi tira più persone fuori di casa e le conduce ai seggi), Trump adesso è in testa.
4. "Il voto depresso" degli elettori di Sanders. Smettetela di preoccuparvi che i sostenitori di Bernie non voteranno per la Clinton. Voteremo per lei. I sondaggi già mostrano che ci saranno più elettori di Sanders pronti a votare Clinton quest'anno, rispetto al numero degli elettori di Hillary alle primarie del 2008, che allora votarono per Obama. Non è questo il problema. L'allarme dovrebbe scattare perché quando il sostenitore medio di Bernie si recherà alle urne quel giorno per votare, seppur con riluttanza, per Hillary, esprimerà il cosiddetto "voto depresso": significa che l'elettore non porta con sé a votare altre 5 persone. Non svolge attività di volontariato nel mese precedente alle elezioni. Non parla in toni entusiastici quando gli/le chiedono perché voterà per Hillary. Un elettore depresso. Perché, quando sei giovane, la tua tollerenza verso gli ipocriti e le stronzate è pari a zero. Ritornando all'era Clinton/Bush, per loro è come dover improvvisamente pagare per la musica, o usare MySpace o portarsi in giro uno di quei cellulari giganteschi.
Non voteranno per Trump, qualcuno voterà il terzo partito, molti se ne staranno a casa. Hillary Clinton dovrà fare qualcosa per fornire loro una valida ragione per sostenerela: e scegliere un ragazzo bianco, moderato, insipido e centrista come candidato alla vicepresidenza non è proprio la mossa vincente per dire ai millennial che il loro voto è importate. Avere due donne come candidate, quella sarebbe stata un'idea entusiasmante. Ma Hillary ha avuto paura e ha deciso di andare sul sicuro. E questo è solo uno degli esempi del modo in cui si sta alienando il favore dei più giovani.
5. L'effetto Jesse Ventura. Per non ignorare la capacità dell'elettorato di essere malizioso e non sottovalutare il fatto che milioni di elettori si considerano "ribelli segreti" una volta chiusa la tenda e rimasti soli nella cabina elettorale. È uno dei pochi luoghi della società dove non ci sono telecamere di sicurezza, nessun registratore, non ci sono coniugi, bambini, capi, poliziotti, non c'è neanche un limite di tempo. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi lì dentro e nessuno può farti nulla. Puoi premere il bottone e votare una linea di partito, oppure scrivere Mickey Mouse e Donald Duck. Non ci sono regole. E per questo, e per la rabbia che molti sentono verso un sistema politico corrotto, milioni di persone voteranno per Trump: non perché siano d'accordo con lui, non perché ne adorino il fanatismo e l'ego, ma solo perché possono farlo.
Solo perché manderebbe tutto all'aria e farebbe arrabbiare mamma e papà. Un po' come quando osservi le cascate del Niagara e ti chiedi, per un attimo, come sarebbe oltrepassare quel limite. A tantissime persone piacerebbe interpretare il ruolo del burattinaio e "gettarsi nel vuoto" per Trump, solo per vedere cosa potrebbe succedere. Ricordate quando, negli anni '90, gli abitanti del Minnesota hanno eletto come governatore un wrestler professionista? Non l'hanno fatto perché sono stupidi, né perché pensavano che Jesse Ventura fosse un grande statista o un fine intellettuale politico. Lo hanno fatto solo perché potevano.
Il Minnesota è uno degli stati più intelligenti del paese. È anche pieno di persone con un senso dell'umorismo un po' tetro: votare per Ventura era il loro scherzo ad un sistema politico malato. La stessa cosa succederà con Trump.
Mentre tornavo in albergo, dopo aver partecipato allo speciale di Bill Maher sulla Convention repubblicana andata in onda sulla HBO, sono stato fermato da un uomo. "Mike", ha detto. "Dobbiamo votare per Trump. Dobbiamo stravolgere un po' le cose". Ed è finita lì. Per lui quella motivazione era sufficiente. "Stravolgere le cose". Il Presidente Trump lo farebbe sul serio. E ad una buona fetta dell'elettorato piacerebbe tanto sedere in tribuna e godersi il reality show.
(La settimana prossima posterò i miei pensieri sul "Tallone d'Achille" di Trump e su come ritengo possa essere sconfitto).
Il vostro
Michael Moore.
Questo post è apparso per la prima volta su Huffington Post Usa ed è stato tradotto dall'inglese da Milena Sanfilippo

sabato 16 luglio 2016

IL NUOVO IMPERO – GOOGLE, FACEBOOK, AMAZON, UBER, ETC.: LA SILICON VALLEY È COME ROMA AI TEMPI DELL’IMPERO, MENTRE TUTTI NOI RISCHIAMO DI FARE LA FINE DELLA GIUDEA - L’UNICA COSA CHE POTREBBE FAR DERAGLIARE QUESTO TRENO IN CORSA È UN EVENTO SIMILE ALLA RIVOLUZIONE RUSSA, CON I LAVORATORI CHE SI RIBELLANO CONTRO LA TIRANNIDE DIGITALE

Una straordinaria inchiesta di “Newsweek”, tradotto e pubblicato da “Internazionale” vi aprirà gli occhi sul futuro. "Se i cambiamenti avvenuti dopo il 2007, che hanno portato gli smartphone, i social network e il cloud computing, ci hanno fatto girare la testa, quello che succederà nei prossimi dieci anni potrebbe mandare in corto circuito il cervello"...

la azienda facebookLA AZIENDA FACEBOOKpeter thielPETER THIEL


Peter Thiel, investitore del settore tecnologico, monopolista convinto e sostenitore dell’idea che gli studi universitari si possano saltare, ha generato un senso di angoscia in molte persone preoccupate per la crescente ricchezza e influenza degli imprenditori della Silicon valley.

Di recente si è scoperto che Thiel, fondatore del servizio di pagamenti online PayPal, ha speso dieci milioni di dollari per finanziare segretamente la causa intentata dall’ex wrestler Hulk Hogan contro Gawker, un sito di notizie scandalistiche. Sembra che Thiel volesse semplicemente vendicarsi per alcuni vecchi articoli su di lui. La vicenda è un ulteriore segnale d’allarme sulla capacità dei miliardari della Silicon valley d’imporre la loro volontà.
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Ed è solo uno dei tanti. Facebook è stata accusata di mettere a tacere la stampa conservatrice, e questa accusa non fa che rafforzare le preoccupazioni sul controllo e sulla censura esercitati dal social network sull’informazione. Nel frattempo Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato di Facebook, ha fatto sembrare Thiel un taccagno quando ha pagato trenta milioni di dollari per comprare e demolire le quattro case accanto alla sua, in modo che nessuno potesse sbirciare attraverso le sue finestre.

Di recente Marc Beniof, amministratore delegato della Salesforce, un’azienda informatica con sede a San Francisco, ha minacciato di non fare più affari in Indiana se il parlamento dello stato avesse approvato una legge che discriminava le persone Lgbt, e alla fine il provvedimento è stato ritirato. E il successo di Donald Trump alle primarie repubblicane è stato in larga misura alimentato da elettori convinti che la tecnologia gli stesse portando via il lavoro.

oracle building, silicon valleyORACLE BUILDING, SILICON VALLEY
Le preoccupazioni sul potere della Silicon valley non sono limitate agli Stati Uniti. Google e Netlix stanno mandando su tutte le furie la Commissione europea, il governo cinese sta opponendo una strenua resistenza contro la Apple, e di recente l’India ha bloccato un progetto di Facebook per l’accesso gratuito a internet temendo di perdere il controllo delle proprie infrastrutture di connessione.

mappa silicon valleyMAPPA SILICON VALLEY
“Ci sono delle condizioni da rispettare se vogliamo evitare che l’India diventi una colonia digitale”, ha dichiarato ai giornalisti Sharad Sharma, del centro studi iSpirit, con sede a Bangalore. Ma la realtà è che l’impero della Silicon valley è appena nato. Le tecnologie di nuova generazione sviluppate soprattutto da aziende californiane – dall’intelligenza artificiale alle stampanti 3d fino ai codici di sicurezza blockchain – smetteranno presto di essere prototipi e diventeranno servizi di uso comune, che metteranno in discussione i nostri concetti di produzione, denaro, sovranità nazionale e molto altro.

Se i cambiamenti avvenuti dopo il 2007, che hanno portato gli smartphone, i social network e il cloud computing, ci hanno fatto girare la testa, quello che succederà nei prossimi dieci anni potrebbe mandare in corto circuito il cervello. Tutto questo è un bene oppure no? È difficile rispondere, come sarebbe stato difficile rispondere alla stessa domanda duemila anni fa, ai tempi dell’impero romano.

Si spera che a lungo termine il processo in corso sia utile all’umanità, ma potremmo dover aspettare un paio di secoli prima di saperlo davvero. La Silicon valley adora la parola disruption, un termine che fa riferimento alla forza dirompente delle innovazioni tecnologiche. E ora sta usando questa forza contro il vecchio mondo.
MARK ZUCKERBERG E LA MOGLIEMARK ZUCKERBERG E LA MOGLIE

A giugno Mary Meeker, analista ed esperta di tecnologie, ha pubblicato la sua analisi annuale sul settore, da cui emerge in modo evidente che la Silicon valley ha ormai un ruolo sempre più importante nell’economia globale. Per fare un esempio, Meeker elenca le venti maggiori aziende tecnologiche del 2015. Dodici sono statunitensi, sette sono cinesi e una è giapponese. Nessuna ha sede in Europa, in India o in altre regioni.

Le aziende statunitensi rappresentano il 76 per cento della capitalizzazione azionaria totale e l’87 per cento dei ricavi. Delle dodici società con sede negli Stati Uniti, solo una non si trova nella Silicon valley. Per capire meglio la diffidenza nei confronti dell’industria hi-tech californiana basta considerare il caso dell’India, dove il numero di persone che usano internet sta crescendo più velocemente che in qualsiasi altro posto al mondo. La gran parte del traffico proviene da dispositivi mobili.

Le tre applicazioni più scaricate sugli smartphone degli indiani sono di proprietà di Facebook (Facebook, WhatsApp e Facebook Messenger). Inoltre quasi tutti i telefoni cellulari in India hanno sistemi operativi Android, di proprietà di Google, o iOS, creato dalla Apple. Questo vuol dire che una porzione molto grande del più dinamico settore dell’economia indiana genera profitti che finiscono nella Silicon valley.

PETER THIELPETER THIEL
Processi simili sono in corso in tutti i paesi del mondo, a parte posti come la Corea del Nord. Negli ultimi anni la Silicon valley ha cominciato a ricavare profitti non solo dalla tecnologia ma anche da settori che un tempo non erano digitalizzati o erano legati a dinamiche locali. Uber, l’azienda californiana di trasporto privato, che connette autisti e passeggeri attraverso un’app, è un esempio di questa nuova tendenza. La società trattiene il venti per cento della tariffa di ogni corsa.

Pensate invece alla Francia, dove il cento per cento dei soldi spesi per le corse in taxi rimane all’interno del paese. Se Uber dovesse controllare un’importante fetta del settore dei taxi francese, il venti per cento dei profitti uscirebbe dalla Francia. E ora provate a immaginare questo meccanismo in tutti i settori, in tutti i paesi. Oppure pensate ad Alphabet, l’azienda madre di Google. Secondo la rivista statunitense Adweek, Alphabet controlla il 12 per cento di tutti i soldi spesi globalmente per la pubblicità sui mezzi d’informazione.

ALPHABET - GOOGLEALPHABET - GOOGLE
Non era mai successo prima che un’unica azienda controllasse una quota così grande di questo mercato. E non c’è dubbio sul fatto che Google stia succhiando molto denaro da paesi che non sono gli Stati Uniti: nel 2015 il 54 per cento dei suoi ricavi totali, circa 75 miliardi di dollari (67 miliardi di euro), proveniva dall’estero. Due paesi diversi Osservando la situazione dell’economia globale, si nota che il settore tecnologico è uno dei pochi che sta crescendo in modo significativo.

zuckerberg facebook streamingZUCKERBERG FACEBOOK STREAMING
Le statistiche di Meeker mostrano che in sei degli ultimi otto anni la crescita del pil mondiale è stata sotto la media. Se la crescita globale è stagnante mentre quella del settore tecnologico è sostenuta, vuol dire che gli altri settori se la passano davvero male. E, se la maggior parte delle entrate del settore tecnologico finisce nelle tasche di aziende con sede nella Silicon valley, è evidente che questa regione degli Stati Uniti è oggi uno dei principali motori dell’economia mondiale e sta ricevendo denaro da buona parte del pianeta.
steve jobs lancia l iphone nel 2007STEVE JOBS LANCIA L IPHONE NEL 2007

Nella sua campagna elettorale per le presidenziali statunitensi Trump continua a dire che gli Stati Uniti stanno perdendo. Ma si sbaglia: per quanto riguarda il settore tecnologico, il paese sta chiaramente vincendo, e anche in maniera clamorosa. Il problema è che la Silicon valley è solo una piccola fascia della California tra San Francisco e San Jose, mentre nel resto degli Stati Uniti la realtà economica è molto diversa.
zuckerbergZUCKERBERG

In questo senso la Silicon valley è come Roma ai tempi dell’impero, mentre tutti noi rischiamo di fare la fine della Giudea. Oggi negli Stati Uniti esistono due paesi diversi: uno è composto da atomi, l’altro da bit. Il primo è fatto di manifattura, vendita al dettaglio, servizi e ristoranti, attività all’antica che si possono vedere e toccare con mano. E che se la passano molto male.

A maggio la crescita dell’occupazione negli Stati Uniti è stata la più bassa degli ultimi cinque anni e il settore manifatturiero ha perso circa diecimila posti di lavoro. Da anni gli stipendi della classe media hanno smesso di crescere. Molti dipendenti sono stati sostituiti da software. Nei sondaggi i sostenitori di Trump dichiarano la loro rabbia e il loro senso d’impotenza. Per loro votare per Trump è un modo di reagire a questa situazione.

Dall’altra parte del fossato c’è il paese tecnologico, fatto di persone che scrivono codici, analizzano dati, creano app e investono in startup. Porzioni di questo paese esistono in tutti gli Stati Uniti, ma le concentrazioni maggiori si trovano in città come Boston, New York, Washington e Seattle, dove hanno sede importanti aziende tecnologiche. Ma non sono paragonabili per importanza alla Silicon valley, tempio di miliardari postadolescenti, dove le proprietà immobiliari sono sempre più costose, le autostrade sono piene di macchine elettriche e le università sfornano talenti in continuazione.
IPHONE SEIPHONE SE

Da quelle parti ci sono sempre più soldi, investiti in un numero sempre maggiore di aziende. Nei primi tre mesi del 2016 le aziende californiane, quasi tutte con sede nella Silicon valley, hanno potuto contare su 396 milioni di dollari di investimenti, circa il triplo di quelli di New York. E la ricchezza creata nella Silicon valley tende a restare nella Silicon valley. Anche quando si quotano in borsa, difficilmente queste aziende fanno la fortuna degli abitanti del resto del paese. Basta vedere chi sono i quaranta principali possessori di azioni di Facebook. Quasi tutti vivono nella Silicon valley (Peter Thiel possiede il 2,5 per cento delle azioni, per un valore di due miliardi di dollari).

L’ANNO DEGLI UNICORNI
ZUCKERBERG REALTA' VIRTUALEZUCKERBERG REALTA' VIRTUALE
Quando le persone in gamba vogliono creare un’azienda tecnologica vanno nella Silicon valley. Patrick e John Collison sono due fratelli cresciuti in un piccolo paesino irlandese. Dopo aver studiato a Boston, nel 2010 hanno creato l’azienda di pagamenti online Stripe, e nel 2011 hanno ottenuto due milioni di finanziamento da tre investitori: Sequoia Capital, Andreessen Horowitz e… Peter Thiel.

Oggi Stripe vale più di cinque miliardi di dollari. Non ha sede in Irlanda né a Boston ma nella Silicon valley. Enrico Moretti, professore d’economia all’università della California, a Berkeley, è l’autore di La nuova geografia del lavoro (Mondadori 2013). Nel suo libro Moretti ha analizzato i dati economici e ha scoperto che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare in quest’epoca iperconnessa, la geografia occupa un ruolo importante nel settore tecnologico.

“Per quanto riguarda l’innovazione, il successo di un’azienda non dipende solo dalla qualità dei dipendenti ma anche da altri fattori, come per esempio l’intero ecosistema che la circonda”, scrive Moretti. “È più difficile delocalizzare l’innovazione rispetto alla manifattura tradizionale”. Il settore dell’acciaio o quello calzaturiero possono spostarsi dove il costo del lavoro e delle risorse è più basso.

il primo profilo facebook fu di zuckerbergIL PRIMO PROFILO FACEBOOK FU DI ZUCKERBERG
L’industria tecnologica, invece, ha bisogno di concentrarsi in pochi luoghi, e la Silicon valley è la più potente delle calamite. Nel 2015 la stampa statunitense ha cominciato a parlare degli “unicorni”, le aziende tecnologiche con una valutazione superiore al miliardo di dollari. Le valutazioni hanno cominciato a raggiungere livelli folli e si è cominciato a parlare di una nuova bolla finanziaria.

Nel libro Play Bigger, che ho scritto insieme a tre consulenti delle startup della Silicon valley, ho cercato di fare luce su questo fenomeno. Un’epoca altamente connessa come quella attuale ha creato un ambiente nel quale un’azienda tende a creare e a dominare un nuovo settore d’affari (come hanno fatto Facebook, Airbnb e molti altri), ottenendo un immenso successo.

La Silicon valley è la regione del mondo che riesce a creare il maggior numero di queste regine del settore, e le prossime esponenti di questa categoria diventeranno le aziende più ricche della loro generazione.

RABBIA POPOLARE
È probabile che queste future dominatrici faranno sembrare poca cosa quelle attuali come Facebook o Google. L’intelligenza artificiale è una tecnologia rivoluzionaria, e sarà la base per invenzioni che oggi riusciamo a malapena a immaginare. Che ne dite di un piccolo drone che funziona tramite intelligenza artificiale ed è in grado d’imparare a muoversi intorno a un edificio e a sorvegliarlo, sostituendo le guardie giurate? Tra poco sarà realtà.

MICROSOFT SILICON VALLEYMICROSOFT SILICON VALLEY
Le stampanti 3d diventeranno così efficaci che un’azienda come la Nike non dovrà più produrre scarpe in Asia e poi spedirle negli Stati Uniti. Le basterà “stamparle” in una rete di migliaia di piccole fabbriche sparse in varie città, dove i clienti potranno ritirare le loro nuove scarpe da ginnastica. Blockchain, la complessa tecnologia alla base dei bitcoin, ha appena cominciato a rimodellare il settore finanziario.

La realtà virtuale si evolverà a un punto tale da rivoluzionare cose come il turismo, lo sport e le visite dal medico. A tutto questo si aggiungono i nuovi sviluppi nella biotecnologia e nella robotica. L’impatto sarà enorme. Secondo Hemant Taneja, della compagnia d’investimenti General Catalyst Partners, ci stiamo avviando verso un “ripensamento globale del lavoro”.
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Tra non molto tutti i prodotti e i servizi cambieranno forma e saranno riassemblati attraverso dati, intelligenza artificiale e altre nuove tecnologie. Naturalmente a trarne vantaggio non saranno solo aziende con sede nella Silicon valley. Ma è importante notare che la maggioranza delle aziende che stanno cominciando a rivoluzionare il mondo del lavoro si trovano in California.

In futuro le poche aziende capaci di dominare i nuovi settori otterranno profitti enormi, in tutto il mondo, e per gli altri sarà sempre più difficile stare al passo. Se prendete in mano il vostro telefono, troverete molte cose per le quali un tempo pagavate e che oggi sono gratuite, come una macchina fotografica o una torcia. Non c’è bisogno di comprare un giornale, perché le notizie sono gratuite. Con Skype le chiamate internazionali sono economiche. E su Spotify la musica è gratis o a buon mercato.

IPHONE SEIPHONE SE
Lo smartphone è solo uno dei tanti esempi dell’impatto della tecnologia e della globalizzazione: rende sempre più cose gratuite o a buon mercato, abbassando per molti versi il costo della vita. Questo vale anche per i beni materiali: la tecnologia e la globalizzazione ci permettono di comprare vestiti da H&M a un prezzo molto più basso di quanto avremmo pagato vent’anni fa. E questa tendenza non farà altro che accelerare. Detta così sembra una cosa positiva.
La notte del coguaro alla Silicon ValleyLA NOTTE DEL COGUARO ALLA SILICON VALLEY

Ma è proprio questa dinamica che sta distruggendo la classe media, facendo sparire posti di lavoro e riducendo i salari. Se ci sono più cose gratuite o economiche, sono meno le persone che possono guadagnare producendo e vendendole. Al contrario, quando qualcosa si riduce a un’applicazione, le persone che possono produrla e commercializzarla in tutto il mondo sono relativamente poche, e sono loro ad assicurarsi tutti i guadagni. Pensate alle mappe.

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Fino a qualche tempo fa c’erano molte aziende che le stampavano e tanti negozi che le vendevano. Oggi per i consumatori di tutto il mondo esiste di fatto una sola azienda produttrice di mappe, Google, che ha sede in California e tiene per sé tutti i soldi generati dal settore delle mappe. E la maggior parte dei posti di lavoro che un tempo erano legati a questo settore oggi sono scomparsi. Per buona parte di chi vive fuori dalla Silicon valley gli effetti negativi causati da questa situazione cominciano a essere più pesanti di quelli positivi.

Google alla Silicon ValleyGOOGLE ALLA SILICON VALLEY
Amiamo i nostri telefoni, le nostre app e le altre cose a buon mercato, ma non ci piace sentirci economicamente marginalizzati. Una vicenda come quella di Thiel contro Gawker rafforza l’idea che un gruppo molto ristretto di persone abbia sempre più potere. In campagna elettorale Trump ha fatto leva sull’angoscia della classe media per il futuro.

E lo stesso ha fatto il candidato democratico Bernie Sanders, che però non si è accorto che la sua è una guerra del passato: in futuro i cattivi da combattere non saranno più i prevedibili capitalisti di Wall street ma quelli che percorrono la Route 101 della California. Se si osservano tutte le tendenze in corso, si può facilmente concludere che nella Silicon valley esisterà la più grande concentrazione di potere al mondo.
brogrammer il maschio della silicon valleyBROGRAMMER IL MASCHIO DELLA SILICON VALLEY

A farne le spese saranno praticamente tutti gli altri luoghi della Terra. L’unica cosa che potrebbe far deragliare questo treno in corsa è un evento simile alla rivoluzione russa, con i lavoratori che si ribellano contro la tirannide. La prospettiva non sembra imminente ma è un’eventualità che la Silicon valley deve prendere in considerazione e a cui deve cercare di porre rimedio. Altrimenti si troverà a fronteggiare attacchi sempre più forti da parte dei governi, degli attivisti o dei cittadini indignati.
silicon valleySILICON VALLEY

Per il settore sarebbe un incubo dover sottostare a un’autorità di regolamentazione, come succede per l’energia elettrica e le telecomunicazioni: settori che un tempo avevano inventato tecnologie all’avanguardia ma che in seguito, sottoposte all’autorità del governo, si sono trasformati in macchine burocratiche sonnecchianti.

brogrammer il maschilismo della silicon valleyBROGRAMMER IL MASCHILISMO DELLA SILICON VALLEY
Per decenni gli attori più dinamici e influenti del mondo tecnologico si sono concentrati in maniera quasi esclusiva sullo sviluppo dell’innovazione e la creazione di nuove aziende. In questa nuova fase devono assicurarsi che anche il resto del mondo ne ottenga i benefici. Altrimenti, prima o poi, Peter Thiel potrebbe ritrovarsi a dover fare i conti con la rabbia della folla.

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