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venerdì 29 gennaio 2016

Fisco, illegittime le multe dell'Agenzia delle Entrate fatte senza contraddittorio

LA SENTENZA TERREMOTO DEL FISCO


Fisco, illegittime le multe dell'Agenzia delle Entrate fatte senza contraddittorio
Sono illegittime le multe del Fisco "a tavolino", senza contraddittorio o basate su semplici verifiche a distanza dell'Agenzia delle Entrate, magari solo telefoniche.  Si prevede una pioggia di ricorsi da parte dopo la sentenza della Commissione tributaria regionale di Torino: i contribuenti, infatti, hanno sempre diritto a difendersi di persona ricevendo in cambio un documento che registri il confronto con gli esattori. Secondo quanto riporta il Quotidiano nazionale, potrebbe essere un piccolo terremoto fiscale, con migliaia di accertamenti non validi, anche perché la sentenza fa riferimento a imprese e professionisti, ma molto probabilmente si estenderà ai privati.
Il verbale obbligatorio - I giudici hanno così bocciato una delle condotte più ricorrenti dell'Agenzia delle Entrate, che chiede documenti al contribuente e una volta ricevutili lascia passare tempo prezioso, passando direttamente alla richiesta di imposte non pagate (e sanzioni), saltando a pie' pari la fase del contraddittorio e ovviamente senza emettere il (dovuto e obbligatorio) verbale di constatazione (Pvc). Un iter che secondo la Commissione tributaria potrebbe violare lo Statuto del contribuente. 

mercoledì 20 gennaio 2016

FELTRI CONTRO FELTRI - MATTIA RISPONDE ALLA STRONCATURA DEL PADRE: ''IL PROBLEMA DI TANGENTOPOLI, COME DI OGGI, NON SONO MAGISTRATI SPIETATI E GIORNALI. LA MALATTIA SONO GLI ITALIANI. IL COLOSSALE DEBITO PUBBLICO NON FU COLPA DELLE TANGENTI, MA DELL'ASSISTENZIALISMO FATTO DI WELFARE E PUBBLICO IMPIEGO, PIÙ EVASIONE FISCALE DEGLI AUTONOMI''

La magistratura fu pessima come pessimi fummo tutti noi, semmai disponeva di armi micidiali; al linciaggio del pentapartito, che ci aveva tenuti dalla parte giusta della storia, e cioè lontani da Mosca, parteciparono i giudici e gli ex comunisti, politici e imprenditori, giornalisti e popolo eccitato, tutti a ritagliarsi un ruolo. All'ultimo minuto. Come al solito...



Giovedì scorso è uscito un mio libro - «Novantatré. L' anno del Terrore di Mani pulite», edito da Marsilio - e ieri il «Giornale» ne ha pubblicato un' ampia stroncatura firmata da Vittorio Feltri, cioè mio padre. Non c' è stupore né amarezza, abbiamo un rapporto eccellente e franco: in «Novantatré» lui è «scaraventato nella discarica dei reietti», per usare le sue parole, ma sappiamo entrambi che non c' è niente di personale.

MATTIA E VITTORIO FELTRIMATTIA E VITTORIO FELTRI
E poi su Mani pulite discutiamo da decenni, io spretato e critico, mio padre più favorevole, sebbene non entusiasta come quando dirigeva l'«Indipendente»; talvolta pare che ci stiamo avvicinando e invece no, ognuno resta al punto di partenza. Ci resta soprattutto lui, che mi rimprovera di trascurare «furti su furti, per decenni impuniti» da parte dei politici che «spendevano e spandevano senza requie» e per questo «il debito pubblico impazziva e ne soffriamo ancora gli effetti devastanti».
mattia feltri novantatreMATTIA FELTRI NOVANTATRE

Dunque «se la Giustizia ha sbagliato al 30 per cento, i ladri della Prima Repubblica hanno sbagliato al 70». Eppure il pentapartito non pensò mai di «legittimare il finanziamento privato della politica» perché sennò «zero margini per appropriazioni indebite». Infine, «Craxi quando disse che il ladrocinio era un male comune colse nel segno. Sul piano storico e politico pronunciò un discorso condivisibile (...) su quello giudiziario egli aveva torto: non esistono malversazioni a fin di bene».

tangentopoliTANGENTOPOLI
Sono un po' in imbarazzo perché la disputa mi sembra fuori fuoco: la disonestà generale della classe politica non è contestata, ma è il presupposto - nell' introduzione avverto che il libro non è negazionista, «le mazzette c' erano, i colpevoli c' erano, il sistema era talmente diffuso da coinvolgere tutti...» - esattamente come era il presupposto di Bettino Craxi che nel luglio del 1992, all' alba della grande inchiesta, riconobbe davanti a un Parlamento silente e vile che «fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati».
tribunale di milano mani puliteTRIBUNALE DI MILANO MANI PULITE

Né impunità né «malversazione a fin di bene», piuttosto Craxi aggiunse che nessuno aveva diritto di nascondersi dietro un' onestà provvisoria, e da questa considerazione, politica, non penale, bisognava trarre le conseguenze. Un nuovo regime fondato sulla menzogna delle mani pulite vincenti sulle mani sporche non sarebbe andato lontano. Come poi si è visto.

antonio di pietro magistratoANTONIO DI PIETRO MAGISTRATO
Mi spiace che le mie pagine vengano lette come i tempi supplementari del derby politica-magistratura. Non ci credo più da secoli. La magistratura fu pessima come pessimi fummo tutti noi, semmai disponeva di armi micidiali; al linciaggio del pentapartito, che ci aveva tenuti dalla parte giusta della storia, e cioè lontani da Mosca, parteciparono in massa con sanguinario disincanto i giudici e gli ex comunisti, seconde file della politica e imprenditori, giornalisti e popolo eccitato, tutti a ritagliarsi uno spazio e un ruolo nell' Italia che rinasceva, e a ritagliarselo all' ultimo minuto, come al solito.
craxi le monetine all hotel raphaelCRAXI LE MONETINE ALL HOTEL RAPHAEL

Si esultava collettivamente a ogni arresto e a ogni suicidio perché avevamo trovato il capro espiatorio. E fummo così inconsistenti e sprovveduti da restare senza fiato quando si andò a sbattere contro l' esito della scalcagnata rivoluzione: nel '93 avevano diritto di cittadinanza soltanto i partiti eredi delle tradizioni assassine del Novecento, postcomunisti e postfascisti, condannati dalla storia, ma assolti in tribunale.
Ed era già troppo tardi.
mani puliteMANI PULITE

Il mio libro si chiama «Novantatré» (come ha capito perfettamente Gianni Riotta, che lo ha recensito per la «Stampa») ma si potrebbe chiamare Sedici. Perché da ventitré anni continuiamo a raccontarci una favoletta insopportabile: tutta colpa della casta.

il pool di mani puliteIL POOL DI MANI PULITE
Anche mio padre fa risalire il debito pubblico anzitutto alle tangenti, quando invece è stato contratto per garantire un colossale assistenzialismo fatto di welfare e pubblico impiego, per sopportare l' assenteismo degli statali e l' evasione fiscale degli autonomi: chi viveva e continua a vivere al di sopra delle proprie possibilità è un Paese intero. Il problema del «Novantatré» è lo stesso problema del Sedici: la malattia sono gli italiani. Se abbiamo questa politica e questa magistratura e questo giornalismo è perché siamo questa Italia.

Brosio davanti al palazzo di giustizia durante tangentopoliBROSIO DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DURANTE TANGENTOPOLI

martedì 12 gennaio 2016

Libertà di commercio chiama libertà di lettura e non solo. Il caso argentino

da ilfoglio.it

Ragionamenti attorno a una chicca protezionista
di Serena Sileoni | 12 Gennaio 2016 ore 16:35
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Cristina Kirchner (foto LaPresse)
Ogni giorno il Foglio prova a arginare i profluvi intellò contro il capitalismo, la globalizzazione, l’imperialismo economico (statunitense, eccetto Barack Obama si intende), contro quelli è #tuttacolpadelliberismo, rimarcando invece come il modello capitalistico, la libertà economica delle persone siano un aspetto inscindibile della libertà umana a cui nessuno di noi sarebbe disposto a rinunciare. Un discorso non semplice da opporre al buonismo imperante di quelli che esistono i diritti civili e solo dopo i rapporti economici, perché è un discorso che chiede molta più ragione che emotività.

ARTICOLI CORRELATI Il vento nuovo di Buenos Aires spazza il populismo monetarioNei discorsi difficili, gli esempi sono utili. L’Argentina ne offre uno sul fatto che la quintessenza della libertà di espressione è la medesima della libertà di intrapresa economica. Nel 2012, l’improvvido governo di Cristina Kirchner, mentre vietava la conversione di pesos in dollari verso i quali gli argentini stavano fuggendo a causa dell’iperinflazione (la stessa cura che vorrebbero i no euro e i nostalgici della moneta nazionale, tanto che Grillo nel 2011 scriveva “Facciamo come l’Argentina!!!”), tra le tante misure protezionistiche approvava un regolamento che, di fatto, impediva l’importazione di pubblicazioni stampate all’estero. Ridicola o urticante la motivazione, giudicate voi: il governo era intenzionato a controllare la quantità di piombo nell’inchiostro degli stampati importati, per proteggere la salute dei lettori all’atto dello sfogliare col dito le pagine. Per fare ciò, l’acquisto di un libro dall’estero doveva passare per le forche di certificazioni e controlli kafkiani per poi essere ritirato alla dogana aeroportuale. Cioè, niente consegna a domicilio. E’ evidente che l’obiettivo del governo argentino non aveva nulla a che vedere con la salute, e molto a che vedere col mercantilismo. Chi ha elogiato e magari continua a elogiare – insieme agli altri neosocialismi latinoamericani – il mix di socialismo, protezionismo e autarchia dell’èra Kirchner come orgogliosa e vincente risposta al capitalismo e all’odiato neoliberismo – dal premio Nobel americano Paul Krugman (“Una storia di successo”) alla politica socialista francese Ségolène Royal (“Un paese che ha saputo riprendere in mano il proprio destino dopo che i dogmi neoliberali lo avevano così tanto danneggiato”) al leader della sinistra italiana Nichi Vendola (“Piuttosto che inchinarci agli dèi pagani del liberismo, impariamo da quello che hanno fatto il Brasile o l’Argentina”) – dovrebbe iniziare a meditare sul fatto che difendere il mercato nazionale da quelli stranieri non vuol dire solo aumentare i dazi o sussidiare le proprie imprese. Se fosse solo questo, sarebbe più comprensibile, a prescindere dalla correttezza, sostenere che ci siano interessi economici nazionali superiori da difendere.

Quello su cui dovrebbero meditare, invece, è che impedire l’importazione di pubblicazioni stampate all’estero è sì una misura economica, ma è una misura economica che ricade anche sulla libertà fondamentale di espressione. Vuol dire infatti limitare la circolazione delle idee, condizionare la cultura, deprimere quel pluralismo culturale che proprio l’intellighenzia di sinistra, tanto spaventata dal “neoliberismo” e simpatizzante per le democrazie latinoamericane, invoca contro l’imperialismo capitalista. Il nuovo governo di Mauricio Macri è ora intenzionato a eliminare il divieto. Chissà se su questo ha meditato il grande scrittore Sepulveda, il quale in un’intervista al Manifesto del 31 dicembre scorso ha amaramente dichiarato che Macri “ha vinto le elezioni con un discorso distruttivo, teso a negare tutte le conquiste realizzate dal governo precedente e a instaurare un governo neoliberista sul modello cileno”.

venerdì 1 gennaio 2016

Il guru Zichichi smonta le eco-balle: clima e smog, cosa sta succedendo


Il guru Zichichi smonta le eco-balle: clima e smog, cosa sta succedendo
"Proibiamo di immettere veleni nell'aria con leggi draconiane" ma ricordiamoci che "l'effetto serra è un altro paio di maniche, e noi umani c'entriamo poco. Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terrà sarà surriscaldata. La storia del climate change è un'opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l'indimostrabile".Antonio Zichichi, 85 anni, in una intervista a Il Mattino avverte: "Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni".E poi si chiede Zichichi: "In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni".
Lo scienziato spiega che "per dire che tempo farà tra molti anni,dovremmo potere descrivere l'evoluzione del tempo istante per istante sia nello spazio che nel tempo. Ma questa evoluzione si nutre anche di cambiamenti prodotti dall'evoluzione stessa. È un sistema a tre equazioni che non ha soluzione analitica". Quindi perché molti scienziati concordano sul riscaldamento globale? "Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un'altra cosa".
E "occorre distinguere nettamente tra cambio climatico e inquinamento. L'inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causal'operato dell'uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un'enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L'azione dell'uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali a oggi gli scienziati, come dicevo, non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future. Ma io sono ottimista".
29 Dicembre 2015 - www.liberoquotidiano.it