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mercoledì 29 aprile 2015

Cave e marmo, così nascono i valori medi

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Carrara: la base di partenza è il “prezzario” definito da palazzo comunale e poi incrociato con le produzioni delle varie cave: il massimo, 530 euro

CARRARA. In attesa che sulla base della nuova legge regionale venga definito (una bozza gira da tempo) e approvato il regolamento degli agri marmiferi che permetterà la piena tassazione anche dei cosiddetti beni estimati - beni considerati privati ma che la Regione ha riportato alla piena titolarità del Comune e quindi dei cittadini - al momento la tassazione va avanti sulla base del valore medio attribuito dall’amministrazione alle varie cave. Oppure, per quelle cave che avevano aderito all’accordo del 2008, si mantiene la relativa tassazione, in attesa che il nuovo regolamento abbia la piena operatività.
I PREZZI BASE USATI DAL COMUNE PER ATTRIBUIRE I VALORI MEDI


Il punto di partenza, per l’attribuzione dei valori medi, è uno schema, che riproduciamo, con il quale il Comune di fatto ha stabilito un prezzario empirico. A ogni qualità-varietà corrisponde una valutazione. La prima anomalia è che il massimo previsto dallo schema di palazzo comunale, e valido per il 2014 (l’annata presa in esame dai revisori dei conti e che, come diciamo nella pagina precedente, è al centro di varie controversie promosse da palazzo civico), sono i 3.250 euro per lo statuario di prima scelta.
Un prezzo approssimato per difetto: non lo diciamo noi, ma lo dicono ampiamente le carte dell’inchiesta sul nero alle cave, quelle per le quali i prezzi di blocchi pregiati arrivano ai quattromila euro. Come minimo, quindi per lo statuario di prima scelta bisognava alzare l’asticella a quota 3.600-3.800 euro. Anche sul Calacatta di prima scelta i 3.000 euro sono un po’ al ribasso a nostro avviso: negli ambienti economici e del settore si favoleggia di Calacatta di prima scelta venduto a 5mila euro la tonnellata. Forse non saremo a quei livelli, o almeno non per la norma, ma 3mila sono pochini.
La prima anomalia nella costruzione dei valori medi parte quindi dal prezzario attribuito soprattutto ai prodotti più pregiati. Per quelli meno pregiati, le differenze sono meno marcate, ma esistono. Differenze di 50-100, anche 200 euro. Ma ammettiamo che nei prezzi più bassi, uno per l’altro, possa anche andare bene il prezzario: d’altra parte, sappiamo che le grandissime ricchezze riguardano una quindicina di famiglie, e se chi ha i materiali meno pregiati e a volte tira avanti con fatica, non ha una tassazione pressante, insomma, poco male.
Nel tabellone è riportata la tassazione in vigore. Quella in sostanza che non prende ancora in considerazione i beni estimati. Quindi, nella casella del canone di concessione, quelle che hanno il trattino significa che sono al 100% beni estimati. Si vede poi che la cava che paga di più a tonnellata è la Ruggetta A dei Borghini, poco meno di 45 euro a tonnellata (alle quotazioni di oggi, circa l’1 per cento reale...), anche se non è quella che ha il valore medio più elevato (480 euro a tonnellata). Il più elevato, 530 euro, è attribuito alla Fb Cave di Mazzi, presidente della Cassa di Carrara (è proprio di un blocco Fb venduto a 3.800 euro la tonnellata che si parla nelle carte dell’inchiesta della Finanza), ma avendo una quota di beni estimati, paga meno di 37 euro a tonnellata. Come si vede dalla tabella, ci sono poi due cave a 400 euro (Bettogli B e Calocara A), una a 300 (Bettogli A). Molte sono sotto i 100 euro.

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Nelle statistiche periodiche si spiega che il valore medio all’esportazione è di 210 euro... Ma andiamo avanti. Per attribuire i valori medi la base di partenza è il prezzario. Poi, a ogni cava il Comune accoppia una produzione specifica da cui si deduce il prezzo medio finale. Ad esempio, la Bettogli Zona Mossa cava 67 della Vanelli Aldo Marmi. Il Comune attribuisce un 10% di produzione di statuario di prima scelta; di questo 10%, solo il 10% è di blocchi; il 30% di blocchi difettosi e semisquadrati, il 60% di informi; quindi, il 10% del 10%, solo l’1 per cento di quello che viene giù è blocco da 3.250 euro la tonnellata. E così via: di statuario di seconda scelta, ce n’è il 10%; di questo 10%, il 20 per cento è in blocchi da 1.500 euro.
Il resto, la stragrande maggioranza, è di Venato C-D e Venato D; così si arriva a 250 euro la tonnellata. Come fa la Ruggetta A, che non ha statuario ma Calacatta ad avere 480 euro di valore medio? La partenza è che di Calacatta prima scelta ha solo il 10 per cento, e di questo 10 per cento, solo il 30% è in blocchi (quindi il 3 per cento del totale dell’escavato); il Calacatta seconda scelta è il 40% della produzione, di cui il 30 per cento in blocchi (il 13% dell’escavato).

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Insomma, un lavoro certosino, fatto per tutte le cave che non hanno aderito all’accordo del 2008. Il record di valore medio è come detto alla Calocara B. Qui lo statuario di prima scelta è al 20 per cento della produzione, e di questo 20 per cento, un altro 20 per cento è in blocchi. Quindi, il 4% del totale è da 3.250 la tonnellata (per il Comune). Seconda scelta, un altro 20 per cento, di cui il 30% in blocchi. E c’è molto Venato D, il 40% del totale, di cui il 40% di blocchi. Poi blocchi difettosi e informi. Domanda d’obbligo: i dati sono tutti reali, certificati, assodati, inattaccabili?


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