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mercoledì 29 aprile 2015

Cave e marmo, così nascono i valori medi

www.iltirreno.gelocal.it

Carrara: la base di partenza è il “prezzario” definito da palazzo comunale e poi incrociato con le produzioni delle varie cave: il massimo, 530 euro

CARRARA. In attesa che sulla base della nuova legge regionale venga definito (una bozza gira da tempo) e approvato il regolamento degli agri marmiferi che permetterà la piena tassazione anche dei cosiddetti beni estimati - beni considerati privati ma che la Regione ha riportato alla piena titolarità del Comune e quindi dei cittadini - al momento la tassazione va avanti sulla base del valore medio attribuito dall’amministrazione alle varie cave. Oppure, per quelle cave che avevano aderito all’accordo del 2008, si mantiene la relativa tassazione, in attesa che il nuovo regolamento abbia la piena operatività.
I PREZZI BASE USATI DAL COMUNE PER ATTRIBUIRE I VALORI MEDI


Il punto di partenza, per l’attribuzione dei valori medi, è uno schema, che riproduciamo, con il quale il Comune di fatto ha stabilito un prezzario empirico. A ogni qualità-varietà corrisponde una valutazione. La prima anomalia è che il massimo previsto dallo schema di palazzo comunale, e valido per il 2014 (l’annata presa in esame dai revisori dei conti e che, come diciamo nella pagina precedente, è al centro di varie controversie promosse da palazzo civico), sono i 3.250 euro per lo statuario di prima scelta.
Un prezzo approssimato per difetto: non lo diciamo noi, ma lo dicono ampiamente le carte dell’inchiesta sul nero alle cave, quelle per le quali i prezzi di blocchi pregiati arrivano ai quattromila euro. Come minimo, quindi per lo statuario di prima scelta bisognava alzare l’asticella a quota 3.600-3.800 euro. Anche sul Calacatta di prima scelta i 3.000 euro sono un po’ al ribasso a nostro avviso: negli ambienti economici e del settore si favoleggia di Calacatta di prima scelta venduto a 5mila euro la tonnellata. Forse non saremo a quei livelli, o almeno non per la norma, ma 3mila sono pochini.
La prima anomalia nella costruzione dei valori medi parte quindi dal prezzario attribuito soprattutto ai prodotti più pregiati. Per quelli meno pregiati, le differenze sono meno marcate, ma esistono. Differenze di 50-100, anche 200 euro. Ma ammettiamo che nei prezzi più bassi, uno per l’altro, possa anche andare bene il prezzario: d’altra parte, sappiamo che le grandissime ricchezze riguardano una quindicina di famiglie, e se chi ha i materiali meno pregiati e a volte tira avanti con fatica, non ha una tassazione pressante, insomma, poco male.
Nel tabellone è riportata la tassazione in vigore. Quella in sostanza che non prende ancora in considerazione i beni estimati. Quindi, nella casella del canone di concessione, quelle che hanno il trattino significa che sono al 100% beni estimati. Si vede poi che la cava che paga di più a tonnellata è la Ruggetta A dei Borghini, poco meno di 45 euro a tonnellata (alle quotazioni di oggi, circa l’1 per cento reale...), anche se non è quella che ha il valore medio più elevato (480 euro a tonnellata). Il più elevato, 530 euro, è attribuito alla Fb Cave di Mazzi, presidente della Cassa di Carrara (è proprio di un blocco Fb venduto a 3.800 euro la tonnellata che si parla nelle carte dell’inchiesta della Finanza), ma avendo una quota di beni estimati, paga meno di 37 euro a tonnellata. Come si vede dalla tabella, ci sono poi due cave a 400 euro (Bettogli B e Calocara A), una a 300 (Bettogli A). Molte sono sotto i 100 euro.

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Nelle statistiche periodiche si spiega che il valore medio all’esportazione è di 210 euro... Ma andiamo avanti. Per attribuire i valori medi la base di partenza è il prezzario. Poi, a ogni cava il Comune accoppia una produzione specifica da cui si deduce il prezzo medio finale. Ad esempio, la Bettogli Zona Mossa cava 67 della Vanelli Aldo Marmi. Il Comune attribuisce un 10% di produzione di statuario di prima scelta; di questo 10%, solo il 10% è di blocchi; il 30% di blocchi difettosi e semisquadrati, il 60% di informi; quindi, il 10% del 10%, solo l’1 per cento di quello che viene giù è blocco da 3.250 euro la tonnellata. E così via: di statuario di seconda scelta, ce n’è il 10%; di questo 10%, il 20 per cento è in blocchi da 1.500 euro.
Il resto, la stragrande maggioranza, è di Venato C-D e Venato D; così si arriva a 250 euro la tonnellata. Come fa la Ruggetta A, che non ha statuario ma Calacatta ad avere 480 euro di valore medio? La partenza è che di Calacatta prima scelta ha solo il 10 per cento, e di questo 10 per cento, solo il 30% è in blocchi (quindi il 3 per cento del totale dell’escavato); il Calacatta seconda scelta è il 40% della produzione, di cui il 30 per cento in blocchi (il 13% dell’escavato).

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Insomma, un lavoro certosino, fatto per tutte le cave che non hanno aderito all’accordo del 2008. Il record di valore medio è come detto alla Calocara B. Qui lo statuario di prima scelta è al 20 per cento della produzione, e di questo 20 per cento, un altro 20 per cento è in blocchi. Quindi, il 4% del totale è da 3.250 la tonnellata (per il Comune). Seconda scelta, un altro 20 per cento, di cui il 30% in blocchi. E c’è molto Venato D, il 40% del totale, di cui il 40% di blocchi. Poi blocchi difettosi e informi. Domanda d’obbligo: i dati sono tutti reali, certificati, assodati, inattaccabili?


martedì 28 aprile 2015

Il made in Italy cucito in Romania: per il giudice è ok

Il made in Italy cucito in Romania: per il giudice è ok

Assolto un imprenditore pratese a cui erano state sequestrate 191 giacche destinate a un'azienda di Modena il cui titolare a novembre diceva: "Offriamo qualità, non è possibile delocalizzare"
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PRATO. Ci sono molti modi di fare abbigliamento "made in Italy". Uno di questi è prendere tessuti e accessori italiani, realizzare i modelli e far cucire gli indumenti all'estero, dove costa meno, prima di farli rientrare in Italia col prezioso marchio, pronti per gli scaffali. Alcuni storceranno la bocca, ma queste sono le norme italiane ed europee, ribadite la scorsa settimana da una sentenza di assoluzione del Tribunale di Gorizia. Sul banco degli imputati c'era il legale rappresentante della società pratese Logo srl, accusato di aver tentato di introdurre in Italia 191 giacche cucite in Romania e riportanti il marchio "made in Italy". Le giacche sono state sequestrate il 2 giugno 2012 dalla guardia di finanza di Gorizia alla dogana. I finanzieri si limitarono a constatare che si trattava di "made in Italy" proveniente dalla Romania e il sequestro scattò in automatico perché "la società indagata avrebbe tentato di introdurre nel territorio dello Stato prodotti con segni distintivi nazionali atti a indurre in inganno il compratore sull'origine e la provenienza del prodotto".
Ma l'avvocato Federico Febbo, difensore della Logo srl, ha avuto gioco facile nel dimostrare che non è così. La sua tesi, poi accolta dal giudice, è che si può legittimamente usare il marchio "made in Italy" se la "trasformazione essenziale" del prodotto avviene in Italia. E per trasformazione essenziale si intende l'uso di tessuti, accessori italiani e design italiano, oltre al controllo sugli standard di qualità durante il confezionamento. In altre parole, posso far cucire le giacche in Romania perché in fondo anche i romeni sono bravi a farlo, e soprattutto costano molto meno. L'importante è che usi materiale italiano, in questo caso filato prodotto dalla New Mill di Prato, e vigili sulle fasi di confezionamento.
Le 191 giacche della Logo srl erano destinate alla società Ozone srl di Cogniento (Modena), titolare di un marchio abbastanza noto (Bark) e sono state confezionate dall'azienda romena Totexim General Production. Nel corso del processo è stato sentito il direttore della Logo srl, Fausto Fusi, che ha spiegato come la delocalizzazione del confezionamento dei capi d'abbigliamento consente di ridurre i costi della manodopera. Maria Adriana Valescu, direttore tecnico della produzione, ha confermato che due volte alla settimana va a controllare nelle fabbriche che producono per la Logo srl (evidentemente non la sola Totexim) per accertarsi che ci si attenga ai modelli italiani e agli standard di qualità.
D'altra parte la delocalizzazione di alcune fasi di produzione dell'abbigliamento è ormai da anni il segreto di Pulcinella. Gli addetti ai lavori sanno che così fan tutti e si adeguano. Anche perché l'alternativa spesso è finire fuori mercato.
Quanto alle norme, sia l'articolo 517 del Codice penale che la legge 350/03, pensata per la tutela del made in Italy, non vietano, dice l'avvocato difensore e conferma il giudice, che il prodotto sia assemblato all'estero. E non lo vieta nemmeno il regolamento Cee 2913 del '92, cioè il Codice doganale comunitario. Eppure da anni gli industriali, anche a Prato, organizzano convegni e premono su Bruxelles perché difenda con più forza il made in Italy. Parlano di tracciabilità come la panacea di tutti i mali. Gli stessi industriali che, come si vede, non esitano a sfruttare le opportunità che offrono la legge e il mercato, facendo cucire le giacche all'estero. Lo stesso Paolo Pierotti, titolare della Ozone e del marchio Bark (e sentito come testimone nel processo),parlando lo scorso novembre con Repubblica affermava: "I nostri clienti sono molto attenti, dobbiamo offrire loro la massima qualità. Il nostro capospalla ha una costruzione che prevede molti passaggi, tutti controllati. Non è possibile delocalizzare queste competenze".
Il caso della Logo srl è molto simile a quello di un'altra importante società pratese, i cui capi d'abbigliamento furono bloccati anni fa alla Dogana di Livorno perché riportavano l'indicazione "fabrics made in Italy" (cioè tessuto fatto in Italia) e rientravano dalla Tunisia, dove erano stati cuciti. Anche in quel caso l'imprenditore fu assolto.
Diverso sarebbe stato se sui capi d'abbigliamento fosse stato apposto il marchio "100% made in Italy" o "Total made in Italy". In questo caso tutte le fasi di lavorazione devono essere fatte in Italia, ma quasi nessuno usa quel marchio. C'è poi un altro modo di fare un "made in Italy" che fa storcere il naso ai puristi. Sono i pronto moda cinesi del Macrolotto di Iolo, che attirano frotte di compratori da molti paesi dell'Unione europea, compresi gli italiani ovviamente, proprio grazie a quei cartellini "made in Italy" che sono il valore aggiunto. Le mani che tagliano e cuciono sono cinesi, ma la confezione è evidentemente in Italia. La dimostrazione che l'indicazione di provenienza conta fino a un certo punto.

Dai camaleonti alla Grande Muraglia, tutti i falsi miti che faticano a morire


da "lastampa.it" del 28/4/2015

Non è vero che il freddo entra dalla testa e che il toro carica se vede il coloro rosso. Una mostra a Piccadilly Circus smonta le certezze scientifiche senza fondamento
Dalla Luna non si vede: La Grande Muraglia è lunga migliaia di chilometri ma sottile: per vederla dal nostro satellite servirebbe un occhio 7 volte più acuto
l falso.


A Londra, in Piccadilly Circus, c’è uno dei musei più visitati dai bambini. Al «Ripley’s Believe It or Not» si viene edotti sulle stranezze della Natura e sul fatto che spesso le cose che ci sembrano più bizzarre sono anche vere. L’inventore di «Believe It or Not» (Che ci crediate o no) è stato Robert Ripley, un leggendario esploratore, giornalista, avventuriero e caricaturista californiano che ha visitato circa 200 Paesi in 35 anni, portando indietro ogni volta qualcosa di incredibile.

In questi giorni, il museo è però dedicato non alle cose apparentemente impossibili che sono vere, ma a quello che siamo convinti sia vero è che invece non lo è. Ogni politico sa che se si ripete abbastanza a lungo qualcosa la gente finirà per crederci. Lo stesso accade per molte informazioni di carattere scientifico che abbiamo sentito fin dall’infanzia, luoghi comuni che alla fine sono diventati una verità per tutti.

I pomodori sono frutti
Nelle bilance di molti supermercati, per esempio, i pomodori sono raffigurati tra la verdura, mentre dovrebbero stare tra la frutta. Pensiamo che il caffè sia una bacca, ma è invece il seme di piccoli alberi tropicali. Crediamo che i vichinghi portassero le corna sull’elmo, ma non sono mai state trovate prove che lo confermino. Non è vero nemmeno che il freddo entra dalla testa, come si sente sempre ripetere chi cammina per le strade di Mosca senza colbacco: il freddo entra allo stesso modo da qualunque parte del corpo lasciata scoperta; entrerebbe anche dalle gambe, se si andasse in giro senza pantaloni.

L’elenco delle cose non vere delle quali siamo invece convinti è sterminato. La Terra non si muove intorno al Sole, ma ruota con il Sole intorno al centro della galassia, compiendo di fatto un movimento a spirale. I sensi degli esseri umani non sono sei, ma almeno nove e si sospetta che in realtà siano una ventina. Nessuno dubita che il frutto mangiato da Adamo ed Eva nel paradiso terrestre fosse una mela, ma nella Bibbia la parola mela non compare da nessuna parte. I tori non attaccano il matador perché inferociti dal colore rosso: possono distinguere solo giallo e blu, e sono spinti a caricare dal movimento della muleta, non dal colore.

Alle Hawaii la cima più alta
Il monte Everest, drammaticamente al centro delle cronache in questi giorni a causa del terremoto costato la vita a migliaia di persone, è considerato da tutti la montagna più alta del mondo, ma non è vero. La sua cima raggiunge gli 8.848 metri ed è effettivamente il punto più elevato della Terra sul livello del mare. Se misurate dalla base alla cima, altre montagne sono però più alte: il monte Mauna Kea delle Hawaii emerge per soli 4.205 metri, ma sott’acqua sprofonda per altri 5.761 ed è dunque la montagna più alta.

Quando l’astronauta Yang Liwei compì il primo volo spaziale della Cina, i bambini delle scuole che visitava gli chiedevano sempre se fosse vero che la Grande Muraglia si vedeva dall’orbita. Lui rispondeva ovviamente di sì, e tutti crediamo che sia vero. La Muraglia è lunga 21 mila chilometri, ma è larga pochi metri, cosa che rende però impossibile identificarla dall’orbita a occhio nudo. Per riuscirci, occorrerebbero astronauti con un’acuità visiva superiore di 7,7 volte a quella di un uomo normale.

I pipistrelli ci vedono
Non è vero che ogni anno di vita di un cane vale sette anni di un essere umano: dipende dalle razze e i cani più piccoli vivono più a lungo. Non è vero che i pipistrelli sono ciechi, che i camaleonti adattano i loro colori all’ambiente circostante e che usiamo solo il dieci per cento del nostro cervello: lo usiamo quasi tutto sempre, cosa che non basta nemmeno a farci distinguere il vero dal falso.  

lunedì 27 aprile 2015

ISTRUZIONI PER IL DIVORZIO BREVE


Le semplificazioni del procedimento di separazione e divorzio
  • 1 atto camera 
  • 1 dossier
  •  
  • 1 rimando

20/04/2015

Sono state di recente adottate altre misure acceleratorie proprio con riguardo al procedimento in materia di divorzio e di separazione: la negoziazione assistita e gli accordi di separazione e divorzio davanti al sindaco.
In particolare, il decreto-legge n. 132 del 2014, convertito dalla legge n. 162 del 2014, prevede due modalità che semplificano i procedimenti di separazione e scioglimento degli effetti del matrimonio ovvero le condizioni di separazione o di divorzio, entrambi adottabili solo in presenza di accordo tra i coniugi.
Il primo (art. 6) prevede il ricorso ad una particolare forma di negoziazione assistita da avvocati, consentito anche in presenza di figli minori o di figli maggiorenni incapaci, portatori di handicap grave ovvero economicamente non autosufficienti. In tal caso il pubblico ministero presso il tribunale competente, cui l'accordo deve essere trasmesso entro 10 gg., autorizza l'accordo raggiunto solo in quanto rispondente all'interesse dei figli. Analogo passaggio giudiziale è innestato nel procedimento di negoziazione in assenza di figli minori. Anche qui si è prevista la necessità di trasmissione dell'accordo al PM presso il tribunale competente per un controllo di regolarità; spetta allo stesso PM il rilascio del nullaosta all'accordo. La convenzione, obbligatoriamente assistita da un avvocato per parte, produce gli effetti dei provvedimenti giudiziali che definiscono gli analoghi procedimenti.
Oltre che davanti ad avvocati, viene, inoltre, garantita la possibilità di concluderedinanzi al sindaco analogo accordo di separazione o di scioglimento del matrimonio o di cessazione degli effetti civili o, infine, di modifica delle condizioni di separazione o di divorzio (art. 12). La procedura non è possibile in presenza di figli minori, di figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave ovvero economicamente non autosufficienti. Con esclusione dell'accordo riguardante la modifica delle condizioni di separazione e divorzio, un ulteriore adempimento procedurale è disposto per la conferma dell'accordo: il sindaco, infatti, dovrà invitare in tali casi i coniugi a comparire davanti a sè non prima dei successivi 30 gg. per la conferma dell'accordo. La mancata comparizione è motivo di mancata conferma.

sabato 11 aprile 2015

I sogni? Espressione della nostra pazzia


Il neurologo Roberto Mutani spiega
le caratteristiche e i misteri di questo 
fenomeno psichico che ha ispirato scienziati 
e letterati di ogni epoca

10/04/2015
Il più grande desiderio che finalmente si realizza. Un inseguimento all’ultimo respiro come in un film di James Bond. L’immagine terrorizzante di una belva feroce che ci divora. Sono migliaia le trame e le sequenze visive che accompagnano il sonno di umani ed animali e che da secoli cataloghiamo sotto la voce «sogno». Sganciato, ma per nulla estraneo al mondo della realtà e della veglia, quello dei sogni affascina da sempre comuni mortali e illustri studiosi convinti che, dietro il curioso e complicato fenomeno, si possano trovare indizi importanti per spiegare scientificamente inclinazioni psicologiche e problematiche organiche degli esseri viventi.  

Dai padri della psichiatria come Freud e Jung, ai maestri della letteratura come Dante e Shakespeare, le menti più argute e preparate hanno offerto un loro personale affresco dell’universo onirico, diventando spesso punti di riferimento per nuove ricerche e approcci terapeutici. 

Per sapere qualcosa di più sull’incredibile fenomeno psichico chiamato «sogno», abbiamo consultato il Professor Roberto Mutani, Emerito di Neurologia dell’Università di Torino, per anni Direttore del Dipartimento Assistenziale di Neuroscienze, Città della Salute.  

Professor Mutani, che cos’è il sogno?  
«E’ una condizione ciclica fisiologica che si verifica ripetutamente nel sonno di ogni notte e che, nonostante sia fisiologica, è caratterizzata da una serie di elementi psicopatologici: inconsapevolezza di stare dormendo (chi sta sognando pensa di essere sveglio); allucinazioni visive e di movimento; scenari detti onirici, cioè bizzarri , fuori dalla logica, dal tempo, dagli spazi noti; deficit di capacità di ragionamento e giudizio, di volontà e memoria; intensa emozionalità. Se tali episodi si verificassero nella veglia sarebbero senza alcun dubbio espressione di una condizione psicopatologica. Kant ha, infatti, scritto che “il pazzo è un sognatore sveglio».  

Si parla sempre di sonno REM e NREM. Che significano questi termini?  
«Il sonno è costituito da 5-6 cicli che si ripetono durante la notte. Ciascuno di essi dura 70-80 minuti ed è caratterizzato dal progressivo approfondimento del sonno da leggero a profondo, fase NREM (cioè non REM) e da una successiva fase di sonno con paralisi dei movimenti degli arti, erezione nel maschio e movimenti oculari rapidi, la fase REM (cioè con rapid eye movements) nella quale si verifica il sogno. Gli studi scientifici indicano che l’addormentamento in sonno NREM è legato a una variazione di neurotrasmettitori cerebrali (monoamine) che si riducono rispetto agli elevati valori della veglia, mentre il livello di acetilcolina proprio della veglia rimane basso. L’ulteriore riduzione delle monoamine determina l’approfondimento del sonno NREM. Il ciclico passaggio al sonno REM e al sogno è dovuto a un drammatico fenomeno di inversione cerebrale dei citati neurotrasmettitori, con crollo delle monoamine e rapido aumento dell’acetilcolina. Il ritorno al sonno NREM e quindi alla veglia è lo stesso processo all’inverso». 

Nei sogni accadono spesso cose impensabili nella realtà. Come mai?  
«E’ l’elevato livello di acetilcolina di alcune strutture profonde encefaliche, associato al crollo delle monoamine, ad attivare o inibire altre strutture cerebrali collegate. Ciò determina tutte le caratteristiche psicopatologiche del sogno. La perdita della volontà, la non consapevolezza di stare sognando, il difetto di logica e di memoria derivano dall’inibizione della corteccia frontale dorsale . Tale inibizione disinibisce (quindi attiva) le strutture temporali limbiche, donde l’elevata emozionalità del sogno. Infine, le allucinazioni visive e di movimento (l’elemento più caratteristico del sogno) sono dovute all’attivazione della corteccia parietale e occipitale». 

Sognano tutti? Anziani e bambini, chi sogna di più?  
«Il sonno REM, nel quale si verifica il sogno, aumenta nella parte finale della notte ed è particolarmente elevato alla nascita e prima infanzia, mentre si riduce con l’età (l’anziano, quindi, sogna meno). Nel corso del REM i meccanismi della memoria situati nelle strutture profonde temporali (ippocampi) sono inattivi, ma si riattivano con il risveglio. Per tale motivo possono essere ricordati solo i sogni presenti al momento del passaggio dalla fase REM alla veglia. Tutti sognano (a parte in particolari condizioni patologiche cerebrali). Coloro che dicono di non sognare sono persone che non ricordano il loro sogno in quanto si svegliano in corso di fase NREM».  

Il sogno ha una sua utilità per la mente umana?  
«Il fatto che il sonno REM sia ben individuato e descritto in tutti gli uccelli e i mammiferi, uomo incluso, indica la presenza del sonno REM come una condizione favorita sul piano evoluzionistico. Il sonno in generale è utile per consentire il riposo cardio-vascolare (riduzione di frequenza cardiaca e pressione arteriosa). Nel corso del REM la corteccia cerebrale è, come nella veglia, molto attiva e appare ragionevole pensare che l’elevata percentuale di REM nella vita fetale (80% del sonno totale al VII mese di gravidanza) e alla nascita (50%) sia necessaria allo sviluppo organizzazione circuitale del cervello. E’ stato anche ipotizzato che l’attivazione corticale e delle strutture limbiche in REM svolga un ruolo rilevante nel consolidamento e conservazione dei ricordi diurni. Infine, la presenza di aspetti psicopatologici nel sogno e la comparsa di allucinazioni e deliri da privazione di sonno REM, inducono a ipotizzare che il sogno svolga la funzione, utile sul piano evolutivo, di scaricare pulsioni psicotiche cerebrali, riducendo il rischio della loro manifestazione in veglia». 

C’è qualcosa di mistico nei sogni: vogliono dirci qualcosa?  
«L’ipotesi classica di una genesi “esterna” dei sogni rimane ricca di grande fascino, anche se le moderne conoscenze scientifiche indicano che la genesi del sonno (e quindi del sogno) è “interna” ed è localizzata nel cervello. Nella storia della civiltà umana varie sono state le credenze relative alla provenienza del sogno . Secondo la mitologia greca il dio del sonno era Morfeo, fratello della Morte e figlio della Notte. Morfeo induceva il sonno , nel corso del quale il messaggero alato Hypnos portava il sogno al dormiente. Il sogno era, quindi un momento mistico e privilegiato di comunicazione fra gli dei e l’uomo. I poemi omerici sono ricchi di sogni durante i quali gli dei comunicano agli umani il loro superiore volere. Il concetto del messaggero alato, ponte fra il divino e l’umano, persiste rivisitato nella cultura giudaico-cristiana monoteista: Hypnos è sostituito dall’angelo (àngelos significa, infatti, messaggero). L’esempio più noto è quello biblico della “scala di Giacobbe” che consente agli angeli di scendere dal cielo con i messaggi divini per i dormienti e risalirvi».  

Il sogno può essere guidato? Se si interrompe, può ricominciare?  
«In senso ampio la risposta è no. La non consapevolezza di stare dormendo e la perdita di volontà, entrambe dovute alla disattivazione della corteccia frontale dorsale durante il sonno REM non rendono possibile un’azione volontaria del dormiente. Vi è però un’interessante eccezione, rappresentata dal “sogno lucido” nel quale è presente una dissociazione fra gli elementi psicopatologici del sogno. In questo caso il soggetto si rende conto di stare sognando, riesce ad agire intenzionalmente (può decidere di saltare, di volare, di passare attraverso un muro), può modificare l’aspetto emozionale del sogno e, infine può risvegliarsi e riaddormentarsi, riprendendo il sogno interrotto. Come scrisse Hobson durante il sogno lucido “il dormiente è contemporaneamente l’attore e il regista del suo sogno”. Si può anche imparare ad avere “sogni lucidi” attraverso specifici training». 

I sogni contengono rivelazioni per la nostra vita? Esistono quelli premonitori? 
«Nell’ambito dell’antica ipotesi del sogno quale momento privilegiato di comunicazione fra il divino e l’umano, è stato sottolineato il possibile significato del sogno quale avvertimento, monito, suggerimento. Un classico esempio è quello contenuto nel Vangelo secondo Matteo e riguarda il messaggio che l’angelo reca ai tre Re Magi dormienti durante il viaggio per Betlemme: i Magi seguono il consiglio e concludono felicemente il loro viaggio. Il possibile significato predittivo del sogno è ripetutamente espresso da Dante: nel Canto XXVII del Purgatorio il Poeta contemplando il cielo stellato si addormenta e sogna: “Il sogno che sovente, anzi che il fatto sia, sa le novelle”. Jonathan Swift va controcorrente e scrive che, nel desiderio di conoscere il futuro,“invano gli sciocchi consultano gli esperti”, negando quindi ogni possibile significato predittivo del sogno, ipotesi affascinante e tentatrice, ma riconosciuta come priva di contenuto scientifico». 

I sogni esprimono le nostre emozioni? Sono uno sfogo dell’inconscio?  
«Platone è il primo a collegare il contenuto del sogno al vissuto emozionale. Nel Timèo dice: “Il contenuto del sogno dipende dalle emozioni interne che sono presenti nel sonno e producono immagini”. Interessante è l’ipotesi esposta da Artemidoro di Efeso nel II sec, DC. , riguardante il possibile significato “nascosto” del sogno. Nel suo “Libro dei Sogni” sono esaminati 200 sogni nei quali per la prima volta viene espressa una correlazione, sia pur minima e grossolana, con la biografia del soggetto (ad es., “Se un debitore sogna di perdere tutti i denti vuol dire che estinguerà tutti debiti; se solo un dente pagherà solo una persona”). Molti anni dopo sarà Freud che, rifacendosi all’intuizione di Artemidoro, preciserà meglio il significato “cifrato” dei sogni, “strada maestra “, insieme ai lapsus e alle dimenticanze, nell’analisi dell’inconscio, nell’ambito però di un’estesa e specifica conoscenza biografica del soggetto. In sintesi, possiamo quindi dire che lo stesso identico sogno può avere significati completamente diversi in differenti persone». 

Lo stato di gravidanza può influenzare i sogni di una donna?  
«Nelle donne in età fertile il sonno risente del ciclo mestruale e delle relative oscillazioni del rapporto fra estrogeni e progesterone. Analoga dipendenza ormonale, ma con caratteristiche differenti, è presente nel sonno in gravidanza e in menopausa. Ciò indurrebbe a pensare che anche le caratteristiche del sogno possano essere influenzate dalle modificazioni ormonali proprie della vita femminile. A tutt’oggi non vi sono purtroppo dati scientificamente validati in tal senso».  

E le malattie neurologiche e psichiche?  
«Nei pazienti psichiatrici sono descritte varie modificazioni del sogno. Nei soggetti con depressione vi è comparsa precoce del sogno dovuta alla ridotta latenza della prima fase REM subito dopo l’addormentamento. Nei pazienti bipolari i sogni sono descritti come particolarmente vividi mentre nei pazienti schizofrenici appare ridotta la componente emozionale del sogno. Nei soggetti con disturbo post-traumatico da stress l’episodio stressante viene ripetutamente rivissuto nel sogno. Nei pazienti affetti da patologie neurologiche con attacchi inizianti con l’aura (epilessia e emicrania) l’aura stessa può essere incorporata nel sogno. Nel sogno di soggetti cardiopatici e oncologici sono frequenti temi di separazione e di morte, tanto maggiori quanto più severa è la patologia. In pazienti che hanno avuto un infarto cardiaco in fase REM, il dolore acuto dell’infarto è stato vissuto nel sogno come causato da una coltellata al torace». 

C’è un rapporto fra sogno e sonnambulismo?  
«Non vi è alcun rapporto. Infatti, mentre il sogno si verifica nella fase REM del sonno, il sonnambulismo (e il sonniloquio) sono propri della fase NREM. Si tratta di disturbi del sonno appartenenti alle Parasonnie, spesso familiari e più frequenti in età infantile, caratterizzati da automatismi motori di deambulazione e/o verbali, che si producono cioè al di fuori di coscienza e volontà e, pertanto non vengono ricordati al risveglio». 

A volte si sognano animali impressionanti. Perchè?  
«Il sognare animali impressionanti acquista un significato se il comportamento di tali animali è aggressivo nei confronti del sognatore in un contesto drammatico di terrore, fuga con movimenti bruschi e violenti che possono causare la caduta dal letto. In tal caso si tratta di una patologia della fase REM del sonno (“Disturbo comportamentale della fase REM”), più frequente nei soggetti anziani e che spesso prelude o è associata al Morbo di Parkinson o ad alcune forme di Demenza, incluso l’Alzheimer. Tale disturbo è caratterizzato dal cambiamento del contenuto dei sogni, che diventano minacciosi, e dalla capacità del sognatore di eseguire materialmente gli atti motori che, invece, nel sogno normale sono solo fittizi, cioè immaginati dal dormiente ma non realmente eseguiti».  

Per quale motivo a volte abbiamo degli incubi?  
«L’incubo (Pavor Nocturnus) è espressione di una patologia, spesso familiare e più frequente in età pre-adolescenziale, consistente nell’improvviso risveglio dal sonno NREM, causato da brevi e vaghe allucinazioni terrorizzanti. Il soggetto si siede sul letto urlando, con atteggiamento di difesa o di allontanamento di un pericolo e vi è intensa attivazione autonomica (tachicardia, tachipnea, sudorazione, dilatazione pupillare). Molto più rari sono gli incubi in età adulta, spesso rivelatori di una condizione ansiosa, depressiva o fobico-ossessiva. L’attacco di Pavor Nocturnus può concludersi con la ripresa del sonno oppure con un episodio di sonnambulismo, condizione che può comunque coesistere». 

Il sogno può essere ispirazione per scelte, decisioni, creazioni artistiche?  
«E’ un tema affrontato quasi un secolo fa da Lombroso. Nei suoi studi sull’”uomo di genio” Lombroso sostiene che la stessa ricca, florida e rapida associazione di idee che consente l’ideazione geniale in veglia, si produce anche nel sogno che costituirebbe, pertanto, un ulteriore periodo favorevole alla creatività e all’invenzione. A conferma di tale ipotesi sono citati vari artisti. Il violinista Tartini ebbe nel sogno l’ispirazione musicale della sua Suonata del Diavolo, Stevenson trasse ispirazione dal sogno per il suo romanzo Dottor Jekyll e Mister Hyde e altrettanto fece Enrichetta Beecher-Stowe per la Capanna dello Zio Tom. Il pensiero creativo innovativo viene frenato in presenza della stretta ortodossia generata dal controllo attivo della corteccia frontale dorsale. Ma tale controllo cessa o si allenta durante il sogno: si crea così una condizione favorevole al dispiegamento della fantasia e del tono emozionale, che consentirebbe in alcuni soggetti spunti creativi anche importanti». 

mercoledì 8 aprile 2015

12 cose che le persone sicure fanno in modo diverso.

12 cose che le persone sicure fanno in modo diverso. Trovano la felicità in ciò che hanno ed esaltano gli altri (FOTO)

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SUCCESSO
Essere sicuri di se stessi non significa essere arroganti o essere alla continua ricerca di attenzioni: la vera sicurezza, quella che non maschera una debolezza interiore, è una conquista che può apportare molti benefici alla nostra vita. Il sito Forbes ha compilato una lista delle "sane" abitudini di chi è sicuro di sé.
Dal non temere la sconfitta al trovare la bellezza nelle cose che ci circondano: imparare ad essere sicuri si può. Ecco dodici cose le persone sicure fanno in modo diverso dagli altri.
1. Sanno trovare il bello in ciò che hanno
Per essere sicuri di noi stessi, di ciò che siamo e di ciò che facciamo, dobbiamo essere soddisfatti di ciò che abbiamo. Le persone che mostrano più sicurezza in se stesse sono anche quelle che sanno trarre piacere da ciò che hanno e dai traguardi raggiunti. Sanno che non importa ciò che pensa la gente e riescono a mantenere il focus sul punto in cui sono arrivati.
2. Non parlano male degli altri
pettegolezzo
Le persone sicure non perdono tempo a parlare male degli altri perché sanno che questo non le rende migliori. Di solito non si mettono a paragone con le persone che hanno intorno, non sono preoccupati dei giudizi altrui e ricambiano allo stesso modo.
3. Sanno dire di no
Una ricerca condotta dalla University of California di San Francisco ha mostrato che più è difficile dire no, più è facile sentirsi stressati, andare incontro ad un burnout o alla depressione. Le persone sicure sanno che dire qualche no fa bene. E hanno anche il coraggio di dirlo chiaramente, evitando frasi come "Non sono certo" oppure "Non saprei".
4. Preferiscono ascoltare piuttosto che parlare
parlare
Quando non abbiamo nulla da dimostrare, non perdiamo tempo a metterci in mostra o a coprire con la nostra voce quella degli altri: ci limitiamo ad ascoltare. È ciò che fa chi è sicuro di sé: sa che ascoltando e prestando attenzione all'altro, ha possibilità di imparare e crescere. Invece di vedere l'interazione come un'opportunità per affermarsi sull'interlocutore, si concentra sul dialogo in sé perché sa che ne potrà trarre maggiore vantaggio.
5. Evitano di parlare usando espressioni vaghe
È raro ascoltare una persona sicura di sé dire frasi come: "Mmm, non sono sicuro" oppure esordire con un "Penso che". Le espressioni che usano non sono mai vaghe. Le loro idee sono precise e così appare anche il loro modo di parlare.
6. Festeggiano le piccole vittorie
vittorie
Cosa c'è di meglio di festeggiare una piccola vittoria, raggiunta con fatica? Le persone sicure amano sfidare se stesse e si sentono soddisfatte quando raggiungono i loro traguardi, anche se, visti da fuori, potrebbero sembrare insignificanti. Secondo le ricerche, le piccole vittorie stimolano alcuni recettori del cervello, responsabili del senso di ricompensa e di motivazione. Il livello di certi ormoni, come il testosterone, sale e così aumenta anche il senso di sicurezza percepita. Una serie di piccole vittorie può far sentire il suo effetto sul nostro umore per mesi.
7. Non amano essere al centro dell'attenzione
Non sono continuamente alla ricerca di attenzione, anzi: le persone sicure sanno che essere se stesse ha effetti molto più positivi del voler dimostrare a tutti i costi di essere qualcuno. Sono consapevoli del fatto che, giocando bene le loro carte con l'interlocutore, quest'ultimo si accorgerà da solo delle loro capacità, senza bisogno di metterle sotto ai riflettori. Inoltre, sanno gestire bene i loro momenti di gloria: quando raggiungono un traguardo, invece di godersi il successo da soli, spostano l'attenzione su chi li ha aiutati. Non hanno bisogno di essere applauditi dagli altri per i loro meriti perché sanno farlo anche da soli.
8. Fanno esercizio fisico
corsa
Le persone sicure non lasciano da parte il loro fisico. Uno studio condotto dalla Eastern Ontario Research Institute ha mostrato che chi tra i partecipanti era solito allenarsi almeno due volte a settimana per almeno 10 settimane si sentiva alla fine più sicuro di sé e della propria immagine. L'attività fisica agisce non solo sul corpo, ma soprattutto sul cervello: ha la capacità di donare un'immediata sensazione di benessere, con la sua iniezione di endorfine.
9. Non hanno paura di sbagliare
Sbagliare è umano. Anche chi è sicuro di sé sa di non essere immune agli errori: prendere posizione, portare avanti un progetto, fare alcune scelte significa correre dei rischi. Quando qualcosa va male, non c'è motivo di scoraggiarsi: le persone sicure sanno trarre insegnamento anche dalle loro cadute e dai periodi peggiori e usano ciò che hanno imparato per il futuro.
10. Afferrano il momento
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Quando vedono che si sta aprendo un'opportunità per loro non perdono tempo: l'afferrano. Le persone sicure non amano nascondere la testa nella sabbia: invece di preoccuparsi di ciò che potrebbe andare male o non funzionare, si mettono in gioco. Si ripetono: "Cosa mi blocca? Perché non dovrei farlo?". Le paure non hanno alcun effetto: sanno che peggiore sarebbe il rimorso per non averci provato.
11. Esaltano gli altri
Le persone insicure dubitano continuamente di loro stesse e, inconsapevolmente, cercano di spostare l'attenzione su di loro per provare che valgono, che hanno delle qualità. Chi è sicuro di sé non ha bisogno di ricorrere a questi espedienti: invece di mettersi sotto i riflettori, cerca di celebrare ed esaltare le virtù altrui.
12. Non hanno paura di chiedere aiuto
Sanno quando è il momento di chiedere una mano e non hanno paura di sembrare deboli o poco intelligenti. Le persone sicure sono consapevoli della loro forza e dei loro limiti e sanno che c'è sempre qualcosa da imparare dagli altri.