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mercoledì 26 novembre 2014

Quel vizietto cronico dei razzisti di sinistra: disprezzo per il rivale

Il disprezzo per il rivale non risparmia nessuno. Ecco tutti gli insulti della sinistra


Insulto da Nobel: «Brunetta giura da ministro? Gli serve un seggiolino» (Dario Fo). Insulto col baffo: «Energumeno tascabile» (D'Alema).
Insulto in do minore: «La destra italiana non appartiene agli esseri umani» (Franco Battiato). Insulto con l'eco: «Berlusconi è come Hitler» (Umberto Eco). Insulto genealogico: «Se Marina ottenesse un incarico pubblico, seguirebbe le sporche impronte del padre» (Saviano)

Insulto con scarico: «Merda!» (Fiorella Mannoia al leghista Buonanno). Insulto filosofico: «Brutto coglione leghista!» (Vattimo a Salvini). Insulto a fumetti: «Ministronza» (sulla Meloni). Insulto accademico: «Più ignoranti saranno gli italiani più voteranno a destra» (Diliberto, ex ministro e segretario dei Comunisti italiani). E poi le infinite variazioni sul tema prostituzione dedicate alle femmine. L'etichetta imposta dal fair play (e dal codice penale) ogni tanto salta e a sinistra esplode il disprezzo - fisico, etico, etnico - verso gli Altri, loro, gli avversari, meglio se di destra (ma non è indispensabile, vedi Ladini). Nemmeno umani, subumani, come specificò Giarrusso, pensatore a Cinque Stelle, allontanando un cronista di Mediaset («Non fai parte del genere umano»).


Una furia che prende anche le donne, verso le altre donne. L'apoteosi del trash è un primato di Sabina Guzzanti, che in una specie di comizio esplose in un «tu non puoi mettere alle Pari opportunità una che sta là perché ti ha succhiato l'uc...lo!». La Carfagna denunciò, e l'attrice si è presa una condanna con 40mila euro di risarcimento. Un avvertimento a contenersi le prossime volte, quando possibile. Il tarlo resta, e lavora sotto traccia, finché viene fuori. L'uomo e la donna, se non è dei tuoi, appartiene ad una specie diversa, inferiore, untermensch . L'ex sessantottina Lidia Ravera vide le tracce dei primati nel segretario di Stato americano (presidenza Bush jr) Condoleezza Rice: «Con quelle sue guancette da impunita è la lìder maxima delle donne-scimmia». Mentre il Manifesto esercitò l'analisi etologica per Renata Polverini, «il volto plebeo e provinciale della schiacciante vittoria della destra», segno chiaro di una «mutazione antropologica subita dalla società italiana». Cioè da uomini a bestie. Più di una volta invece Gianni Vattimo, comunista ammiratore del regime castrista, ha riconosciuto il primato biologico della vera sinistra, la sua: «Mi vergogno un po' a dirlo, ma quando vedo uomini come Gasparri mi chiedo se appartengano all'umano, anche se so che è sbagliato, poco caritatevole e poco democratico». É possibile che lo stesso gli succeda quando vede Renzi, o i suoi elettori.
Però dubbioso, da pensatore debole, non come Valentino Parlato, fondatore del Manifesto , che per Gianni Alemanno sindaco di Roma scomodò la fisiognomica, e pure la puzza: «Gianni Alemanno è integralmente fascista, già nella sua fisionomia (ma non sono lombrosiano). Dobbiamo andare tutti a votare per Rutelli, possiamo più o meno tapparci il naso, ma la puzza di Alemanno è terribile».
Tra i bersagli preferiti, per via della statura, c'è Renato Brunetta. «Dargli un seggiolino o una scaletta sarebbe una gentilezza che si fa a Brunetta, e alla società, per non avere l'angoscia di vedere qualcuno che non ce la fa. Il suo cervello quello sì che è ancora più piccolo» è stata la carezza di Dario Fo all'ex ministro, definito «esteticamente incompatibile con Venezia» dal medico-militante Gino Strada, «mini-ministro» dall'ex direttore dell' Unità Furio Colombo. Se gli uomini sono subumani, le donne sono zoccole per definizione. «Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino» spiegò Battiato, dopo aver deprecato la disumanità della destra italiana. Poi, nei casi migliori, seguono le scuse. Anche le bestie meritano rispetto.

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