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giovedì 20 novembre 2014

Buttafuoco: ecomostri? Colpa della sinistra

Buttafuoco: ecomostri? Colpa della sinistra

C’è una ragione precisa ben oltre l’emergenza sociale se in posti come Tor Sapienza succede quel che succede. A riguardo lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco ha idee ben chiare. “Di certi fenomeni ci accorgiamo solo quando esplodono” dice Buttafuoco al Giornale, “ma sono manifestazioni di un disagio antico. Le periferie nelle città italiane mi fanno venire in mente gli esperimenti dell’ etologo Konrad Lorenz. I grandi recinti in cui venivano collocate le cavie, che a forza di stare ammassate esplodevano in comportamenti aggressivi le une verso le altre”.
E chi sarebbe l’autore dell’esperimento sociale i cui risultati vediamo all’opera in questi giorni?
L’ideologia della sinistra collettivista. L’ossessione totalitaria di creare ghetti pulviscolari cui destinare sacche di popolazione da indottrinare, eventualmente, dopo. Non a caso Tor Sapienza è un quartiere di tradizione comunista, uno dei posti chiave della mobilitazione di sinistra. Il mito architettonico della città ideale si è incarnato in palazzoni e colate di cemento. Luoghi dove la gente vive come se si trovasse infilata in scaffali.
Quindi la bruttezza e il gigantismo soffocante  hanno una matrice di sinistra…
Chi c’era negli anni 60 ricorderà i cataloghi delle edizioni Einaudi, con tutti questi titoli di urbanistica “illuminata”. Negli 60- 70 l’anonimo consigliere comunale nello sperduto paese d’Italia, nell’affidare il progetto di un nuovo quartiere, o di un nuovo edificio, si rivolgeva al partito, che forniva i professionisti di riferimento. Gente che era vissuta nell’apnea dell’ossessione totalitaria. Le periferie derivate da questa congiura di cervelloni non erano altro che baraccopoli di cemento.
Vengono in mente tanti progetti faraonici rivelatisi poi non-luoghi di tristezza e degrado, come Le Vele di Scampia. Appena uno ci finisce sotto gli vien voglia di cercarsi una dose di crack, per non pensare all’atmosfera…
O Lo zen a Palermo. O il quartiere Librino di Catania. Erano molto meglio le città operaie costruite dai Borboni. Ma c’è un esempio ancora più eclatante..
Quale?
Scicli. Un paese che è un trionfo della “maraviglia” barocca, location dei film più importanti e di Montalbano, patrimonio Unesco. Nella piazza di questo gioiello, tra la cattedrale e un palazzo in stile liberty, negli anni 60 è stato costruito uno degli obbrobri più assurdi che derivano da questa vulgata marxista. La scuola Micciché- Lipparini, ispirata a Niemeyer, edificata demolendo un antico collegio dei Gesuiti.
Se la situazione è questa, che fare? Ci crede alla teoria del “rammendo delle periferie” di Renzo Piano?
Altro che rammendo, come dice il mio amico ingegnere Michele Fronterrè:”Ci vonnu i bumma!” Ci vogliono le bombe!

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