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mercoledì 1 ottobre 2014

Per rilanciare il pil, i cittadini investano sull’Italia. Ecco come

L’ex numero uno dello Ior ha un’idea per crescere senza autotartassarci di balzelli. (Ma le riforme servono)
di Ettore Gotti Tedeschi | 01 Ottobre 2014 ore 15:00
L’economia occidentale – Stati Uniti ed Europa, in modo diverso secondo i vantaggi competitivi – non cresce perché per più di trent’anni abbiamo sviluppato un modello di crescita del pil consumistico, sacrificante il risparmio e sempre più a debito, tendente a crescere i consumi individuali per compensare le conseguenze del  crollo demografico. Ciò è avvenuto deindustrializzando e delocalizzando molte produzioni in altri paesi a basso costo per poter crescere il potere di acquisto e consumare di più. In pratica abbiamo rotto il mondo in due: l’occidente  consumatore e non più produttore, coesistente con un oriente  produttore e ancora poco consumatore. Con lo scoppio della crisi nel 2008, riconoscendone alcune dinamiche, gli Stati Uniti, ricchi di capacità tecnologiche, hanno reagito  reimportando  buona parte di produzioni esportate, nonché diventando sempre più autonomi energeticamente.
 Noi europei (soprattutto noi italiani) fatichiamo a reagire essendo più poveri di tecnologia e produttività, e più dipendenti energeticamente. In più il nostro paese soffre di storici problemi strutturali, avendo avuto fino al 1993  troppo stato in economia, troppo stato assistenziale, difficoltà nelle privatizzazioni e alchimie penalizzanti  per entrare nell’euro. Il nostro paese ha un 40 per cento di imprese sane che esportano, crescono, impiegano mano d’opera, guadagnano e pagano le tasse. L’altro 60 per cento lavora sul mercato domestico, ha circa il 35 per cento di capacità produttiva inutilizzata, non investe, non cresce, licenzia, non guadagna e conseguentemente non paga tasse. La ricerca di equlibrio di bilancio (stabilità) è resa più complessa dal fatto che la spesa pubblica è incomprimibile. Una parte (il 60 per cento) perché troppo rigida (interessi sul debito e pensioni) ed è quasi il doppio della media europea, un’altra parte (40 per cento) perché già troppo bassa (ricerca, infrastrutture, educazione…) e più bassa della media europea. Risulta pertanto impossibile crescere, ridurre debito pubblico e tasse e creare occupazione, come si continua a promettere ad ogni nuovo governo (eletto o tecnico).

L’unica vera possibilità per l’Italia è far salire il pil, fare sviluppo. Senza investire facendo  debiti, perché  escluso dal patto di stabilità, sembrerebbe impossibile fare sviluppo. Perciò i governi si ingegnano per prelevare sui “ricchi” risparmiatori o pensionati, senza aver chiaro se ciò serve allo sviluppo o serve a sembrare più europeisti. Dovremmo invece riflettere sui nostri unici vantaggi competitivi e poi con determinazione avviare una strategia specifica italiana. L’Italia ha due principali vantaggi: medie imprese che il mondo intero ci invidia e il risparmio delle famiglie (che viene considerato la riserva da tassare  per avere risorse). Curiosamente per preservare e valorizzare entrambe si dovrebbero utilizzare entrambe. Se si sapesse  convincere le famiglie a investire parte del proprio risparmio nello sviluppo delle medie imprese  trainanti l’economia del paese, si creerebbe vero sviluppo. Le nostre medie imprese infatti sono al momento sottocapitalizzate, non ricevono credito bancario. Così non fanno piani di crescita ambiziosi, non generano posti di lavoro, non guadagnano e via dicendo, pur avendo capacità e piani aggressivi che tengono nel cassetto. Se venissero ricapitalizzate potrebbero ottenere credito e  realizzare piani di crescita, raccogliere capitali, fare più occupazione, pagare tasse e contribuire a ridurre il debito pubblico. Per ricapitalizzarle  è disponibile una massa di risparmio liquido delle famiglie oggi mal impiegato, spesso a rischio, non remunerato. Se il governo  raccogliesse in un fondo un 10-20 per cento di detto risparmio liquido e lo utilizzasse con una forma di obbligazionario convertibile a 10 anni, con minima remunerazione e prospettiva di capital gain, per ricapitalizzare – diciamo – cinquantamila imprese trainanti alle condizioni anticipate, sarebbe un enorme passo avanti per creare sviluppo. Alternativa per detto risparmio, che è equivalente al nostro “petrolio”, è esser tassato con patrimoniali o non esser remunerato senza rischio o esser investito ad alto rischio.

Operazione Moral suasion - Dove è più opportuno investire in un momento così cruciale se non nel rafforzamento della propria economia? L’alternativa di non remunerarlo (a tassi di interesse zero) o tassarlo significa trasferirlo a maggior spesa pubblica che lo stato sarebbe costretto a fare senza crescita del pil. Certo questa proposta non è alternativa a necessarie riforme, tagli alla spesa,  accordi tecnologici, revisione dei parametri di Maastricht, eventuale svalutazione dell’euro, eccetera. Ma questa ipotesi potrebbe favorire un ciclo di reindustrializzazione del paese, facendo aumentare l’occupazione domestica, lasciando emergere il fatturato tassabile.

Si deve però essere in grado di convincere le famiglie della bontà dell’operazione proposta, alternativa a patrimoniali, che salvaguarda il risparmio. Detta operazione dovrebbe esser proposta in modo  adeguato, tanto  da ricevere immediati consensi, e non sembrare, non essendola, una manovra fiscale o coercitiva. E’ l’alternativa di salvezza estrema della  crescita economica, del risparmio e dell’occupazione. Altro che patrimoniali, prelievi su pensioni e nuove tasse.
© FOGLIO QUOTIDIANO

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