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giovedì 30 ottobre 2014

Imu, il piano di Forza Italia per cancellare la tassa sulla casa

Imu, il piano di Forza Italia per cancellare la tassa sulla casa










L'INIZIATIVA DI FORZA ITALIA

Un rincaro di quasi il 300% in meno di 3 anni. Aumento che vale la bellezza di 30 miliardi (milione più, milione meno). Eppure le tasse sulla prima casa potrebbero essere abolite. O meglio: potrebbero sparire quelle introdotte dal governo Monti, Letta e Renzi (Imu, Tasi, Tari, rivalutazione rendite). Vale a dire circa 20 miliardi di maggiorazione introdotti in poco meno di 36 mesi.  L’idea di tornare alla tassazione del 2011 (“solo” 11 miliardi di gettito), formalizzata dai capigruppo di Forza Italia Renato Brunetta e Maurizio Gasparri, è di dare l’assalto alla Legge di Stabilità 2015 per ridisegnare la tassazione patrimoniale delle, e sulle, famiglie. Proprio partendo dal bene più prezioso: la casa.
Da questa considerazione parte la proposta azzurra: rivedere la legge di Stabilità evitando imbrogli e fumo negli occhi, come quello del bonus da 80 euro. La riflessione è questa: se si elargiscono 80 euro a pochi, per depredare di 20 miliardi a tutti (compresi quelli con una sola casa e un reddito sotto i 26mila euro lordi), allora dilapidare i 10 miliardi con la ripetizione del bonus nel 2015, non solo è un "imbroglio", ma costa alle famiglie molto più di quanto potenzialmente potrebbero incassare.
Brunetta e Gasparri hanno anche già individuato - e indicano al governo nel dettaglio - dove e come recuperare i 20 miliardi che servono per tornare al 2011 (quindi niente Imu sulla prima casa, gettito complessivo da tassazione immobiliare circa 11 miliardi). I parlamentari di Forza Italia indicano quindi dove andare a tagliare per tornare aduna tassazione immobiliare sostenibile, e ridare fiato ad un settore che ha perso 800mila addetti e dimezzato le vendite anno su anno (dati Fiaip): meno di 400mila dal 2006 ad oggi.  "Torniamo a un gettito totale di 11 miliardi". Prima di tutto "utilizzando il meglio" la Spending review "che non merita di rimanere nel cassetto", quella vera basata sul lavoro di Carlo Cottarelli. E poi recuperando 10 miliardi (che il governo ha messo nella voce “uscite” con l’attuale legge di Stabilità per rifinanziare il bonus 80 euro, tanto più che finora non ha "prodotto effetti sui consumi in Italia, né sulla ripresa".
Le forbici poi dovrebbero calare (2,3 miliardi nel 2015), rivedendo "gli acquisti per beni e servizi della Pa tramite Consip (la controllata del Tesoro che dovrebbe rifornire le amministrazioni pubbliche a prezzi concordati, ndr)". Atri 200 milioni si potrebbero risparmiare, passando all’esclusiva "pubblicizzazione telematica degli appalti pubblici", oltre 200 milioni di mancate uscite. A dire il vero il governo Renzi ad aprile aveva provato a metterci mano, salvo poi ritrattare. Altre voci per risparmiare: la riduzione dei costi della riscossione fiscale (400 milioni); i fabbisogni standard nei Comuni (500 milioni); ulteriore taglio delle consulenze pubbliche e delle auto blu (200 milioni); accorpamento dei corpi di polizia (800 milioni); soppressione enti inutili (200 milioni); fatturazione elettronica, pagamenti elettronici e razionalizzazione dei centri dati della Pa (1,1 miliardi); revisione di prefetture, vigili del fuoco, capitanerie di porto e sedi periferiche (300); razionalizzazione delle comunità montane (100); ridimensionamento dei budget degli organi costituzionali (400); taglio dei trasferimenti alle partecipate locali e dei trasferimenti al trasporto ferroviario (1,8 miliardi); riportando la spesa italiana per la difesa ai livelli medi europei (1,8 miliardi); costi standard in sanità (800 milioni). Per un totale di risparmi di oltre 10,9 miliardi a cui sommare i 10 del bonus.
Insomma, il modo per più che dimezzare le tasse sulla casa, almeno sulla prima, ci sarebbe. Anche perché, spiega un confronto europeo realizzato da Confedilizia, fino al 2011 la tassazione era in linea con l’Europa (0,7% del Pil). Ora è arrivata a oltre il doppio: 1,5%, mentre in Europa è salita allo 0,8%. Ma se si sommano le imposte indirette la fiscalizzazione pesa per il 2,2% rispetto al Pil contro l’1,2% della media Ue. E proprio per questo l’associazione chiede, almeno, di sterilizzare gli aumenti delle rendite catastali. "Una misura che non costerebbe all’Erario più di 700/800 milioni".
di Antonio Castro
su www.liberoquotidiano.it"

Claudio Velardi dalla parte di Matteo Renzi: "I suoi oppositori sono quaquaraquà". Critiche anche a Massimo D'Alema

L'Huffington Post

Pubblicato: 





Ex consigliere politico di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi nel 1998, oggi convinto renziano. Questo il profilo di Claudio Velardi, che in un'intervista a Italia Oggi, entra a gamba tesa nella battaglia interna al Partito Democratico. Di Matteo Renzi dice che “è l’unico che in Europa è riuscito a mettere in discussione i sacri parametri”, una cosa “clamorosa, capace di fare da battistrada a un’ampia riflessione”; inoltre “è vero, ha fatto molti annunci, ma ha realizzato già quello che molti altri governi non hanno fatto nelle decine di anni precedenti”. Degli avversari di Matteo Renzi, invece, dice che sono tutti “quaquaraquà”, dei “rottami della politica e della informazione”, caratterizzati da “boria e prosopopea, un po’ ridicola” nella loro opposizione.





Per quanto riguarda il presidente del Consiglio, Velardi afferma che “è un po’ Berlusconi e un po’ Andreotti”. Come il primo “fa tutti gli annunci di questo mondo. Sono fantastici, meravigliosi e non li critico affatto”. Come il secondo “è nu carro pa’ ‘a scesa, direbbero a Napoli, cioè è impegnato nel mantenere l’assetto dell’esecutivo e a che non si ribalti. Ecco quindi le frenatine, i piccoli accordi, le concessioni”.
Velardi critica duramente la minoranza dem e gli oppositori del premier. “È un meccanismo che scatta su tutto: Renzi dice di scassare qualcosa, di voler fare una rivoluzione in un settore? Prima lo irridono: “È impossibile” commentano, “chi sei tu per pensare di poterlo fare?”, gli chiedono, “non sei in condizione”, obiettano. Poi si mettono a fargli le bucce nel dettaglio, provvedimento per provvedimento”. Quanto alla minoranza del Pd, “ci vorrebbe un leader con le palle”, dice senza mezze misure, “ci vorrebbe qualcuno che fosse disposto ad attraversare il deserto, a mettere in forse le sinecure del partito, il posto in lista, il vitalizio e ricostruisse un posto della vecchia sinistra”.
Per Claudio Velardi è “incredibile” leggere l’intervista al Sole 24 Ore di Massimo D’Alema, “una pagina intera a mondare l’arancio, a infilarsi in cento cosettine, con puntiglio. Dopodichè, nella sostanza, anche lui può parlarne perché Renzi ha fatto quella rivoluzione chiamata Jobs Act”. L’effetto delle parole dell’ex premier è quello di rafforzare Renzi, “non c’è alcun dubbio. Ma questo è propriamente il paradosso di un certo anti-renzismo: ricorre continuamente cose che il premier ha fatto e sta facendo”. Secondo Velardi, Renzi accoglie tutto questo con una risata, “ride di questi conati da vecchia classe dirigente che non batte più chiodo e che ha reazioni psicanalitiche appena si sveglia la mattina. E soloneggia”. Ed ancora: “Se mi dessero due soldi, che lavoriamo per campare – prosegue Velardi – andrei io a fargliela l’opposizione a Renzi. Lo inchioderei sullo scarto fra annuncio e realizzazioni, ma non nel senso della differenza fra slide e provvedimenti, quanto fra distanza della rottamazione e la prassi”.

martedì 28 ottobre 2014

Ecco lo stress test del vero liberale

Da "Europa" a "spesa pubblica", un piccolo dizionario d'autore 

dell'anti-statalismo. Quante voci condividi?


In Italia sono tutti liberali ma solo a parole. Nei fatti molti nascondono, anche a se stessi, un'anima collettivista. In questa pagina pubblichiamo un mini-dizionario del pensiero liberale tratto da Il liberista tascabile , a cura dell'Istituto Bruno Leoni, disponibile in ebook nei prossimi giorni.







I più grandi pensatori liberali offrono il proprio punto di vista su temi chiave, dal diritto all'Europa, dalla burocrazia all'economia. Se troppe «voci» scatenano in voi il dissenso, forse siete socialisti senza saperlo. E quanti partiti italiani adotterebbero una piattaforma riformista fondata su queste idee? Mah... Scherzi a parte, il divertente (e nutriente) libro a cura dell'Istituto Bruno Leoni mostra cosa dovrebbe essere la cultura liberale: innanzi tutto una avventura intellettuale, un atto di coraggio. Per usare le parole di Friedrich von Hayek, citate nell'ultima pagina de Il liberista tascabile : «Ciò che manca è un'Utopia liberale, un programma che non sembri una mera difesa delle cose così come sono, né una sorta di socialismo diluito, ma un radicalismo sinceramente liberale, che non risparmi le suscettibilità dei potenti (inclusi i sindacati), che non sia troppo rigidamente pragmatica e che non si limiti a ciò che appare oggi politicamente possibile». Hayek scrisse queste parole nel 1949. Sono ancora attuali.
AUTODETERMINAZIONE Il diritto di autodeterminazione, in ordine alla questione dell'appartenenza a uno Stato, significa questo: che se gli abitanti di un territorio – si tratti di un singolo villaggio, di una regione o di una serie di regioni contigue – hanno espresso chiaramente attraverso libere votazioni il desiderio di non rimanere nella compagine statale cui attualmente appartengono e la volontà di costituire un nuovo Stato autonomo, o l'aspirazione ad appartenere a un altro Stato, di questa situazione bisogna tener conto. Il diritto di autodeterminazione di cui parlo non riguarda le nazioni, ma gli abitanti di qualunque territorio abbastanza grande da formare un distretto amministrativo autonomo. Se, al limite, fosse possibile concedere a ogni singolo cittadino questo diritto di autodeterminazione, bisognerebbe farlo
Ludwig von Mises, 1929
BUROCRAZIA Cosa ho imparato, perciò, dopo quasi sei mesi da ministro? Soltanto, sembrerebbe, che sono praticamente inerme di fronte ad un'onnipotente burocrazia senza volto. Tuttavia, il solo fatto che me ne renda conto è un bene, perché vuol dire che non sono riusciti ad addomesticarmi, altrimenti ora sarei convinto a) di avere un potere enorme e b) che i miei funzionari seguono i miei ordini. 
James Hacker, 1981
CAPITALISMO Il capitalismo è essenzialmente un sistema di produzione su larga scala, per il soddisfacimento dei bisogni delle masse. Riversa una cornucopia sull'uomo comune. Ha elevato il livello medio di vita ad un'altezza mai sognata in età precedenti. Ha reso accessibili a milioni di persone godimenti che alcune generazioni fa erano solo alla portata di una piccola élite.
Ludwig von Mises, 1956
COLLETTIVISMO Collettivismo significa umiliazione dei migliori ed esaltazione dei peggiori. Il collettivismo è per i vili che vogliono sottrarsi alla responsabilità individuale per rifugiarsi nell'ombra della irresponsabilità collettiva.
Giovannino Guareschi, 1956
COMUNISMO Come si riconosce un comunista? Beh, è uno che ha letto Marx e Lenin. E come si riconosce un anticomunista? È uno che ha capito Marx e Lenin. 
Ronald Reagan, 1987
CONFORMISMO Di norma, i non-conformisti viaggiano in gruppo. È raro trovare un non-conformista da solo. E guai a chi, facendo parte di un gruppo di non-conformisti, osi non conformarsi alla non-conformità.
Eric Hoffer, 1973
DIGNITÀ Una società che non riconosca a ciascun individuo valori propri e il diritto di perseguirli non può nutrire rispetto per la dignità dell'individuo e non può veramente sapere cosa sia la libertà.
Friedrich A. von Hayek, 1960
ESPERTI Non sarebbe esagerato affermare che oggi il maggior pericolo per la libertà proviene da questi uomini necessarissimi e potentissimi, ossia dagli esperti ed efficienti amministratori preoccupati esclusivamente di quello che secondo loro è il bene pubblico. 
Friedrich A. von Hayek, 1960
EURO Sino all'adozione dell'Euro, quando una crisi mordeva, i governi e le banche centrali agivano invariabilmente alla stessa maniera: iniettavano tutta la liquidità necessaria, permettevano alla loro moneta di muoversi liberamente sui cambi internazionali e la deprezzavano, rimandando indefinitamente le necessarie e dolorose riforme strutturali che prevedevano la liberalizzazione dell'economia, la deregolamentazione, l'aumento della flessibilità dei prezzi e dei mercati (specialmente il mercato del lavoro), la riduzione della spesa pubblica e lo smantellamento dei sindacati e dello stato sociale. Con l'euro, nonostante tutti gli errori, le debolezze e le concessioni, questo tipo di comportamento irresponsabile e di fuga dalla realtà non è più possibile.
Jesús Huerta de Soto, 2012
EUROPA Non abbiamo fatto arretrare le frontiere dello Stato in Gran Bretagna solo per vederle imporre di nuovo, a livello europeo, da un nuovo super-Stato europeo che esercita un nuovo dominio da Bruxelles. 
Margaret Thatcher, 1988
GOVERNO La preoccupazione maggiore di un buon governo dovrebbe essere quella di abituare poco alla volta i popoli a fare a meno del governo stesso. 
Alexis de Tocqueville, 1831-2
GRATIS Il valore delle cose gratis è pari al loro prezzo.
Robert Heinlein, 1973
IDEALISMO Chi è disposto a sacrificare un'intera generazione per realizzare un ideale è un nemico dell'umanità.
Eric Hoffer, 1955
INDIVIDUO Man mano che cresce lo Stato decresce l'individuo.
Nicolás Gómez Dávila, 1977
LEGGE Le persone perbene non devono obbedire troppo attentamente alla legge.
Ralph Wado Emerson, 1844
LEGISLAZIONE La legislazione è senz'altro incompatibile con l'iniziativa individuale quando raggiunge quel limite che oggi abbiamo ampiamente superato. 
Bruno Leoni, 1961
LIBERTÀ La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica. 
Luigi Einaudi, 1948
MERCATO Il mercato non è l'invenzione di qualche economista accademico. La libertà di comprare, vendere e scambiare è una delle più antiche libertà conosciute dall'uomo. I consumatori decidono cosa comprare, i produttori cosa produrre e la competizione determina il prezzo. 
Margaret Thatcher, 1995
PARTITI Uno dei migliori argomenti in pro' del liberismo è che attualmente nessun partito italiano sta sostenendo il liberismo.
Sergio Ricossa, 1981
POLITICA INDUSTRIALE Il concetto che lo Stato ha dell'economia può essere riassunto così: se si muove, tassatela; se continua a muoversi, regolamentatela; se smette di muoversi, sussidiatela.
Ronald Reagan, 1986
POTERE Non è moderno il male di una vita pubblica moralmente inquinata: sotto tutti i cieli, in tutte le epoche, con qualsiasi forma di governo, la vita pubblica risente i tristi effetti dell'egoismo umano. Quanto più è accentrato il potere e quanto più larghi sono gli afflussi di denaro nell'amministrazione pubblica (stato, enti statali e parastatali, enti locali), tanto più gravi ne sono le tentazioni. La funzione di controllo sulle pubbliche amministrazioni è un necessario limite agli abusi del potere, ma non è mai tale da impedirli.
Don Luigi Sturzo, 1946
PROGRESSO Progresso è precisamente ciò che regole e normative non prevedono. 
Ludwig von Mises, 1944
PROPRIETÀ Tutte le civiltà sono state basate sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. 
Ludwig von Mises, 1949
REGOLAMENTAZIONE Bisogna lasciar fare alla natura, che quanto il commercio (interno ed esterno) e l'industria è più libera, tanto più prospera, e tanto meglio camminano gli affari della nazione; che quanto più è regolata tanto più decade e vien meno.
Giacomo Leopardi, 1823
SALVATAGGI Solo le aziende dei poveri diavoli possono fallire; le altre sono degne di salvataggio, entrando per questa porta a far parte degli enti statali, para-statali e pseudo-statali.
Don Luigi Sturzo, 1966
SPESA PUBBLICA O Signori Fiorentini, come è mala provedenza accrescere l'entrata del Comune, della sustanza e povertà de' cittadini, colle sforzate gabelle, per fornire le folli imprese! Or non sapete voi, che come è grande il mare, è grande la tempesta. E come cresce l'entrata, è apparecchiata la mala spesa? Temperate carissimi, i disordinati disideri, e piacerete a Dio, e non graverete il popolo innocente.
Giovanni Villani, 1537
STATO Lo Stato può stampare un'ottima edizione delle opere di Shakespeare, ma non potrebbe farle scrivere.
Alfred Marshall, 1907

lunedì 27 ottobre 2014

Giampalo Pansa: il partito renzista sarà unico e autoritario

BELLO CIAO da "liberoquotidiano.it"

È un ingenuo Gianni Cuperlo, uno dei big del Partito democratico. Anche se ha passato la cinquantina, conserva la faccia del ragazzo bello e bravo che farebbe la gioia di tante madri con figlie a carico. Cuperlo è stato una giovane promessa del Pci, poi del Pds, sino ad arrivare al Pd odierno. Nel caos dei democratici, resta una delle voci ascoltate. E nella direzione del 20 ottobre, si è domandato con allarme se Matteo Renzi, partendo dalla convention della Leopolda, non stia meditando di costituire un partito parallelo a quello che oggi guida come segretario e, al tempo stesso, come premier.

Cuperlo si sbaglia. Renzi non intende affatto dar vita a un bis del Pd. Più semplicemente, e brutalmente, vuole a prendersi tutto il partito attuale. Per trasformarlo dapprima in un partito personale e poi in un partito unico e autoritario. Con un solo uomo al comando: se stesso. E senza veri concorrenti. Come lo chiamerà non lo sappiamo. I media hanno parlato di Partito della Nazione. Ma l'unica certezza e che sarà una costruzione diversa da tutte le altre che conosciamo, senza opposizioni, in grado di inchiodare la politica italiana a un regime personale. Dove conterà soltanto il verbo del leader.
I politici come Cuperlo dovrebbero dedicare le proprie energie intellettuali a domandarsi se Renzi abbia il carattere adatto, la tenacia giusta e la forza sufficiente per realizzare questo progetto. II Bestiario teme di si. E adesso cercherà di aiutare i Cuperlo d'Italia a scrutarlo molto da vicino. Per capire quante probabilità abbia di diventare Leader Solitario del nostro sfortunato paese.

Prima di tutto, Matteo è un soggetto impossibile da classificare. E' di sinistra, di destra, di centro? Domande inutili. Renzi è Renzi, un Fregoli della politica, capace di tutti i travestimenti e di qualsiasi parte in commedia. Sempre più spesso, ho il sospetto che, da cattolico, sia convinto di essere un unto del Signore, destinato dal Padreterno a essere il padrone dell'Italia e guidarla verso traguardi luminosi. Per limitarmi ad altre figure della storia europea, la stessa convinzione animava Benito Mussolini, Adolf Hitler e persino Giuseppe Stalin. Anche se quest'ultimo, un marxista integrate, non credeva in Domineddio.

E' possibile che Renzi sia convinto di aver ricevuto mandato da un'entità superiore. Ed è proprio questo che lo spinge a essere super sicuro di se spesso. Protervo. Sfrontato. Ironico. Sfottente. Persino bullo. Osservatelo alla tivù quando sta in un consesso internazionale. In maniche di camicia e la faccia da ragazzo che la sa lunga, sembra il nipote degli altri leader europei. Persino la cancelliera Angela Merkel mette da parte la sua mutria da walkiria per diventare una zia cautelosa di questo enigmatico bamboccione italico.

Perché Renzi potrebbe riuscire nell'intento di diventare il solo dominus della politica italiana? Prima di tutto perché ha il carattere del leader di animo cattivo, per non dire da carogna. Chi è obbligato a trattare con lui racconta che è vendicativo al massimo, pronto a rappresaglie anche personali. Non ha pietà per nessuno. Pensate alla fine che ha fatto a Matteo Richetti, renzista della prima ora, liquidato in un amen come competitor alla carica di presidente dell'Emilia Romagna: «Vai a fare altro». O al licenziamento di Carlo Cottarelli, il tecnico incaricato da Enrico Letta di indicare i tagli della spesa pubblica.

Politico del Duemila, Renzi sa approfittare come pochi dell'unico media vincente in quest'epoca dove il fumo conta più dell'arrosto: la televisione. Secondo Il Fatto quotidiano, nel solo mese di ottobre è stato in tivù per ben 77 ore. Ha invaso anche i programmi del suo ex avversario naturale, lo spompato Silvio Berlusconi. II suo cicì e ciciò con Barbara D'Urso su Canale 5 resterà nella storia come il primo caso di un cuculo che s'insinua nel nido di un altro pennuto. E lo devasta, con l'aria di fargli un favore.

Renzi sta già nel pieno della propria guerra lampo, il Blitzkrieg di hitleriana memoria. La velocità nell'azione è l'arma decisiva per la conquista totalitaria del potere. Qualcuno deve avergli spiegato che Benito Mussolini sconfisse le sinistre e s'impadroni dell'Italia nel giro di soli due anni, il 1921 e il 1922. Dallo squadrismo al regime passarono appena ventiquattro mesi. Poi ebbe inizio una dittatura destinata a durare un ventennio.

Chi lo affianca in questa corsa non ha dubbi né sulla tattica né sulla strategia del premier. E lavora con entusiasmo alla costruzione di un sisterna a cerchi concentrici. II punto focale è Renzi. Poi viene il primo cerchio magico, tutto di fedelissimi arrivati da Firenze. Il secondo cerchio, più largo, messo insieme alla belle meglio, zeppo di mediocri, e altrettanto pronto a seguirlo. II terzo è ancora in costruzione e lo vedremo affollato da un battaglione di signori che hanno favori da chiedere al premier e sono disposte a dare qualsiasi cosa in cambio.

Il Blitzkrieg renziano, se mai vincerà, trasformerà in peggio il sistema istituzionale italiano. Tutte le democrazie si reggono su un sistema di pesi e contrappesi indispensabili, che trovano nel Parlamento il luogo delle decisioni. Winston Churchill era solito dire: «La democrazia è un pessimo sistema di governo, ma finora non è stato inventato niente di meglio». Renzi, ormai è chiaro, disprezza il Parlamento. Preferisce parlare alla gente, ossia al popolo. Senza distinzioni di ceto, fede politica, condizione sociale.

In realtà è il primo leader populista che appaia sulla scena italiana. Al confronto, Beppe Grillo è un mister nessuno. Per trovare qualcosa di simile al Matteo di oggi bisogna risalire al primissimo dopoguerra, al Guglielmo Giannini nel momento di massima espansione del suo Uomo Qualunque. Una fiammata che si spense molto presto.

Dal momento che Giannini non aveva nessun potere, mentre Renzi ne ha persino troppi. Non credo che Partito Renzista, unico e autoritario, tramonterà presto. Siamo appena alle primissime sequenze di un film che durerà a lungo. Matteo può essere mandato al tappeto soltanto da qualche incidente pesante in Parlamento o nelle piazze. O dall'improvviso aggravarsi di una crisi economica e sociale che nessuno sarebbe in grado di contenere.

Ma se l'Italia proseguirà ad affondare lentamente in un declino senza scosse, Renzi continuerà a vincere. Per l'assenza o l'estrema fragilità degli oppositori. Il centrodestra in coma e un patetico Berlusconi sogna rimonte impossibili. Beppe Grillo rischia il tramonto. II Pd ostile a Matteo verrà risucchiato dalla Cgil che ha un nuovo leader in agguato: Maurizio Landini.

Nel caso di elezioni anticipate, il renzismo autoritario prenderà gran parte dei voti di quel cinquanta per cento di italiani impauriti dalla crisi e ancora disposti ad andare ai seggi. Affidarsi a un uomo solo è una pessima abitudine italiana. Dunque la domanda è una sola: Renzi avrà un'opposizione degna di questo nome? Bisogna sperare di sì. Contrastare un sistema che rischia di diventare oppressivo è una necessità democratica.

Quanti se ne rendono conto nel ceto politico, imprenditoriale, burocratico e nei media? Non ho risposte. Se è vero che il futuro è solo I'inizio, come strilla lo slogan della Leopolda, dobbiamo toccare ferro. E sperare in un soprassalto di orgoglio in quel che resta dell'Italia repubblicana.
di Giampaolo Pansa

domenica 26 ottobre 2014

Stato, tasse, ricchi: le 7 idee di Reagan che salverebbero l'Italia di oggi

Era il 27 ottobre 1964, quando Ronald Reagan tenne il suo primo discorso politico. Ma quelle idee sono ancora validissime. Soprattutto per l'Italia

Nessuna nazione nella storia è sopravvissuta a un gettito fiscale oneroso che raggiunge un terzo del suo reddito nazionale. Oggi, 37 centesimi di ogni dollaro guadagnato in questo Paese sono la parte che l'esattore pretende per sé; ciò nonostante il nostro governo continua a spendere 17 milioni di dollari al giorno in più di quanto incameri.
Per ventotto degli ultimi trentaquattro anni non siamo riusciti a pareggiare il bilancio preventivo di spesa.
Negli ultimi dodici mesi, abbiamo innalzato per tre volte il tetto del nostro debito e, ora, il debito nazionale è di una volta e mezzo più alto di quello di tutte le nazioni del mondo messe assieme.
LIBERTÀ E l'idea che il governo sia soggetto al popolo, che non abbia altra fonte di potere che non sia il popolo sovrano, è ancor oggi l'idea più nuova e originale che sia mai apparsa nella lunga storia delle relazioni dell'uomo con l'uomo. Ed è proprio il problema che si pone con questa elezione: se noi crediamo nella nostra capacità di autogovernarci o se invece intendiamo abbandonare la Rivoluzione Americana e confessare che una piccola élite intellettuale di una capitale lontana sia in grado di pianificare le nostre vite al posto nostro meglio di quanto sappiamo fare noi stessi.
STATALISMO I «pieni poteri di un governo centralizzato» furono esattamente la cosa che i nostri Padri Fondatori volevano evitare il più possibile. Essi sapevano che i governi non controllano le cose. Un governo non può controllare l'economia se non controllando le persone. E sapevano che, quando un governo si dispone a farlo, deve usare la forza e la coercizione per ottenere quanto si propone. Quei Padri Fondatori sapevano anche che, al di fuori delle funzioni che legittimamente competono a esso, uno Stato non riesce a fare nulla bene o con uguale parsimonia quanto il settore privato dell'economia al suo posto.
PIANIFICAZIONE Per trent'anni abbiamo cercato di risolvere il problema della disoccupazione tramite programmi governativi e più i progetti falliscono, più i pianificatori progettano.
RICCHEZZA Vi sono troppe persone che, quando vedono un uomo grasso accanto a uno magro, pensano che il primo abbia acquisito la sua prosperità necessariamente ai danni del secondo. Ecco allora che sperano di risolvere il problema dell'indigenza tramite l'intervento dello Stato e di programmi governativi. Ora, se la risposta da dare al problema fosse effettivamente intervento governativo e Stato assistenziale — e ne abbiamo fatto esperienza per quasi trent'anni — non sarebbe stato lecito aspettarsi che, almeno una volta in tutto questo tempo, il governo ci avesse fatto il punto della situazione? Ogni anno ci avrebbero comunicato i dati relativi al declino dei numeri relativi ai bisognosi e al fabbisogno di case popolari. In realtà è vero il contrario. Ogni anno il fabbisogno aumenta e aumenta ancora di più il costo degli interventi.
BUROCRAZIA Nessun governo ha mai deciso volontariamente di autoridursi. E così, una volta varati, i programmi governativi non scompaiono mai più. Di fatto, non si è mai visto su questa terra qualcosa di più vicino alla vita eterna di un dipartimento governativo. Tra funzionari e impiegati federali si raggiunge il numero di due milioni e mezzo di persone; ove poi s'includa il numero di quelli che operano a livello comunale e di Stato, si scopre che il governo impiega un sesto dell'intera forza lavoro della nazione. Questi bureau che proliferano con le loro migliaia di regolamenti ci sono già costati molte delle nostre salvaguardie costituzionali.
SOCIALISMO Ora, non sono necessari l'esproprio o la confisca della proprietà privata per imporre a un popolo il socialismo. Che importanza volete che abbia il titolo di possesso di un'azienda o di una proprietà se lo Stato detiene un potere di vita e di morte su quell'azienda o su quella proprietà? Un tale apparato è già in vigore. Lo Stato è, infatti, in grado di addossare un capo d'accusa su qualunque società esso scelga di perseguire. Ogni uomo d'affari ha la sua storia di molestie da raccontare. Da qualche parte si è insinuata una qualche forma di perversione. I nostri diritti naturali e inalienabili sono considerati alla stregua di un'elargizione dello Stato, e la libertà non è mai stata così fragile, così vicina allo sfuggirci di mano come in questo momento.

giovedì 23 ottobre 2014

PSICOSI EBOLA - BIMBA DI TRE ANNI CACCIATA DALL’ASILO A FIUMICINO, LE MAMME L’ACCUSANO DI PORTARE IL VIRUS: “È STATA IN AFRICA, SE ENTRA IN CLASSE I NOSTRI FIGLI SE NE VANNO” - MA LA PICCOLA TORNAVA DALL’UGANDA, PAESE NON COLPITO

Gramellini: “Alle mamme di Fiumicino interessano le suggestioni, non i fatti. E il giudizio emotivo, quasi sempre un pregiudizio, regna incontrastato. In questo mondo di ignoranti informatissimi si dubita di tutto e al tempo stesso si crede a tutto. Finendo per non capirci più niente”…

1. SEI STATO IN AFRICA, CI ATTACCHI L’EBOLA
Paolo Boccacci e Flaminia Savelli per “la Repubblica

si misura la febbre per intercettare ebolaSI MISURA LA FEBBRE PER INTERCETTARE EBOLA
«Se entra in classe lei non entrano i nostri figli». Lasciata fuori dalla scuola dalle mamme degli altri alunni perché accusata di poter portare l’Ebola. È successo la scorsa settimana a Fiumicino a una bambina di tre anni, Chanel, magra, capelli ricci, che, di ritorno da un viaggio in Uganda insieme ai genitori e alla sorella, si era affacciata alla porta della classe con la madre, ma si era vista sbarrare le porte dell’istituto “Porto Romano” a Isola Sacra da un gruppo di donne per la psicosi del virus.

«Abbiamo passato giorni di angoscia» racconta il papà, Massimiliano, un carabiniere che per lavoro effettua frequenti viaggi nei Paesi africani «Eppure non c’era alcun motivo reale per poter solo immaginare qualche rischio, l’unica spiegazione è che venivamo dall’Africa.

texas ebolaTEXAS EBOLA
Ma l’Uganda, dove eravamo andati a trovare i genitori di mia moglie, non è un Paese contagiato e comunque ho fatto fare alle mie figlie tutte le analisi necessarie a stabilire la loro totale buona salute. Non solo, mia figlia non ha avuto alcun sintomo particolare, né una febbre né un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia. Volevamo denunciare quelle madri, poi la direttrice ha spiegato e trovato una soluzione ».

Le mamme avevano imposto un ricatto: o lei o gli altri. Se Chanel fosse entrata in aula sarebbero usciti i suoi compagni. Di più: sarebbe potuta tornare solo dopo 21 giorni, il tempo di incubazione della malattia. E invece la bimba è rientrata a scuola lunedì scorso grazie alla mediazione della preside, che pure aveva garantito da parte della scuola la possibilità di andare subito in classe.
ebola virusEBOLA VIRUS

Chanel è comunque rimasta a casa per una settimana, così hanno preferito i genitori per far calmare le acque, nonostante le rassicurazioni della dirigente, Lorella Iannarelli. Che ha spiegato: «La bambina è tornata in Italia il 14 ottobre. Dopo le voci che giravano abbiamo chiamato il papà che ha portato un certificato medico, abbiamo anche telefonato al medico che in Uganda l’aveva visitata e ci siamo informati in aeroporto se l’Uganda fosse un Paese a rischio, scoprendo che non lo è. Il comportamento di alcuni genitori ha offeso la mamma della bimba che in un primo momento aveva chiesto il nulla osta per un trasferimento e che la figlia cambiasse sezione. Decisione poi rientrata».

BEATRICE LORENZIN FOTO LAPRESSEBEATRICE LORENZIN FOTO LAPRESSE
«Lancio un appello» afferma il sindaco di Fiumicino Esterino Montino «per impedire che timori o paure ingiustificate sfocino in ostracismi e discriminazioni. Tra l’altro non ci sono stati blocchi che abbiano ostacolato il rientro della bambina a scuola». Interviene anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Solidarietà alla famiglia di Chanel. In Italia non c’è stato nessun caso di Ebola.

No agli allarmismi ingiustificati. E tra pochi giorni verrà attivato un numero verde con 70 operatori del ministero per rispondere ai dubbi dei cittadini sul virus». Ma la psicosi Ebola non finisce qui. Nei giorni scorsi, alla periferia di Roma, una donna africana è stata fatta scendere da un bus e picchiata dopo che due ragazze l’avevano insultata: «Fatti più là, m’attacchi l’Ebola».


2. FATTI PIÙ IN LÀ
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Massimo Gramellini per “la Stampa

Una bambina tenuta fuori da una scuola di Fiumicino da un cordone sanitario di madri invasate. La sua colpa: essere appena tornata dall’Uganda, dove il padre presta servizio come carabiniere.

Giova ricordare che l’Uganda non è tra le nazioni africane piagate dal virus di Ebola, che i controlli a cui la piccola si è sottoposta per precauzione hanno dato esito negativo e che la bambina non solo non ha la febbre ma neanche un accenno di raffreddore? Naturalmente no, perché questi sono fatti. Mentre alle mamme di Fiumicino interessano le suggestioni.

Esterino MontinoESTERINO MONTINO
Si trovano in ottima compagnia: basti pensare ai politici di Genova che negano qualsiasi collegamento fra la cementificazione del territorio e le alluvioni, ai commentatori sdraiati che spacciano la prescrizione di un potente per assoluzione piena, ai tifosi del povero Pantani che si abbeverano a ipotesi suggestive di omicidio sorvolando sul particolare che la porta della camera in cui il campione è morto era chiusa dall’interno.

I fatti non contano più. Qualcuno li ignora. Qualcun altro li degrada a semplici opinioni. E il giudizio emotivo, che è quasi sempre un pregiudizio, regna incontrastato. L’assenza di gerarchie della Rete, per altri versi benedetta, contribuisce a un livellamento surreale in cui la notizia dell’Ansa e quella di un ipotetico comitato per la difesa dello gnu sdentato vengono messe sullo stesso piano e considerate egualmente credibili o incredibili. In questo mondo di ignoranti informatissimi si dubita di tutto e al tempo stesso si crede a tutto. Finendo per non capirci più niente.

Giù le parrucche, l'Accademia della Crusca oggi è digital e social


"iltirreno.gelocal.it"

Su Facebook c’è spazio anche per il folklore e gli archivi del sito traboccano di materiale


FIRENZE. Non è facile mettere i puntini sulle "i" nel caotico mondo dei social network, dove la buona educazione linguistica non ha mai fatto breccia. L'Accademia della Crusca, però, ci prova: a 431 anni suonati si comporta come se fosse una nativa digitale. Si muove con agilità su Twitter e Facebook e scatena furenti scontri all’ultima parola. Gli utenti, spesso, si dividono in puristi 2.0 e popolo degli sms: c'è chi vorrebbe un vocabolario fermo agli anni cinquanta e chi, invece, va avanti a forza di “selfie” e di “svapate” .
Tra il purismo e la "cazzimma". Nel mezzo della battaglia c'è l'istituzione linguistica proverbiale, nata sul finire del XVI secolo per separare il fior di farina (la parte "buona" della lingua) dalla crusca (gli scarti). Sorta dallo spirito anti-accademico di un gruppo di goliardi, che amavano definirsi "brigata di crusconi" e dedicarsi alle "cruscate” - discorsi ironici e futili - in polemica con il rigore dell’Accademia fiorentina. Trasformata da Leonardo Salviati, nel 1583, in un’istituzione in difesa della purezza del volgare toscano e in particolare di quello fiorentino: i riferimenti principali saranno sempre DantePetrarca eBoccaccio.
Oggi la Crusca si dà al web senza remore e organizza convegni internazionali per diffondere il multilinguismo. Ricostruisce accuratamente l’etimo della parola dialettale "cazzimma", un termine campano per lo più intraducibile, con una gamma di significati che spaziano dall'astuzia fino alla cattiveria. Cita Batman e il suo bat-segnale e grazie al supereroe spiega i nuovi significati di “virale”: si diffonde in un lampo l’immagine dello schiaffo all’amico Robin per un congiuntivo sbagliato.



«Con gli scarti si fanno cose buonissime». Qualcosa, insomma, non torna: qual è il rapporto tra la "cazzimma" e il fiorentino letterario trecentesco? C’è un legame tra Batman e Petrarca? Per scoprirlo ci siamo addentrati nel cuore della Villa Medicea di Castello, sede dell'istituzione: la meravigliosa sala dove si conservano le 153 pale con gli stemmi dei linguisti antichi. Il luogo dove la simbologia regna sovrana e tutto rimanda alla metafora della farina. «Separare il fiore dalla crusca non significa che gli scarti si debbano buttare via - sostiene Vera Gheno, la ricercatrice che cura il profilo Twitter dell'Accademia - anzi, per noi ogni fenomeno linguistico è degno di essere studiato».
Stefania Iannizzotto, la studiosa che si occupa della pagina Facebook, fiuta la nostra perplessità e la fuga con un esempio concreto: «Qui intorno è pieno di riferimenti alla parte meno nobile della farina. Se prendiamo la pala di Iacopo Giraldi, detto l’Abbellito, possiamo vedere che con la crusca si pulisce anche l'oro. Con gli scarti si fanno cose buonissime, un po' come nella cucina italiana. A volte ci scandalizziamo per una "k" in una parola italiana, perché non fa parte dei 21 segni del nostro alfabeto. Quella lettera, però, c'era già in alcuni documenti del '500. Non tutto è sempre così rigido: pensiamo al congiuntivo "Abbi, facci, vadi", per noi è fantozziano e ridicolo, ma Leopardi lo usava correntemente. Il bello della lingua è che si può discutere di tutto, non ci sono steccati».



La querelle con "Il Lercio". Pensavamo di avere a che fare con un tribunale della grammatica, ma siamo costretti a rimettere i nostri pregiudizi in tasca. Proprio come hanno fatto i creatori del sito satirico "Il Lercio", che un po' di tempo fa avevano sfidato i linguisti, titolando: «L'Accademia della Crusca si arrende: "Scrivete qual è con l'apostrofo e andatevene aff…"». Un frase che ha destabilizzato la rete per un po' di tempo, mettendo a nudo l’ingenuità del popolo dei social nella valutazione delle fonti. «Il bello è che molta gente non aveva capito che si trattasse di un articolo satirico - racconta Vera Gheno - nei commenti è nata una vera e propria discussione sullo stato della nostra lingua». Nel giro di poco tempo un utente chiede conferma direttamente all’account Twitter dell’Accademia: «Ho colto la palla al balzo - continua la linguista - ho risposto con un secco "No" e ho messo il link alla pagina del nostro sito che trattava la questione. La rete è fatta proprio di questi ganci, bisogna saperli sfruttare».
I social non spaventano gli studiosi. Il peso e l’autorità della storia non impediscono una certa leggerezza nell’uso del mezzo: un equilibrio difficile da trovare, ma possibile nei fatti. L’asso nella manica è proprio l’antico spirito goliardico delle "cruscate", che sui social finalmente rivive. «L'importante - sottolinea Iannizzotto - è saper valutare in che modo esprimersi a seconda delle occasioni. Esistono vari livelli di comunicazione: in una riunione dell’Accademia parlo in un modo, a casa o con gli amici in un altro». Le fa eco Vera Gheno: «La competenza linguistica è proprio questo: saper scegliere il registro da usare in ogni contesto. Su un social come Facebook è più difficile, perché vista la convivenza pubblica di amici, professori, alunni, colleghi e datori di lavoro ci vuole un'altra competenza: la buona conoscenza del mezzo. Dobbiamo agire sapendo che tutti possono leggere quello che scriviamo».
Dalla carta al web. Non è un caso che i social abbiano permesso all'Accademia di ampliare i suoi orizzonti. «Abbiamo sempre avuto la volontà di rivolgerci a un pubblico più vasto - racconta Marco Biffi, responsabile del settore web - già la nostra rivista cartacea "La Crusca risponde" era rivolta a un pubblico indifferenziato. I costi della pubblicazione, però, erano pesanti da sostenere. Il web ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti». Il numero delle richieste di consulenza linguistica cresce in maniera esponenziale: dalle 20-30 domande “cartacee” mensili, si passa alle 20-30 giornaliere sul portale web. «Anche il sito ufficiale, però, ha i suoi difetti - prosegue Biffi - perché vengono pubblicati testi scientifici, che devono essere avallati dal consiglio dell'Accademia. Ovviamente le tempistiche sono diverse rispetto a quelle del mondo del web. I social ci hanno permesso di abbassare il registro, di dare più spazio al folklore».
Quello che l’Accademia non potrà mai fare è fornire una risposta netta - del tipo “si può” o “non si può”- alle questioni linguistiche. «Questo non è il nostro stile - spiega Stefania Iannizzotto - per quello ci sono altre fonti, da cui attingiamo anche noi. Ci piace argomentare: descrivere un fenomeno linguistico non significa accettarlo per forza».
La digitalizzazione. L’informatica non è una passione dell’ultima ora per la Crusca, che ha sempre avuto un rapporto particolare con la tecnologia. «Per noi è una questione storica - sostiene ancora Biffi - abbiamo cominciato a pensare a una banca dati informatica alla fine degli anni cinquanta, quando c’erano i computer con le schede perforate. Nell’edizione delle “Concordanze degli Inni sacri di A. Manzoni” del 1967 si fa riferimento proprio all’uso del “calcolatore elettronico” nella ricerca delle occorrenze dei termini». Ma i mastodontici elaboratori in stile Dottor Stranamore, nascondono un’insidia. «Negli anni ottanta - racconta Biffi - abbiamo interrotto la creazione di un dizionario storico informatico per via della rivoluzione del personal computer».
L’Accademia, però, non si è arresa. Già dal 1992 ha ripreso i lavori informatici con il catalogo della biblioteca in rete. L’opera più importante è del 2004: la “Lessicografia della Crusca in rete” riunisce le 5 edizioni dei dizionari redatti, a partire da quello del 1612.

Oggi l’attività prosegue: il Vocabolario del fiorentino contemporaneo è già disponibile online, quello dell’italiano radiofonico e televisivo lo sarà presto

sabato 18 ottobre 2014

“Italia non è Romania: si ruba, anche 16 mila € al giorno e non ti fanno niente”

Blitz quotidiano
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Il boss di una banda di ladri con base in una baraccopoli di Roma-Ostia ingaggiava giovani con telefonate incoraggianti: "In Romania ti danno 8 anni per una tuta, in Italia è diverso"



ROMA – Italia paradiso dei ladri. Molti di noi, vittime o meno di furti e peggio, lo abbiamo sempre pensato. Ora c’è la conferma:
“Vieni qui, sei in Italia e non in Romania. Qui si ruba”
era l’argomento vincente usato da un uomo di 41 anni dal nome di codice il Mafioso, capo di una banda di romeni specializzati in rapine in ville, per convincere giovani “manovali” a unirsi a lui. E il tocco decisivo:
“Se ti prendono in Romania, ti danno sette o otto anni per una tuta da ginnastica, in Italia è diverso. Aspetta le prime piogge e raggiungimi, ti dico io dove rubare”.
Il Mafioso è stato arrestato, almeno per ora. Inoltre sono state individuate altre tre persone, una donna e due uomini, che, per confermare la previsione, non sono sono state arrestate ma segnalate all’autorità giudiziaria. L’attività investigativa punta anche a capire che fine facessero i soldi e i preziosi una volta arrivati in Romania.
La banda è stata sgominata dalla Polizia di Ostia (Roma) dopo un’indagine ribattezzata “Romania Express”. Mara Azzarelli sul Messaggero di Roma, racconta:
“La banda delle rapine in villa che prepara le razzie nei quartieri bene di Roma sud, nel triangolo tra l’Eur, Casapalocco e l’Axa. Li hanno arrestati gli uomini della polizia di Stato, dopo aver intercettato per settimane le conversazioni disinvolte con le quali reclutavano la manovalanza. Perché è con argomenti come quelli descritti nelle telefonate che il capo della banda, detto Il mafioso, convinceva i suoi connazionali ad entrare nell’organizzazione che nell’ultimo anno avrebbe messo a segno decine di colpi sul litorale romano.
La banda si era specializzata anche nella ricettazione della refurtiva, che veniva inviata in Romania con autotrasportatori che viaggiavano regolarmente in autostrada. Il capo dell’organizzazione criminale è stato rintracciato e arrestato giovedì sera dagli agenti delle volanti del commissariato Lido, diretto dal dottor Antonio Franco, nel suo nascondiglio all’interno della pineta delle Acque Rosse a Ostia.
Per trovarlo gli agenti si sono travestiti da rom. Hanno trascorso tre giorni e tre notti nell’area verde del X municipio dove si trovano diverse baraccopoli. Il mafioso (chiamato così dai suoi perché «è uno forte, un ladro vero» si legge nei verbali) viveva in un tugurio dove sono state recuperate anche diverse macchine fotografiche rubate con cui si era scattato un selfie dopo ogni furto. Ci sono foto in cui l’uomo è circondato da monete, altre in chi è sdraiato su un materasso pieno di banconote. Quello che ha lasciato sbalorditi gli investigatori erano proprio i toni di quelle telefonate che il boss della banda faceva con i ragazzi da reclutare, diversi dei quali agganciati davanti alle sedi della Caritas:
“Lascia perdere la Romania, li ti mettono in galera. Vieni in Italia: qui sì che si ruba facile. Porta lo spray al peperoncino con quello qui addormenti i cani e entri anche nella casa di Berlusconi”.
Sempre stando alle intercettazioni, riferisce ancora Mara Azzarelli,
“il giro dei furti permetteva alla banda bottini da capogiro”.
Spiegava a un parente in Romania il Mafioso:
“Fallo venire a settembre. In quel periodo con le prime piogge e le giornate più corte si fanno anche 15 o 16 mila euro”.
Le indagini, spiega Mara Azzarelli, sono state avviate a novembre dello scorso anno dopo il furto nella villa di un facoltoso imprenditore romano al quale era stata sottratta anche l’auto. Attraverso il satellitare la vettura è stata ritrovata con a bordo un componente della banda.